CR7 e l'Ajax, tra destino e corsa contro il tempo. Kean we dance: se il Mbappé italiano fosse già in casa? Da predestinato a simbolo del multiculturalismo, quante etichette stonate

Nasce a Bari il 23.02.1988 e di lì in poi vaga. Laurea in giurisprudenza, titolo di avvocato e dottorato di ricerca: tutto nel cassetto, per scrivere di calcio. Su TuttoMercatoWeb.com
26.03.2019 00:00 di  Ivan Cardia  Twitter:    vedi letture
CR7 e l'Ajax, tra destino e corsa contro il tempo. Kean we dance: se il Mbappé italiano fosse già in casa? Da predestinato a simbolo del multiculturalismo, quante etichette stonate
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Non era destino? È una domanda comprensibile, dopo che Cristiano Ronaldo si è fermato con il Portogallo, galeotto un dolore alla coscia. "Tornerò fra una o due settimane", assicura il diretto interessato, che del proprio corpo ha fatto un tempio e sa meglio di altri come quella divinità risponde alle sollecitazioni. Ci si fida, in attesa di diagnosi più scientifiche, di quella fatta in casa dall'uomo bionico. Dove non era arrivata la UEFA, che sostanzialmente aveva graziato il portoghese, ci pensa la sfortuna. Il karma, per i malevoli: la partita di andata contro l'Ajax è il 10 aprile, mancano poco più di quelle due settimane che il portoghese ha promesso. Logica e prudenza consigliano di attendere, dicevamo, altri responsi. Però è corsa contro il tempo, ovvio, per recuperare colui che in Champions tutto può. O per intravedere all'orizzonte una nuova sfida, per questa Juve che in quel numero 7 ha riposto così tante speranze. In lui, e da qualche tempo a questa parte in un ragazzino di Vercelli, a cui era interamente dedicato questo editoriale prima che Sua Maestà chiedesse il cambio. 

Il nome di Bruno Nicolè non vi dice molto. Eppure è ancora oggi il più giovane a segnare un gol con la maglia dell’Italia. Più giovane anche di quel Moise Kean che è il primo 2000 a fare qualsiasi cosa, nel calcio italiano. È un modo come un altro, questa premessa, per dire che essere i più veloci non per forza può voler dire essere i più bravi. C’è chi matura molto presto e poi si ferma, c’è chi esce alla distanza e quando esplode lo fa per rimanervi. È una corsa all’etichetta, quando gioca Kean: inevitabile, per certi versi, nei confronti di un ragazzo che, comunque vada, ha già scritto qualche pagina di storia nel calcio italiano, per i nati dal 2000 in poi.

Ne abbiamo lette un po’ troppe, di etichette. Predestinato forse può anche esserlo, ma come dicevamo gli esempi devono insegnare: essere il primo non per forza di cose può voler dire essere il più bravo. Aspettiamolo. Liberiamolo anche del peso di dover essere il figlio dell’Italia multiculturale. A parte che nel 2019 l’essere nero e italiano non dovrebbe fare notizia da un bel pezzo, non c’è motivo per cui un ragazzo di 19 anni anni debba portare su di sé il carico di essere il rappresentante di una generazione di “nuovi italiani”. Tanto più che è nato e cresciuto in Italia, quindi di nuovo ha davvero poco, se non la giovane età. Se la vorrà lui, come per certi versi l’ha voluta Balotelli, che ha sbagliato tanto sul campo ma mai sul tema razzismo, la indosserà da solo la veste di testimonial contro il razzismo e per l’integrazione. Non sta a noi affibbiargliela: può sbagliare, può votare PD o Lega, può fregarsene del colore della pelle che per un verso o l’altro comunque ci condiziona nel raccontarne la carriera.

Balotelli, altro esempio. Il paragone viene sempre da lì, dal colore della pelle: inutile prendersi in giro. Viene però anche da alcune dichiarazioni che lo stesso giovanissimo Kean fece qualche tempo fa, poi più o meno ritrattate, relative al vedere Balo come un modello. Di SuperMario, SuperMoise può prendere tante cose ed evitarne magari altre. Può farsi consigliare, perché siamo sicuri che anche Balotelli, guardandosi indietro, si renda conto di aver fatto molto meno di quel che poteva. E può guardare a qualche altro modello: qualche tempo fa Agnelli parlò di puntare a un nuovo Cristiano Ronaldo, ma un po’ più giovane. Inevitabile pensare a Kylian Mbappé, totale come solo come il portoghese può essere. E se un nuovo Mbappé la Juve lo avesse già in casa? È un’ovvia provocazione e va anche in controtendenza con quanto detto prima (ma è un paragone più calzante rispetto al fare di un ragazzo neanche ventenne una specie di Malcom X nostrano), però è anche vero che a fine stagione, al netto degli elogi di questi giorni, dovrà decidere il da farsi. Kean, in stagione, ha fatto poco e nulla, se non imparare in allenamento dallo stesso CR7. Bene eh, non benissimo: la pensano così sia lui che il suo entourage (Raiola, lo stesso di Balotelli), che già in passato avrebbero volentieri mosso le acque. Con la crescita, anche mediatica, di Kean, in bianconero devono fare una scelta: o si punta con decisione su di lui o si decide di sfruttarlo a livello economico per altri obiettivi (De Ligt?). Tenteremmo, per la cronaca, la prima strada.