Il troppo che stroppia, il paradosso di Pirlo che non ha un Pirlo. Correa o Chiesa per l’attacco. Khedira triste, solitario y final

29.09.2020 00:45 di Ivan Cardia Twitter:    vedi letture
Il troppo che stroppia, il paradosso di Pirlo che non ha un Pirlo. Correa o Chiesa per l’attacco. Khedira triste, solitario y final
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Guardi la formazione della Juventus contro la Roma e ti vengono in mente le righe della tesi di Andrea Pirlo. Quella del calcio fluido e senza un modulo di riferimento. Guardi la prestazione dei bianconeri e ti ricordi che è una tesi, costretta a scontrarsi con la realtà per diventare pratica. Il tecnico bresciano ha voluto confermare che ha idee. Forse troppe, o troppo presto, perché l’impressione è che abbia voluto dimostrare qualcosa senza riuscirci appieno. E così la squadra di Fonseca ha graziato una Juve più informe che multiforme, con un paio di giocatori clamorosamente schierati fuori posizione e Morata buttato lì con la convinzione che, in fin dei conti, tutti possano bruciare i tempi. Il troppo stroppia, appunto, e Pirlo ha anticipato i tempi di una squadra che giocherà pure sorridendo, ma non riesce sempre a riconoscersi. 

Il paradosso della Juve di Pirlo è che non ha un Pirlo. E per la cronaca, non l’avrà: il miglior regista italiano di sempre gioca senza regista e lo dice candidamente. È un progetto tecnico o una conseguenza dell’evolversi del mercato? Non è dato saperlo, sta di fatto che non è neanche il problema principale. Perché un regista non è sempre indispensabile, non l’ha prescritto nessun dottore. Le aporie della rosa sono venute comunque a galla: a sinistra se non c’è Alex Sandro non c’è nessuno, a parte Frabotta che è giovane e promettente ma se da programmi avrebbe dovuto giocare la stagione con l’Under 23 un motivo ci sarà. Così ci finisce Cuadrado, che da quel lato si spegne e guarda Kulusevski bello ma malinconico sulla fascia, impossibilitato a determinare.

Mancano pochi giorni al gong, eppure così tante cose da fare. È un altro paradosso, quello dello scacchista Paratici: si muove a seconda delle opportunità, ma se queste latitano il rischio di subire lo scacco è concreto. A oggi, le mancate cessioni di De Sciglio, Rugani e Douglas Costa (di Khedira parliamo dopo) frenano gli affari in entrata della Vecchia Signora. Il difensore centrale, a dirla tutta, potrebbe anche restare: se si gioca a tre serve come il pane, ma il Valencia bussa e vedremo come andrà a finire. A sinistra serve un’alternativa vera al brasiliano. In mezzo mancava, manca e mancherà un centrocampista da 8-9 gol a campionato, a meno di non reinventare Kulu trequartista. È una possibilità, vedremo.

In attacco, è testa a testa Correa-Chiesa. Più o meno, perché poi c’è sempre Moise Kean, che è quasi un discorso slegato: se l’Everton troverà un altro attaccante, il classe 2000 potrebbe tornare alla base. Non occupa spazio in lista, è una risorsa in più che farebbe comodo. E condiziona in qualche modo gli altri due: a oggi, serve più Correa di Chiesa. Ma Chiesa è più facile da raggiungere e quindi potrebbe arrivare lui. Il canale con la Lazio per il Tucu è aperto, la proposta (prestito biennale e obbligo di riscatto) non fa troppa gola a Lotito, che però non può ufficializzare Fares, Hoedt e forse anche Pereira finché non mette in cascina una cessione. Ma pagare moneta vedere cammello: non è una novità. La Fiorentina ha ancora più urgenza di risolvere la situazione del proprio talentino, che si sente lontano dall’Arno ormai da un anno: lo scambio con Douglas Costa, a meno che la Signora non paghi buona parte dell’ingaggio, è uno scenario complicato da vedere realizzato.

In chiusura, Sami Khedira. È rimasto solo lui, dei tre grandi epurati. Citiamo Soriano, perché il tedesco sembra davvero così: triste, solitario e all’atto finale. Purché arrivi: a Torino sono fiduciosi sulla risoluzione entro la fine del mercato, che farebbe comodo anche a lui perché a quel punto potrebbe trovare squadra altrove. Per liberarsi degli ingaggi pesanti, la Juve ha fatto grossi sacrifici economici (vedasi Higuain): l’impressione è che Khedira non abbia maturato ancora l’idea di essere sull’uscio. Che veda giocare McKennie-Rabiot e si chieda se in fin dei conti non possa esserci spazio anche per lui. Difficile dargli torto.