Juve migliorata dal mercato, ma senza grossi passi in avanti: Allegri può e deve fare la differenza. Lichtsteiner, una scelta da discutere

Nasce a Bari il 23.02.1988 e di lì in poi vaga. Laurea in giurisprudenza, titolo di avvocato e dottorato di ricerca: tutto nel cassetto, per scrivere di calcio. Su TuttoMercatoWeb.com
05.09.2017 00:00 di Ivan Cardia Twitter:    vedi letture
Juve migliorata dal mercato, ma senza grossi passi in avanti: Allegri può e deve fare la differenza. Lichtsteiner, una scelta da discutere

È tempo di bilanci. Sbagliati, perché i bilanci di inizio stagione sono quasi sempre errati, ma a calciomercato chiuso (o quasi) è tempo di guardarsi indietro e valutare come è andata questa sessione per la Juventus. Chi sa fa, chi non sa insegna, diceva quel tale. Qui non sappiamo niente, ma non vogliamo neanche insegnare. Però due o tre considerazioni si possono anche fare. Leggendo in giro, i voti al mercato della Vecchia Signora sono tutti più o meno sulla stessa linea. Abbastanza alti: dal 7 all'8, in maniera approssimativa. La settimana scorsa da queste parti avete letto che, senza un paio di movimenti negli ultimi giorni di mercato, saremmo stati attorno alla sufficienza. Eccessivo? Probabilmente, però il mercato della Juventus, di fatto, a tutto ha puntato meno che all'eccellenza. 

La domanda più banale da porsi, nell'analizzare una squadra fresca di mercato, per un tifoso è una sola: è più forte rispetto all'anno scorso? Per quanto riguarda la Juventus, potremmo optare per un salomonico nì. I bianconeri sono senza dubbio più completi: lo abbiamo detto in più occasioni, lì davanti Allegri avrà più carte a disposizione. E sia Douglas Costa che Bernardeschi possono fare la differenza. L'italiano, in particolare, è molto sottovalutato da buona parte della critica. Meno dalla dirigenza, che per ora i 40 milioni di euro li ha spesi per lui, non per il brasiliano. A centrocampo, sostituire Lemina e Rincon con Matuidi e Bentancur, oltre a un buon lavoro in termini economici, alza senza dubbio l'asticella. Anche qui, il colpo potrebbe essere il meno atteso, cioè l'uruguaiano, di cui si dice già un gran bene. Lo scriveva, bene, qualche collega: i grandi giocatori, negli ultimi anni, spesso e volentieri sono entrati a Vinovo dalla porta secondaria. Fin qui, la parte positiva: rosa più ampia, nel complesso più giovane, con almeno un paio di potenziali campioni.

Ora, il rovescio della medaglia. Che parte, per forza di cose, dalla difesa. Dani Alves è abbastanza in là con gli anni e Bonucci, in una difesa a quattro, non è lo stesso campione che è in uno schieramento a tre. Benissimo, però queste due partenze peseranno: quando parte gente con gli attributi, è difficile rimpiazzarla. Tanto più che, se non abbiamo capito male, sono state due cessioni arrivate per volontà dei giocatori e più o meno come fulmini a ciel sereno. I sostituti, a livello numerico, ci sono anche. De Sciglio, però, ha bisogno di tempo per ritrovare quella fiducia che negli ultimi anni solo Conte (in nazionale) è riuscito a ridargli. E Höwedes ha la stoffa del gran giocatore ma dovrà comunque adattarsi in un ambiente nuovo, lui che comunque fin qui ha trascorso tutta la sua carriera nella campana di vetro dello Schalke 04. Tornando a centrocampo, il reparto è migliorato, ma non tanto da portarlo al passo delle grandi europee. In sostanza: la squadra è nel complesso più forte rispetto a quella dell'anno scorso, ma forse non quanto avrebbe dovuto o potuto. 

