È colpa di Ronaldo. Le polemiche e la malsana via per la notorietà, una vittoria che non dà risposte ad Allegri. Icardi-Dybala? Alla pari scambio senza senso. Comunque arriva una super Juve

Nasce a Bari il 23.02.1988 e di lì in poi vaga. Laurea in giurisprudenza, titolo di avvocato e dottorato di ricerca: tutto nel cassetto, per scrivere di calcio. Su TuttoMercatoWeb.com
05.03.2019 00:00 di  Ivan Cardia  Twitter:    vedi letture
È colpa di Ronaldo. Le polemiche e la malsana via per la notorietà, una vittoria che non dà risposte ad Allegri. Icardi-Dybala? Alla pari scambio senza senso. Comunque arriva una super Juve
TuttoJuve.com

Il guaio è che Cristiano è troppo agile. Fosse stato meno lesto nel saltare, sarebbe stato travolto da Meret, in uscita sconsiderata per l’altrettanto sconsiderato errore di Malcuit, e non saremmo qui a parlare del nulla. Ah, se solo Ronaldo avesse avuto qualche chilo in più, che lunedì di pace vivremmo. Si parlerebbe di uno scudetto vinto con dodici giornate d’anticipo, della prima che strapazza la seconda e a inizio marzo ha 16 punti di vantaggio. Dei limiti di un campionato che fatica a trovare un’alternativa. Magari ci si soffermerebbe pure sul fair-play chiesto a larghi tratti e con grandi lamenti, ma non risposto: Koulibaly che non restituisce la palla dopo essere stato graziato è un gesto che a parti inverse sarebbe stato stigmatizzato. Invece no.

Invece si discute di un rosso solare. Non fosse stato Napoli-Juve l’episodio sarebbe stato archiviato in men che non si dica. Ma il campionato non offre spunti, la lotta scudetto non è mai esistita e in qualche modo bisogna pur vendere. È un modo malsano, però, di inseguire la notorietà: basta dire qualcosa contro la Juventus, per assurgere al ruolo di osservatori controcorrente. Che poi controcorrente non lo sono davvero, perché dicono tutti la stessa cosa. Non basta neanche il VAR, anche perché nessuno, neanche giocatori o allenatori, hanno capito come funziona. Rocchi doveva rivedere al monitor. Poco importa che non si possa parlare di chiaro ed evidente errore, come chiede il protocollo. Poco importa se in cuffia Irrati abbia o meno sollevato dei dubbi, o fosse concorde con la decisione. Poco importa che a dirigere la gara ci fossero il miglior arbitro d’Italia e il miglior VAR del mondo. Sono tutti fatti, ma dietro la tastiera chi se ne frega dei fatti. Piccolo appunto, per un eventuale tifoso del Napoli che per accidente si trovasse su queste pagine: vi stanno prendendo in giro. 16 o 10 punti non cambiavano la storia di un campionato in cui gli azzurri non hanno neanche sfiorato il primo posto. La squadra di Ancelotti ha dei limiti, la società di De Laurentiis oltre un certo livello non intende arrivare. Lasciate perdere le polemiche.

È una vittoria, dicevamo, che non cambia la storia di un campionato a senso unico. Lo scudetto la Juve l’ha cucito sul petto da tempo, non dalla sfida del San Paolo. È una vittoria che però fotografa anche il momento dei bianconeri: a un certo punto smettono di giocare. È successo contro il Manchester, è successo contro l’Atletico, è successo contro il Napoli. I motivi possono essere diversi. Ne diciamo uno? Al netto delle grandissime individualità, questa Juve fatica ancora a essere una vera squadra. Lo stesso CR7 è senza dubbio un valore aggiunto, ma è quasi un corpo estraneo. Gioca e segna perché è il più forte di tutti, ma è un rebus irrisolto, per quello che può dare. Che a marzo, a una settimana dalla gara clou della stagione, Allegri non abbia ancora trovato una chiave di lettura per i suoi uomini, è un problema. Specie, appunto, se il 12 dovrà fronteggiare chi fa dell’organizzazione di squadra il proprio punto forte. La Juve vince per manifesta superiorità, accelera e rallenta. Però a volte si ferma e subisce in modo inerme gli avversari. La gara contro il Napoli ha confermato tutto quanto di buono e anche di brutto c’è, il tempo ora stringe.

Il 12 marzo sarà un crocevia per il futuro, per quello di Allegri in primis. La Juve però sul futuro è già al lavoro e le probabilità che Mauro Icardi finisca in bianconero sono in rialzo, litigata dopo litigata in casa Inter. L’idea di uno scambio, alla pari o quasi, con Dybala è però fuori da (quasi) ogni logica. Il quasi è dovuto: visto le valutazioni a bilancio dei due argentini, la Juve calcola la plusvalenza e magari se ne potrebbe anche accontentare. Però, se Icardi deve essere l’obiettivo, sarebbe utile vedere a come Icardi sta lasciando l’Inter. Di chi sia la colpa, di Maurito, di Marotta, di Wanda o di Ausilio, negli ultimi tempi i nerazzurri hanno svalutato il proprio ex capitano. Gli hanno tolto la fascia e lui non gioca. Icardi piace all’estero ma chi cerca un grande centravanti ha l’imbarazzo della scelta. È più facile che resti in Italia, e in Italia può andare soltanto alla Juventus. L’Inter ha perso forza contrattuale, e al suo numero 9 può dare il valore che gli assegna il mercato. Se la situazione non si aggiusta, e i presupposti non sembrano esservi, non può tenerlo in rosa a perdere prezzo. Dybala, viceversa, non verrà dalla sua miglior stagione, ma è pur sempre un titolare, o quasi, della squadra campione d’Italia. All’estero ha più mercato di Icardi e per quanto possibile, vista la presenza di Messi, avrà anche la sua occasione in Copa America. Bilancio a parte, vale più di Icardi, molto di più. È una differenza che Paratici & Co non possono permettersi di non far pesare, al tavolo delle trattative.

Icardi o Dybala, sarà comunque una super Juve quella che potremmo ammirare dall’anno prossimo. Perché l’asse con Madrid è caldo. Con Icardi, servirebbe un trequartista: chi meglio di Isco. Lo spagnolo dietro a Icardi-Ronaldo, 4-3-1-2 con riserve di lusso: Bernardeschi, Mandzukic se dovesse rimanere a prescindere da Allegri, un terzo che non sarebbe Douglas Costa perché a quel punto il brasiliano partirebbe anche lui. Sembra fantascienza. Chi la allenerebbe? Guardiola è un’idea intrigante, Zidane è in netto vantaggio. Bisogna aspettare il 12 marzo, però. In fin dei conti, Allegri un trequartista l’ha sempre voluto.