Il mercato della Juve terra di sogni e ritorni. Ora Allegri ha un problema chiamato Zidane

Nasce a Bari il 23.02.1988 e di lì in poi vaga. Laurea in giurisprudenza, titolo di avvocato e dottorato di ricerca: tutto nel cassetto, per scrivere di calcio. Su TuttoMercatoWeb.com
05.06.2018 00:00 di Ivan Cardia Twitter:    vedi letture
Il mercato della Juve terra di sogni e ritorni. Ora Allegri ha un problema chiamato Zidane
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Morata passeggia per Torino ed è subito preso d’assalto, nel mondo social ma anche in quello reale, da tifosi bianconeri. Torna alla Juve? Paul Pogba è considerato il peggior acquisto dello United negli ultimi anni, per il semplice motivo che hanno comprato un centrocampista pagandolo come un attaccante. È un po’ triste, dice qualcuno, nella sua Manchester. Torna alla Juve? Milinkovic-Savic ha quasi guidato la Lazio in Champions League, si è preso di forza e di classe il mondiale, ha dichiarato più volte di sognare il Real Madrid ma ha un fratello che (per ora) vive a Torino. Viene alla Juve? Zinedine Zidane lascia il Real Madrid. Vabbè, la domanda la sapete.

Il mercato della Juventus estate 2018 sembra un misto di ritorni e sogni, più o meno possibili. I tifosi di una squadra che quasi mai ha degustato le minestre riscaldate hanno come principale obiettivo un doppio ritorno e un ingaggio dal prezzo quasi inaccessibile. Le certezze, invece, passano in secondo piano. Per esempio Mattia Perin, che da domani sarà quasi un nuovo giocatore della Juventus. Pagato anche troppo, per essere in scadenza nel 2019, ma pur sempre il miglior portiere italiano al momento. È del tutto comprensibile il perché la Juve voglia Perin, meno perché lui accetti di rischiare la carriera in un duello con Szczesny in cui parte sfavorito, e anche di molto, ma saranno fatti suoi. La Juventus divide l’eredità di Buffon e forse fa anche bene. Altra certezza: Emre Can, che arriverà a Torino la prossima settimana. Guarderà, malinconico come noi, i mondiali 2018, ma il suo arrivo non è in dubbio  e sta passando sottotraccia. Ha saltato l’epopea finale del Liverpool e non andrà in Russia, ma solo perché infortunato. L’affare è definito, il centrocampista ottimo, avanti così.
 
Sogni e ritorni, dicevamo. Nel mercato onirico della Juventus, c’è di mezzo un mondiale e un possibile scambio del secolo. È stato definito così quello, immaginato e immaginifico, tra Gonzalo Higuain e Mauro Icardi. Scambio del secolo solo per la Serie A, all’estero girano Griezmann e Lewandowski ma di fatto in Italia li possiamo solo sognare per il momento. Comunque, fossi nella Juve, ma anche nell’Inter, è uno scambio che farei. La Juve può mettere in rosa un centravanti più giovane e che in prospettiva futura può valere di più, sia in campo che fuori. L’Inter farebbe il salto di qualità in ottica scudetto per l’anno prossimo, sacrificando qualcosa nel lungo periodo. Si farà? Difficile, quasi impossibile. A Milano ci fu una mezza rivolta per l’idea Vucinic-Guarin, figuriamoci cosa succederebbe in questo caso. Però Beppe Riso, che da agente di alto livello sa molte cose più di noi e di quante non ne dica, ha detto una cosa molto intelligente: non l’ha smentito nessuno. Ora, le smentite di solito sono la conferma dell’affare, per carità. Però Juve e Inter stanno cercando di farlo passare sotto silenzio. Più di Wanda, almeno. E questo può essere un indizio. 

