L'IMBOSCATA - Il Protocollo dell'ermafrodito Var è una chiavica, ma non c'è giornale che non lo difenda. E c'è chi si accorge che la cavia è la Juve. Su rigore Dybala, mezza Bergamo in area. La dedica di Elkann a Tavecchio e Pecoraro

Andrea Bosco ha lavorato al “Guerin Sportivo“, alla “Gazzetta dello Sport“, al “Corriere d'Informazione”, ai Periodici Rizzoli, al “Giornale“, alla Rai e al Corriere della Sera.
06.10.2017 00:05 di  Andrea Bosco   vedi letture
L'IMBOSCATA - Il Protocollo dell'ermafrodito Var è una chiavica, ma non c'è giornale che non lo difenda. E c'è chi si accorge che la cavia è la Juve. Su rigore Dybala, mezza Bergamo in area.  La dedica di Elkann a Tavecchio e Pecoraro
© foto di Andrea Bosco nella foto di Mariangela Me

 

VAFFA ALLA VAR!

 

“Vaffa alla bandierina del calcio d'angolo“  Attento, Fabio Paratici: non lo puoi dire. Ti becchi una inibizione e una multa. La surreale giustizia sportiva, è questa. Inibizione fino al 15 di ottobre e multa di 20,000 euro a Fabio Paratici  “per insulti al Var nel sottopassaggio dopo Atalanta – Juventus“ .

Dunque dire  “Var, gran mignotta“ è un insulto.  L'ermafrodito confezionato dalla Figc che diventa un soggetto giuridico, una “persona reale“ . Se Paratici  ha mandato a vaffa chi a Bergamo manovrava l'ammennicolo dal sesso incerto va sanzionato. Ma se ci ha mandato il totem che si vorrebbe intoccabile, beh siamo alle torte in faccia. Non sorprenda: l'attitudine della  Federazione al ridicolo, è nota . 

Non c'è giornale che non difenda la Var. Negando persino l'evidenza. E vale a dire che il “protocollo” dell'ermafrodito è una chiavica. Perché questa difesa d'ufficio ? Perché - mi ci metto nel mucchio - nessuno si è preso la briga di leggere nel dettaglio il protocollo della Var, quando è stato licenziato. Oggi, di volta in volta, emergono le disfunzioni, le incongruità, la differente valutazione gara per gara, la casistica non contemplata e tamponata in corsa. Anche andando contro il buon senso. Rammentate queste parole: buon senso. 

Per dirla nel dialetto della mia laguna: “Pézo el tacòn del buso“. Come è accaduto a Bergamo sul gol di Mandzukic o a Torino per il gol di Kean. 

Spiega la “Gazzetta dello Sport“ che la Var “è retroattiva“. Già, ma per quanto tempo? Dice sempre la “rosea“: “Quanto serve al buon senso“ .

Al buon senso? Cosa accidenti c'è di sensato in un dispositivo messo a regime senza alcuna sperimentazione?  Senza aver cercato i difetti. Senza aver provveduto a limare la “casistica“ .

Il “Corriere della Sera“ , pur  stigmatizzando le critiche della Juventus al trans tecnologico  arrivate da  Allegri e da Buffon, ha ammesso che la Juventus si è trovata in questo primo scorcio di campionato a fare “da cavia“.

Mi chiedo dove sia la novità. Quale altra società è mai stata multata per “insulto fecale“ dei suoi tifosi bambini?

 

MILANO CHE “DEVE“

 

Non  mi accodo alle teorie complottistiche: sono patetiche.

 E' Carlo Tavecchio con le sue continue gaffes a mettersi nei pasticci da solo. Chi ha detto prima dell'inizio del campionato che “Milano deve tornare ai vertici del calcio italiano“? Non: “Sarebbe auspicabile, il sistema avrebbe notevoli vantaggi se, eccetera“. 

“Deve“ è un imperativo. Ma  “Deve" mette in moto cattivi pensieri se dopo sette giornate un'unica società di vertice non ha di che dolersi della Var. 

Cominci ad avere una misura il presidente federale. E magari spieghi il motivo della sua fretta nell'accodarsi alla Germania nella applicazione della Var .

Chiunque sano di mente non può che appoggiare l'uso moderato della tecnologia. Il gol, non gol è un grande contributo all'equità del campionato. Ma la tecnologia deve essere usata con discrezione. E soprattutto il “protocollo” deve avere solide basi. Oggi non le ha. Oggi ci si è comportati, tanto per cambiare, all'italiana. Decide l'arbitro, la Var può segnalare, l'arbitro verifica e poi decide lui. Dovrebbe decidere lui. Di  fatto, quasi sempre, fa il notaio. Quindi tutti possono sbagliare: presidenti, giornalisti, allenatori, calciatori, tifosi, giudici della procura federale. Tutti tranne l'arbitro. Ma metteteci un robot, per la miseria !. Costa , tra l'altro, di meno .

