LA LANTERNA VERDE - E venne il giorno in cui la paura (vera o indotta) uccise il calcio!

30.04.2020 00:05 di Fabrizio Ponciroli  Twitter:    vedi letture
LA LANTERNA VERDE - E venne il giorno in cui la paura (vera o indotta) uccise il calcio!
© foto di DANIELE MASCOLO

So perfettamente che questo editoriale farà arrabbiare tante persone ma è il bello della libertà di pensiero (fino a quando ci sarà) il potersi esprimere spontaneamente. Il ministro dello Sport Vicenzo Spadafora, uno che, per ruolo, dovrebbe comprendere il valore sociale (oltre che economico) dello sport, ha gelato tutti coloro che speravano di rivedere il pallone rotolare nuovamente e, come naturale conseguenza, ripartire anche altre discipline perché, come mi ha perfettamente spiegato Alessandro Cherchi, uno dei massimi organizzatore di eventi di pugilato in Italia, “… se riprende il calcio, anche gli altri sport hanno una speranza”. Il ministro è stato lapidario: “Io vedo il sentiero per la ripresa sempre più stretto”, il commento dello stesso Spadafora. Tradotto: “Cominciate a mettervi il cuore in pace e pensate al prossimo campionato”. Le motivazioni a supporto delle dichiarazioni pessimistiche del ministro parlano di un “protocollo di sicurezza non sufficiente” e tirano in ballo “gli esempi di Francia e Olanda che hanno già chiuso i battenti”. Insomma, la paura (vera o indotta) ha ucciso la speranza, di tanti, di tornare a rivedere 22 giocatori rincorrere un pallone sul terreno di gioco.
Meglio restare immobili e aspettare, aspettare e aspettare… Nessun movimento, niente di niente. Nessun rischio, il calcio può aspettare, prima c’è tutto il resto! Eh no, non funziona così. Restare inermi ci ha aiutato ma, alla fine, come recita l’antico proverbio: “Chi resta fermo, è perduto”.

Ok, posso comprendere che, al momento, sia forse prematuro pensare ad una ripresa del campionato ma quali garanzie ci sono che ad agosto ci saranno le condizioni per “il nuovo campionato”? E, caro ministro, chi ci dice che si potrà, serenamente, archiviare questo campionato e ripartire con quello nuovo? La storia ci insegna che, quando non ci sono regole e decisioni chiare, spesso il calcio passa dal campo alle aule di tribunale. Il rischio di “mille carte bollate” è altissimo, così come la possibilità che si inizi a litigare all’infinito. 
Ad agosto tante società potrebbero non poter riprendere “normalmente” non per colpa del Covid-19 ma per questioni burocratiche e impedimenti economici. Il calcio potrebbe morire e la colpa non sarebbe solo del coronavirus… E, meglio ricordarlo a chi “odia” il calcio dorato, la Serie A aiuta, con i suoi introiti spaziali e folli, tanti altri sport, oltre alle categorie più inferiori del movimento calcistico.
L’ho sempre detto: chiunque si trovasse ora al capo del Paese sbaglierebbe. E’ una situazione nuova, mai affrontata prima, normale che non sia abbiano tutti gli strumenti necessari per “fare bene”. Impossibile accontentare tutti ma, in generale, ritengo che non far nulla sia più deleterio di provare a fare qualcosa con il rischio di sbagliare. Non possiamo permetterci di aspettare un vaccino e, come sanno anche le galline che ho visto l’altro giorno scorrazzare felici davanti al cancello di casa, il “rischio zero” non ci potrà mai essere con questo virus demoniaco e infingardo. Lo sport, a qualsiasi livello, ha necessità di una speranza di ripartenza e non di sentirsi dire, sempre e comunque, parole che inducono a pensare che sia tutto destinato ad essere rinviato all’infinito. 
Mi chiedo cosa accadrà se un solo campionato europeo dovesse ripartire e non ci dovessero essere contagi. Tutti gli appassionati di calcio, me compreso, guarderanno le partite di quel Paese che ha avuto il coraggio di rischiare e si domanderanno il perchédell’annullamento del gioco del calcio in Italia. Ci sentiremo più sicuri e protetti ma anche tremendamente svuotati di quella gioia che serve per rialzarsi da questa incredibile schiaffo in pieno volto.