La bassezza delle polemiche su uno scudetto già mutilato: il calcio si fa male da solo

17.03.2020 00:00 di Ivan Cardia Twitter:    vedi letture
La bassezza delle polemiche su uno scudetto già mutilato: il calcio si fa male da solo
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Diario dall'isolamento, giorno nove. O anche più, se ci leggete dalle zone già dichiarate rosse in precedenza. Stiamo a casa, stretti fra il tedio e l'ennesima serie Netflix. Fuori dall'Italia ci prendevano per scemi, ora Francia e Spagna fanno come noi. I grandi del mondo ci arrivano, presto o tardi. Il buon Boris Johnson ha già modificato i suoi lugubri piani e lo farà ancora, Donald Trump sconsiglia di stringere mani, dopo averle cinte tutte con le sue fino all'altro ieri. Il mondo va in standby, di qua e di là dalle Alpi, ma ci interroghiamo e litighiamo sullo scudetto. Roba da pazzi. 

Oggi la UEFA prenderà l'unica decisione possibile: Euro2020 non si farà, almeno non a giugno. Chiederà un bagno di sangue e soldi ai propri azionisti, e ci perderà comunque la faccia, ma alla fine si troverà un'itesa perché non c'è alternativa. Se sarà autunno o 2021 lo scopriremo, ma vinceranno le ragioni delle leghe e dei campionati, che devono continuare. Per non far trionfare il virus, che ci ha già tolto tanto e un po' ci cambierà comunque, ma speriamo non del tutto. Ecco, in questo quadro incerto e mutevole per forza di cose, le ipotesi sul campo sono tante. A seconda di quando si potrà tornare a giocare, c'è l'idea di continuare la stagione in maniera regolare (si fa per dire), di introdurre i playoff che a Gravina piacciono eccome, di assegnare il titolo a chi è primo oggi o non assegnarlo affatto. Tutte soluzioni tampone, è ovvio. Ma il calcio italiano, o almeno una parte di esso, non trova di meglio da fare che tornare a fare quello che gli riesce meglio litigare. 

Le polemiche su uno scudetto che, comunque vada, sarà mutilato, non ci fanno onore. Dietrologie, complotti, chi vuole far finire prima il campionato e chi no. Mentre noi siamo tappati in casa e non possiamo abbracciare i nostri parenti, i nostri amici, i nostri colleghi, troviamo invece il tempo per allontanare un po' di più i tifosi dal nostro sport. È un titolo che non sarà normale, qualsiasi sarà l'esito. Possiamo accettarlo, come abbiamo accettato tante limitazioni per vincere quella che è una vera e propria guerra. O possiamo decidere di continuare a litigarci su, in questo eterno e confuso bar sport, come se a chi si domanda quale sarà il suo futuro possa davvero interessare chi alzerà uno scudetto che di certo non resterà negli annali per la squadra vincitrice.