Juve, metti ancora l'abito buono. Col Monaco bisogna vincere, convincere e convincersi: mancano tre passi per coronare un sogno

Nasce a Bari il 23.02.1988 e di lì in poi vaga. Laurea in giurisprudenza, titolo di avvocato e dottorato di ricerca: tutto nel cassetto, per scrivere di calcio. Su TuttoMercatoWeb.com
09.05.2017 00:15 di  Ivan Cardia  Twitter:    vedi letture
Juve, metti ancora l'abito buono. Col Monaco bisogna vincere, convincere e convincersi: mancano tre passi per coronare un sogno

Ci sono serate che devi caricare di tensione, perché non ce l'hanno. Ci sono partite in cui devi rincorrere le motivazioni, perché non si trovano. Ecco, lasciamole perdere. Perché poi ci sono serate, e partite, che valgono da sole una stagione intera. L'inno della Champions, le gambe che un po' tremano, un traguardo sempre più vicino. Manca lo sprint finale, ma adesso arriva. È quello che dovrà dare la Juventus da qui al temine della stagione. A partire, appunto dalla semifinale di ritorno contro il Monaco.

Il vantaggio costruito all'andata è stato cruciale: lo 0-2 di Montecarlo è ancora negli occhi, come la totale superiorità dei bianconeri. Che ora sono chiamati non a difenderla, ma a confermarla: il club del Principato ha vinto solo due trasferte su undici in Champions, ma ogni partita fa per forza di cose storia a sé. La Juve scende in campo di nuovo da favorita, ancora più che all'andata, ma ha l'obbligo di mettere, una volta di più, il vestito buono. Arrivati a questo punto, tocchino ferro gli scaramantici, Cardiff è un obbligo. Ma bisogna arrivarci col miglior biglietto da visita possibile: vincere sì, ma soprattutto convincere. E convincersi di poter davvero arrivare in Galles per giocarsela alla pari col Real Madrid. 

Di fatto, la squadra di Allegri ha tre partite da giocare vincere di qui alla fine della stagione. Col Monaco, la finale di Coppa Italia con la Lazio e una delle due sfide in campionato con Crotone e Bologna. Vogliamo aggiungerci la finale di Cardiff? Bene, diventano quattro. Il resto è rumore di fondo. La Roma, lussi di un campionato non all'altezza dei bianconeri, può persino passare in cavalleria: la Juve la affronterà col solito piglio, ma può permettersi il lusso di andare all'Olimpico per divertirsi e magari festeggiare lo scudetto in casa dei rivali. In cavalleria è passato il derby. Una stracittadina strana, quella dell'altra sera, di cui alla Juve sembrava che importasse poco, ma che alla fine i bianconeri hanno fatto di tutto per vincere. È un bel segnale, è la dimostrazione di una squadra feroce, che non vuole lasciare nulla agli avversari. L'arbitraggio, quello lasciamolo al mondo dei complotti. L'espulsione di Acquah è ingiusta, si può avere l'onestà di riconoscerlo, però con i se e con i ma non si è mai scritta alcuna storia, bella o brutta che fosse.

Torniamo all'attualità, che dice semifinale e ultimo atto a un tiro di schioppo. Un percorso che vale per la squadra, ma anche per i singoli. Di Gianluigi Buffon Pallone d'Oro si parla un giorno sì e l'altro pure. Non è uno scandalo che non l'abbia vinto: non è successo neanche a Maldini e Del Piero, Henry e Raul, Totti e Iniesta, per limitarsi agli ultimi 20 anni. È un premio un po' ridicolo, ma sarebbe il giusto coronamento alla carriera del portiere più forte di sempre. E al ciclo bianconero: l'anno prossimo ci sarà da rinnovare, la prima B della BBC forse si avvicinerà alla pensione o al buen ritiro; Rugani guadagnerà spazio, uno fra Conti e De Sciglio raccoglierà il testimone da Dani Alves o Lichtsteiner. Ci sarà tempo, per tutto questo, nel frattempo arriva una notte che non ha bisogno di enfasi, di essere caricata. È la notte in cui costruire un altro pezzo di storia bianconera, a un passo da quel sogno a cui, come ha detto Chiellini, è forse meglio non pensare. Ma che lo faccia davvero non ci crede nessuno.