Giù il cappello: all'ultima curva, Paratici mette tutti gli altri dietro la lavagna. Chiesa operazione capolavoro. Pasticciaccio Napoli, ma il 3-0 a tavolino non è una vittoria

06.10.2020 00:00 di  Ivan Cardia  Twitter:    vedi letture
Giù il cappello: all'ultima curva, Paratici mette tutti gli altri dietro la lavagna. Chiesa operazione capolavoro. Pasticciaccio Napoli, ma il 3-0 a tavolino non è una vittoria
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Alla fine, di riffa o di raffa, giù il cappello. All'ultima curva, Fabio Paratici mette in fila un mercato che non sarà un capolavoro, ma è comunque un bel vedere. La Juventus chiude con una grana aperta (Khedira) e tante altre disinnescate. Un po' regala e rimanda, perché Higuain porta in dote un risvolto negativo sul bilancio e Douglas Costa è un "problema" che si riproporrà tra dodici mesi. Intanto, però, la Vecchia Signora ha un senso, non lascerà nessuno se non il tedesco fuori dalla lista Champions, fa le cessioni che aveva in programma di fare e mette a disposizione di Pirlo una squadra che, se non stellare, è quantomeno intrigante.

L'operazione legata a Federico Chiesa è un po' la fotografia di quello che è stato il mercato della Juventus: non è precisamente quello che è serviva, ma è stata fatta al momento giusto e nel modo giusto. Da questo punto di vista, la migliore in assoluto dell'intero calciomercato "estivo". È stato, in fin dei conti, quasi tutta questione di opportunità. Quasi, perché se poi andiamo a rileggere alcune mosse, soprattutto in uscita, sono state quelle programmate: De Sciglio, Douglas Costa, Rugani, lo stesso Pipita. Vista così, le possibili critiche ai movimenti dalla Continassa sono depotenziate. Poi, si può approfondire e si scopre che le zone d'ombra restano e sono piuttosto impressionanti nella loro dimensione. Ma è anche giusto dare atto che è un mercato nel quale vendere è stato maledettamente complicato.

Ora viene la cosa più complicata, per certi versi. Metterli in campo e vincere: la squadra che esce fuori da questa sessione è fluida e per certi versi informe. Pirlo ha tanti potenziali doppioni: Cuadrado, Kulusevski, Chiesa, Bernardeschi. Hanno tutti il pregio di essere anche duttili, e gli incastri spetterà all'allenatore bresciano trovarli. C'è anche qualche buco: in difesa i centrali di ruolo sono quattro più Danilo, per una retroguardia che gioca a tre non è esattamente il massimo della vita. E a sinistra Frabotta era comunque in Under 23 fino a due settimane fa, per quanto sinora abbia dimostrato di potersela giocare. È una bella sfida, ma alle sfide e alle scommesse la Juve ha deciso di votarsi. Anche sul mercato, perché le cessioni sono arrivate ma è un po' come se i bianconeri avessero messo un'ipoteca su quel che sarà. 

Un passaggio, breve perché tanto ne scrivono tutti, spesso a proposito, sulla gara che non si è disputata col Napoli. Si gioca col fuoco, in Serie A: il precedente è tale da mettere a rischio il resto del campionato. Qualcosa, a un certo punto, non ha funzionato: il protocollo è definito solidissimo ma le decisioni di decine di Asl sparse per l'Italia sono un'incognita da non poter prendere in considerazione. Se ha sbagliato il Napoli, come sembrano pensare la Juve e in parte anche FIGC e Lega, è impensabile che non vi sia qualche conseguenza. Se lo stop fosse arrivato su richiesta del club sarebbe grave. Se fosse arrivato per una violazione del protocollo, molto di più. Ma queste sono, al momento, solo supposizioni. È un campo minato, e su tutti i fronti interessati bisogna capire se ci si voglia rendere conto della dimensione economica del calcio o si vuole continuare a trattarlo come un giocattolino costoso. Quanto alla Juve: la società nei comportamenti pratici non ha sbagliato nulla. Si è presentata perché doveva presentarsi, e se vincerà a tavolino lo potrà accettare perché è giusto così. Anche se sarebbe una vittoria che non è una vera vittoria, perché lontana dal DNA bianconero.