Dove osano le Aquile: una notte per non fallire, una notte per sperare ancora. Ma oramai non dipende più solo dalla Juventus

Nato il 5 maggio, è inviato di Tuttomercatoweb. In RAI con 90° Minuto, Calcio Totale e Notte Azzurra, ha lavorato con Radio RAI, Radio Sportiva e Il Messaggero
25.10.2022 00:01 di  Marco Conterio  Twitter:    vedi letture
Fonte: dall'inviato a Lisbona di Tuttomercatoweb
Dove osano le Aquile: una notte per non fallire, una notte per sperare ancora. Ma oramai non dipende più solo dalla Juventus
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Con fede e con speranza, la Juventus vivrà le ore più importanti per evitare quello che lo scorso anno Massimiliano Allegri dipinse come un attacco di pura disonestà intellettuale. Il fallimento. Perché uscire con un turno d'anticipo nel girone Champions League sarebbe tutt'altro che qualcosa di memorabile ma il punto più basso della tregenda sportiva vissuta dalla Vecchia Signora nella sua ultima decade. Chiaro che il morale sia alto, le gare contro Empoli, Torino e Maccabi Haifa hanno messo mattoni importanti nella ricostruzione di un progetto che pareva già finito in polvere. Non è mai troppo tardi, solo che dopo questi novanta minuti rischierà di esserlo.

<b>Un safari senza sosta</b>
La Juventus saprà reggere le pressioni? Saprà farlo senza Angel Di Maria, ancora una volta, con Paul Pogba e Federico Chiesa di rincorsa ma ancora non ai blocchi di partenza? Quello del Da Luz, meraviglioso teatro che questa notte ospiterà la disfida europea tra Aquile e Zebra, in questo safari vissuto senza soste, senza pause fotografiche e di riflessione e che ci accompagnerà alle porte del deserto del Qatar, sarà l'esame più importante. La Juventus ha già visto che il tunnel non ha un fondo buio, un muro contro il quale si scontrerà a tutta velocità pur di difendere le proprie idee, convinzioni e allenatore. Ma questa è la curva decisiva, sterzare dal lato opposto vorrebbe dire smarrire la Champions, gli ottavi, insomma fallire.

<b>Il Benfica è imbattibile (finora)</b>
Il Benfica non perde da diciotto partite, non ha perso mai in questa stagione. Roger Schmidt, da subito, le ha dato identità, bellezza, concretezza. Ha iniziato presto per colpa dei preliminari Champions, sicché le gambe giravano subito bene, eppure sembra non aver da parte sempre i galloni di benzina utili ad arrivare in fondo. Il Classico vinto contro il Porto, all'ultima, rete decisiva di Rafa Silva, ne è la riprova: una gara in larga parte dominata, viziata sì dall'espulsione di Eustaquio ma che le Aquile hanno portato a casa con tanti meriti e con poca fortuna. Vincere, convincere, l'ambizione di ogni allenatore. Allegri non ha avuto in tasca per lunga parte di questa stagione nessuna delle due vie, adesso che ha iniziato a portare a casa i tre punti ha una convinzione: con le cose semplici, con le cose pratiche, con un gioco senza fronzoli ma semmai più coraggioso, allora può continuare a costruire.

<b>Dove osano le Aquile</b>
Però stavolta il bivio è chiaro, in una strada che ora è fatta di obblighi ma anche di fede e di speranza. La Juventus dovrà vincere contro Benfica e Paris Saint-Germain e poi magari non sarà neppure abbastanza: dovrà sperare in un passo falso di una delle due contro gli israeliani, e seppur la formazione di Bekhar abbia dimostrato di non essere carneade, trattasi di auspici più che di certezze. La Juventus ha avuto sfortune, in questa stagione, e non è riuscita a trovare piani alternative ai suoi infortuni, alle sue mancanze, aggiungendone ogni volta di nuove. Il gioco, la testa, il gruppo, lo spirito. I quattro gol all'Empoli, in un percorso verticale e normale, sarebbero accompagnati dall'esaltazione di una squadra che ha rimesso tutti i tasselli al posto giusto. Difficile dirlo di questa Juventus che, seppur ritrovata, è complicato definire rinata. E' semmai tornata sui binari ma ora non c'è altra possibilità, per non deragliare del tutto. Vincere e sperare, dove osano le Aquile.