 Un presidente prudente,  avrebbe fatto testare la Var nei campionati minori, in quello Primavera e magari in Coppa Italia per un paio di stagioni. Affinché il “ protocollo “ del quale Nicchi non ha motivo di menare vanto (fa acqua da tutte le parti ) fosse adeguato ad ogni casistica. Affinché una normativa non prevista non portasse agli scempi finora visti su (quasi) ogni campo. C'è il fallo dello svizzero su Gomez? Se c'è, non è da giallo. E' da rosso. Perché se è un contrasto di gioco, sia pure virulento per proteggere posizione e palla, allora non va fischiato . Ma se viceversa il fallo viene considerato violento e deliberato (per la serie, sono quattro azioni che mi rompi gli zebedei e adesso ti ammollo una stecca ) allora è da rosso diretto con conseguente espulsione. E il gioco va interrotto: subito. Non è una cosa che deve decidere la Var. Non ha visto l'arbitro? Possibile. Ma come fa a non aver visto l'assistente di linea ? Che bisogno c'era della petulanza della Var? Protagonismo di Orsato?  A proposito: gli arbitri addetti alla Var sono isolati - vero - durante i 95 minuti, dal resto del mondo?  Quanto capitò a Collina a Perugia, durante l'intervallo della gara sospesa per diluvio, sufficit . In ogni caso, annullare un gol valido, dopo che una azione (viziata o meno da un fallo) è proseguita per altri 15 secondi è una vergogna. Ma non per il gol: per l'idea blasfema che si possa, come ha spiegato la Rosea, giudicare “retroattivamente“.  E' questo, il “buon senso“?

 

MEZZA BERGAMO IN AREA

 

Ma a Bergamo è accaduto di peggio. Il rigore non dato, poi per fulminazione improvvisamente  concesso, successivamente verificato, sezionato dalla Var, semplicemente non c'era. E' un rigore contro il buon senso, contro la volontà evidente di un giocatore (Petagna) di saltare e di opporsi regolarmente senza estensione delle braccia, al calcio di punizione avversario. Un rigore che è apparso di “compensazione“ per la precedente vaccata (del protocollo sia chiaro, non dell'arbitro che il protocollo del cavolo ha applicato sbattendo contro una casistica, semplicemente non prevista) . Il rigore vero era quello su Higuain, non fischiato e non preso in considerazione . Altro ? Sì, al momento del calcio di rigore parato (con bravura) da Berisha su Dybala, c'è mezza Bergamo in area di rigore . Quattro giocatori. Uno dei quali interviene a spazzare la ribattuta del suo portiere. Da ripetere? Ma dai: e quando mai? Lo fanno tutti, ormai: solo un arbitro pignolo o incazzatissimo fa ripetere. La Var, allora? Andate avanti voi, perché a me viene da ridere.

Ha detto il ct Ventura che la Var va “metabolizzata“ . Mi verrebbe da insultare ma mi astengo perché ho colto lo spirito (onesto) di una risposta  inadeguata. Mentre Nicchi e i suoi stregoni, sperimentano e pretendono che si “ metabolizzi “ , aggiustando in corsa casistica e protocollo, magari qualcuno ci rimette uno scudetto, magari uno retrocede, magari uno si gioca l'accesso alla Champion's: per una Var .

 

 TAVECCHIO E FANFULLA 

 

Sono una voce  fuori dal coro. La Var, questa Var, ufficialmente piace a tutti. Nei corridoi o al telefono poi ti dicono altro . E quindi devo essere io il solo cretino, visto che non mi piace.

Ma non ne posso più di chi offre spago e spazio al Tavecchio che gonfia il petto perché “in sette giornate la Var ha commesso un solo errore (balle) e nonostante i ritardi, fa giocare in media 1' 50” in più rispetto a prima (altra balla)“ . Un solo errore? Ma certo, tanto grazie al protocollo del  menga (anche se non ha fatto l'università, Fanfulla da Lodi dovrebbe essere noto anche a Tavecchio: nel caso c'è sempre internet ) in cavalleria è finito di tutto e di più. Vada Tavecchio a verificare la sua farlocca statistica a Firenze, a Torino (banda Cairo) a Roma (sponda Di Francesco). Un minuto e cinquanta di media in più?  Questa è la solita storia del mezzo pollo mangiato anche da chi non addenta un'aletta. Risulta o no, a Tavecchio, che ci siano state gare che sono durate anche sette, otto minuti in più nel recupero? Ma ci sarà mai qualcuno, tra quanti fanno il mio mestiere, in grado di contraddire una sola volta le scemenze veicolate dalla Federazione ?  

 La tecnologia, mi piace.