Sogni, ritorni, mondiale. Scusate la quasi ripetizione. Mondiale: ci andranno sia Milinkovic-Savic che Pogba, difficile immaginare che uno dei due possa muoversi prima della fine della rassegna iridata. Il serbo, diamante della Serie A ma oggetto sconosciuto all’estero, può godersi la migliore vetrina internazionale al mondo: con una buona prestazione della Serbia, il suo valore salirebbe, e Lotito non ha alcuna intenzione di cederlo senza aver tentato tutte le strade per avvicinarsi a quei 150-200 milioni che sbandiera per far vedere il suo miglior cammello. A certe cifre, comunque, la Juve può pensarci ma non è detto che possa farlo davvero. Pogba, invece, non ha bisogno di un mondiale per veder crescere il suo valore. Anche perché, se dovesse giocare come contro l’Italia, non succederebbe. Nel caso del francese, ammesso e non concesso che ci sia la voglia di tornare, il problema è lo stipendio: a Manchester guadagna 17 milioni di euro, ramino più ramino meno. Siamo del tutto al di fuori dei parametri salariali della Juventus, e servirebbe un atto d’amore e di convinzione, quasi impossibile. Tra i due, per chiarirsi, non avrei dubbi: siamo abbagliati dalla classe immensa di Milinkovic-Savic, ma forse dimentichiamo cos’era il Polpo Paul. Più duttile e in generale più completo. Più forte. Tornando a Morata, è un altro che tornerebbe per amore e anche perché in Inghilterra le cose non sono andate poi così bene. Da prendere al volo, ma accompagnato da un altro centravanti, magari proprio Icardi. Perché è giocatore fondamentale nelle serate che contano, ma a volte spegne il proprio killer istinct. Lui, Icardi e Dybala comporrebbero un trio di punte (perché Dybala è una punta) come se ne vedono pochi in giro per l’Europa. I sacrificati? Higuain e Mandzukic. Con tanto dispiacere, specie per il croato, credo sia evidente che il mercato della Juve vada comunque in questa direzione. Col mondiale di mezzo, appunto: è un fattore che può stravolgere prezzi e strategie, non dimentichiamolo.

Zidane, eccoci qui. Zizou ha sorpreso tutti, chiamato tana al Real Madrid, spiazzato Florentino Perez. Il primo allenatore a riuscirvi da decenni: sembra proprio che non possa fallire. Senza nascondersi, qualunque tifoso bianconero sogna il ritorno di Zidane, questa volta in panchina. Perché è un pezzo di cuore che è andato via in cerca del mare (e poi ha trovato il Manzanarre). Perché è diventato sinonimo di Champions League, e il tifoso bianconero medio ha sviluppato una specie di ossessione per questa competizione. Il tutto, detto col massimo rispetto nei confronti di Massimiliano Allegri. Che con Zidane se l’è giocata alla pari, e con una squadra meno forte, quindi sotto molti aspetti è anche più bravo del francese. Però ora ha un problema, grosso, talentoso e per l’appunto francese. Spieghiamo meglio: Allegri ha vinto tutto, o quasi. Ma non la Champions. Allegri è bravissimo, forse il migliore su piazza, ma non sta simpatico a parte della tifoseria bianconera. Allegri finora non aveva un vero e proprio concorrente. Antonio Conte è un fantasma che riecheggia di tanto in tanto a Vinovo, ma s’è lasciato malino e non ci sono state possibilità concrete che tornasse. Carlo Ancelotti è stato un sussurro di mercato, ma sarebbe stato accolto male dalla curva. Maurizio Sarri si è bruciato (per ora) la Juventus con alcune scelte mediatiche fuori da ogni logica. Simone Inzaghi intriga molto la società e ha il futuro dalla sua, ma nessuno farebbe ponti d’oro per portarlo a Torino in vece di Allegri. Che quindi, vincente e antipatico (ad altri, per chiarirsi: a costo di usare la mai consona prima persona singolare chiarisco che a me sta simpaticissimo e gli lascerei la Juve in mano per i prossimi vent’anni, l’ho scritto in tempi non sospetti), non ha mai avuto finora ciò che l’addio di Zidane al Real gli porterà in regalo: una spada di Damocle sulla testa. Finora, nessuno era all’altezza di competere con Allegri, con l’Allegri vinci tutto degli ultimi quattro anni. Zidane, per una buona fetta del pubblico bianconero, non è solo un allenatore: è un’idea, è un sogno, è un vincente, è il più forte calciatore visto a Torino negli ultimi 30 anni. Ha inoltre un debito immenso con la sua storia alla Juve: quella Champions vinta tre volte di fila da tecnico, lui da calciatore bianconero non è mai riuscito a vincerla. Sembra quasi destino, che prima o poi torni. E, a meno che non diventi il prossimo ct della Francia dopo un eventuale fallimento di Deschamps in Russia, sarà il primo pensiero di qualsiasi spettatore della prima difficoltà della Juventus. Un grattacapo che Allegri finora non aveva, e che anche in società nessuno si augurava di avere. Per molti aspetti, sarebbe quasi più semplice ricevere subito una chiamata dal Real per il livornese, e ci si toglierebbe subito il pensiero.