De Ligt dalle stalle alle stelle? CR7 più da Champions che da campionato. Sarri in HD: quanto pesa aver recuperato quei due

I giudizi sul giovane olandese: da un estremo all'altro. Ronaldo e la necessità di gestirsi; Dybala e Higuain, quando la concorrenza stimola.
05.11.2019 01:45 di Ivan Cardia Twitter:    vedi letture
De Ligt dalle stalle alle stelle? CR7 più da Champions che da campionato. Sarri in HD: quanto pesa aver recuperato quei due
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Equilibrio, questo sconosciuto. Nella vita, nel calcio, nelle analisi: serve sempre, non c’è quasi mai. De Ligt da flop a top, nel giro di un derby. Per un gol, che poi non sarebbe neanche il suo mestiere, anche se il ragazzo ci sa fare. Dalle critiche alle lodi sperticate, entrambe eccessive, sempre sotto i fari: inevitabile, per uno così. La rete al Torino può rappresentare una svolta? Forse sì, forse no. È una bella iniezione di fiducia, su questo pochi dubbi. Poi in verità ci sono ancora cose da limare: le braccia, per esempio. Al di là dell’ironia, anche il giovane olandese deve fare i conti con lo stato dell’arte. Cioè con le cervellotiche e impossibili (oltre che, probabilmente, spiegate male) nuove regole sul tocco di mano. Punibile quello, non punibile quell’altro. Gli episodi salgono a tre, e ancora non ci abbiamo capito molto: mica sarà solo colpa nostra, mica sarà colpa di De Ligt. In attesa che anche gli arbitri ci capiscano qualcosa in più (la sensazione è che le cose da chiarire siano parecchie), il giovane olandese dovrà contenere un po’ di più la propria poderosa apertura alare. È uno dei difetti su cui lavorare, per un ragazzo che è un prospetto di grandissimo difensore. E non va esaltato né screditato, a seconda dell’occasione: può sembrare salomonico, ma l’equilibrio aiuta a rendere più eque le valutazioni.

Discorso diverso per Cristiano Ronaldo, non prospetto ma simbolo del grande, anzi grandissimo giocatore. Così così, in campionato Una settimana fa discutevamo sull’opportunità che, anche nolente, andasse comunque in panchina. Col Toro ovviamente ha giocato, e dopo 11 giornate, di cui 9 giocate, i numeri sono quelli che sono: 5 gol. Non male, ma neanche da Pallone d’Oro. Il portoghese è una macchina perfetta, un alieno in un mondo di umani. Però gli anni son 34, e il dubbio che si stia gestendo, a livello fisico ma anche e soprattutto mentale, viene naturale. Più da Champions, che da Serie A: può essere questo il percorso del fenomeno di Funchal, nel corso della stagione. La prima è il suo habitat naturale; d’altra parte siamo sicuri che buona parte dei tifosi bianconeri, dovendo scegliere, firmerebbe per vedere arrivare un risultato lì e non in Serie A. Poi vuol vincere tutto, ma che in questo campionato averlo sempre e comunque sia un lusso non è un’ipotesi così lontana dalla realtà, o da quel che potrà essere. È una bella sfida per Sarri, che sta recuperando pezzi: sfruttare al massimo il proprio miglior giocatore, uno che fa paura soltanto a vederlo e la differenza soltanto ad averlo in campo. Un massimo che può anche essere convincerlo a scegliere le “battaglie” da combattere, lui che vorrebbe vincerle davvero tutte. E diventare ancora più grande, al servizio della squadra, lui che si è conquistato il diritto di avere dieci giocatori al proprio servizio.

Il più grande merito del tecnico toscano, in questa fase nella quale la Juve diventa pian piano sempre più sua, è aver recuperato gli argentini. Gonzalo Higuain e Paulo Dybala: sembravano destinati a partire, ora sono sempre più dentro il progetto. Fa bene uno e stimola l’altro a fare meglio: dicasi concorrenza virtuosa. È anche per questi due, che intervenire sul modulo sarebbe un rischio da non correre. Perché sono recuperati, ma possono dare ancora qualcosa in più: il ruolino dei gol fatti, per esempio, mette la Vecchia Signora al sesto posto in Serie A. Chi se ne frega, gli scudetti si vincono in difesa: vero. Ma con tanto ben di Dio, qualche vittoria un po’ più larga non stonerebbe mica, anche perché il caro vecchio vizio di non chiudere le partite resta forse l’unico vero limite di una squadra che è ancora abituata a vincere per pura, semplice, innegabile superiorità. Il 10 e il 21 sono tornati ai fasti dei bei tempi: segnassero con più prodigalità, ci sarebbe ancora da divertirsi. A proposito di concorrenza, qualcuno ha detto Douglas Costa? Ci torniamo per la stima nei confronti del brasiliano, anche se l’inserimento non sarà facile: la ricetta della staffetta può funzionare anche col brasiliano. Alternativa a chiunque, nel 4-3-1-2, anche senza esservi perfettamente adatto. Ci sono tante direzioni in cui questa Juve può andare, e siamo sempre più curiosi di scoprire quale possa essere la prossima tappa di un viaggio appena iniziato.