 Non mi piace il protocollo pieno di buchi di questa Var. Non mi piace che di fatto (inutile prendere per i fondelli la gente ) gli arbitri si siano in campo duplicati. “Arbitro bifronte” lo ha definito Paolo Casarin. Mancava questa: dopo Giano, ecco il fischietto a due zufoli. Va di culo a lorsignori  non ci sia più un Concetto Lo Bello a fischiare. Altrimenti la dava lui, a questi geni, la Var .

Non mi piace la tempistica della Var: è contro lo spirito del gioco. Semplicemente il calcio con la Var non è più calcio. Non mentite per favore: è un'altra disciplina.  Contenti, presidenti che avete rieletto  (vale per tutti) Tavecchio? Lo avete rieletto ? La riduzione del numero delle squadre non l'avrete. Neppure le seconde squadre. E neppure una riforma della giustizia sportiva. Ma avete la Var: ciucciatevela . Perché “chi è causa del suo mal, pianga se stesso“ .  

La Var va cambiata.  Ma accadrà solo (forse) alla fine del campionato. Almeno, questo è il mio auspicio. La vaccata sul numero degli extracomunitari da impiegare, cambiata senza pudore a quattro giornate dalla fine del torneo basta e avanza. Qualcuno ci rimise uno scudetto. Il “centravanti di sfondamento“ ( delle regole aggirate e violentate ) si chiamava Manzella. Giusto per i posteri.

Usino, lorsignori,  queste due settimane di sosta almeno per abbozzare una riprogrammazione del protocollo a fine giugno . Chiedano lumi all'Uefa, facciano quello che gli sembrerà opportuno ma lo facciano. Usino la testa. Seguano quanti (tennis, football americano) hanno più esperienza nel merito di quanta  ne abbiano loro. Lascino alle panchine la richiesta di due “falchi“ per tempo. E il resto alla discrezionalità dell'arbitro. Lo facciano per non rovinare irreparabilmente il gioco più bello del mondo .

 

IL TIKI-TAKA? UN INSULTO

 

Che calcio è questo dove si deve attendere il responso dell'ermafrodito per poter gioire per un gol?

 Santa pazienza: al ral-len-ta-to-re.  

 Tre rigori (senza Var e tutti corretti) in una sola gara: segno che con un buon arbitro la Var è superflua. Neppure una ammonizione a una squadra in lotta per la retrocessione al San Paolo: segno che la Var intimidisce. La Var sta snaturando il calcio così come l'abbiamo conosciuto. Da  decenni ci stanno provando. Prima con la zona, poi con le diagonali,  poi con il tiki-taka. E adesso con la Var.  A proposito: tiki-taka non arriva da Barcellona. Arriva dall'Argentina. Dove davano del tiki-taka a chi continuava a passarsi la palla, a chi non aveva le pelotas per sfidare l'avversario uno-contro-uno. Insomma a chi pestava l'acqua nel mortaio. Era un insulto. Adoratori  del Pep: è un brutto colpo. Fatevene una ragione. Ammettere gli errori non è segno di debolezza: è segno di forza. Nel basket dopo anni di castrazione che aveva abolito il “giro di valzer “ ( la piroetta che agendo sul piede perno consente di concludere dalla parte opposta a quella in cui hai iniziato l'azione) uno dei movimenti più spettacolari ed armonici del parquet, i “ passi “ imposti dai bigotti della Fiba sono stati aboliti dal regolamento .

La Var, così com'è, è una cavolata. Per gli spettatori, soprattutto. Ma per cambiare le cose e non solo la Var, va cambiato il manico: l'impresario del circo .

Una mozione di sfiducia al capocomico. Un messaggio esplicito . Cari presidenti: mai letto Bergson?  Affrontate“ L'evoluzione  creatrice “. E' un testo difficile, quanto istruttivo . Vi offro un passaggio: “Quel che si trova nell'effetto era già nella causa“. Vi suona famigliare?

 

ESTOTE PARATI

 

Ha parlato John Elkann. E ha detto due cose.

 La prima: la Juventus è da cento anni un patrimonio della famiglia Agnelli e di Torino. Non è in vendita. Dedicato a quelli che da mesi: “Elkann cederà la Juventus a qualche emiro o a qualche cinese“ .

La seconda: piena fiducia in Andrea Agnelli per i risultati sportivi ed economici, ottenuti in sette anni di presidenza. Ha detto: piena fiducia.  Dedicato a loro: Carlo Tavecchio e Giuseppe Pecoraro. 

Insomma: ”Estote parati“. Un cattolico come Tavecchio immagino conosca  il Vangelo secondo Matteo. Dovesse avere un'amnesia, il presidente “ragiunatt“ , consulti - sul tema - l'ex premier: Renzi, quel motto, lo conosce da quando - boy scout - portava le brache corte.

“Estote parati“. Perché il “giovin signore” di Torino, non parla mai a caso. E soprattutto, mai fuori tempo .  Mai fuori contesto. Il problema, per il duo Tav-Pec, è che come Elkann la pensa anche l'uomo con il maglione. Estote parati: è il caso.