Le opinioni lasciano poi spazio ai numeri, freddi ma quasi indiscutibili. Il valore della rosa, a livello economico, è aumentato e non di poco: dai 463,78 milioni di euro dell'anno scorso ai 538,60 di oggi (dati Transfermarkt). Un salto in avanti, in linea con quelli compiuti nel recente passato: poco meno di 70 milioni. In fin dei conti, un bilancio che è la foto del mercato: 70 milioni, oggi, sono il prezzo di un ottimo giocatore, ma non di un fuoriclasse. Una crescita continua, che ha portato la Juve a ridosso di quelle 3-4 squadre in grado di vincere davvero la Champions League. A ridosso, o nella lista? È la domanda a cui dovrà, di fatto, rispondere questa stagione. In un mercato dai prezzi gonfiati come non mai, era difficile chiedere qualcosa in più a una squadra italiana: come sistema, siamo indietro al resto d'Europa, non l'abbiamo scoperto di certo l'altra sera a Madrid. Se possa bastare per comunque raggiungere quel traguardo dalle grandi orecchie, molto dipenderà da Allegri. Le maledizioni non esistono, la bravura sì. Il tecnico livornese è tuttora fra i più sottovalutati nel panorama nazionale. Metà dei critici gli preferisce Sarri o Spalletti. Lui, bene o male, si "accontenta" di vincere. Quest'anno, dovrà metterci ancora di più qualcosa di suo: la squadra non ha un modulo di base chiaro (il 4-3-3 va bene fino a un certo punto, lì davanti il rischio di avere doppioni è concreto; il 4-2-3-1 tiene fuori Matuidi dall'undici titolare) e questo può essere un vantaggio (per l'imprevedibilità) o uno svantaggio (per l'assenza di certezze). Dovrà mantenere la prima cercando le seconde.

Nella griglia di partenza italiana, comunque, la Juve è ancora lì davanti. Il settimo scudetto consecutivo può sembrare un obiettivo utopistico o con meno fascino, ma è quello che una società si può veramente porre di anno in anno: in 38 partite viene fuori la bravura, in un doppio confronto europeo basta colpire un palo di troppo. Nella griglia di cui sopra, metto l'Inter alle spalle dei bianconeri: in questo caso il mercato è stato deficitario, ma i nerazzurri non sono quelli brutti visti l'anno scorso. Poi, il Napoli, con tutte le riserve del caso perché c'è da vedere cosa succederà alla prima flessione. Il Milan può essere tutto: una fuoriserie se Montella trova l'alchimia, una collezione di figurine in caso contrario. La Roma parte più dietro, anche se è poco considerata. A livello europeo, una griglia è difficile da stilare. Il Barcellona nel girone (tosto, ma si deve passare) sarà un buon test: i catalani sembrano in fase calante, ma guai sottovalutarli. Poi ci sono le solite Real Madrid e Bayern Monaco, più almeno una delle inglesi se riusciranno a tenere da parte le energie, logorate dal cammino in Premier League.

In Europa, per restare in ambito continentale, mancherà Stephan Lichtsteiner. Non è detto che rimanga neanche in Italia, vista la corte del Besiktas. Se la mancata inclusione in lista fosse dovuta a una sua imminente cessione, sarebbe anche comprensibile, ma non si spiegherebbe lo sfogo del giocatore via social (sembrano un giochino, è vita reale, dovremmo tenerne conto anche noi in altri ambiti). Se così non fosse, ci sarebbe un'incongruenza: anche al netto dell'anagrafica, lo svizzero è per ora la scelta più logica per il ruolo di terzino destro titolare. Per le ragioni di cui sopra, sia a De Sciglio che a Howedes serve tempo, ammesso che il tedesco possa davvero rendere in quella posizione nel nostro calcio. Per di più, Lichtsteiner è uno dei giocatori che ha più chiaro cosa voglia dire essere alla Juve. È stata forse una scelta obbligata, visto il mancato arrivo di Spinazzola, ma è sicuramente una scelta discutibile.