Cosa resterà del settennio d'oro? Sul mercato la Juve costruisce un tesoretto. Il nuovo allenatore? Allegri. Ritorni: uno possibile, l'altro no. Occhi in casa Milan, ma il campione può arrivare dalla Serie A

Nasce a Bari il 23.02.1988 e di lì in poi vaga. Laurea in giurisprudenza, titolo di avvocato e dottorato di ricerca: tutto nel cassetto, per scrivere di calcio. Su TuttoMercatoWeb.com
15.05.2018 01:00 di Ivan Cardia Twitter:    vedi letture
Cosa resterà del settennio d'oro? Sul mercato la Juve costruisce un tesoretto. Il nuovo allenatore? Allegri. Ritorni: uno possibile, l'altro no. Occhi in casa Milan, ma il campione può arrivare dalla Serie A
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Sette di fila. Incredibile che sembri così normale. A guardarsi indietro, lo è molto meno: dalle stalle alle stelle, dai due settimi posti consecutivi ai sette scudetti di fila. Facendo diventare ordinario quel che non lo è: ha ragione Allegri, vincere è sempre qualcosa di speciale. È una cosa unica: partecipano in tanti, trionfa uno solo. 

A inizio stagione, non credevo alle possibilità del settimo sigillo. Non per valori tecnici: la Juve era ed è superiore alle altre, di parecchio. Però nel percorso verso il successo servono tante cose, a partire dalle motivazioni, e quelle in bianconero sarebbero potuto essere inferiori rispetto alla concorrenza. Hanno aiutato gli avversari? È un’idea, che dà i giusti meriti al Napoli e d’altra parte evidenzia quanto sia controproducente pensare agli altri piuttosto che a sé stessi. Però, aiutati a meno, dalle qualità o dalle polemiche sterili dei partenopei, i bianconeri del settennio d’oro hanno ribadito la propria specialità, la propria differenza dagli altri. 

Il settennio d’oro, appunto. Cosa resterà? Non so se sia già il momento degli interrogativi, a qualcuno avremo risposte già a partire da giovedì, quando con ottime probabilità Buffon annuncerà il proprio ritiro. Il settimo scudetto non nasconde l’esigenza di rinnovamento della squadra. C’è la Juve da ammirare al ritorno del Bernabeu, ma c’è anche quella che all’andata esce dalla partita dopo un’ora di gioco. C’è la Juve che oggi può festeggiare, ma c’è anche quella che ha rischiato di compromettere tutto in casa contro il Napoli. Da un certo punto di vista, il discorso sul ciclo chiuso o meno ha poco senso: per certi aspetti, leggi gli addii dei senatori, un ciclo è comunque finito e c’è bisogno di un serio ritocco. Per altri, ci sono comunque le basi per continuare a vincere con una determinata ossatura. 

Il primo punto all’ordine del giorno, inevitabilmente, è il futuro di Massimiliano Allegri. Concediamogli qualche giorno per festeggiare ancora, ma poi servirà sedersi al benedetto tavolino e decidere il da farsi. Le intenzioni, sue e della società, sono di andare avanti. Aggiungo che penso sarebbe la scelta giusta, ma questa è un’opinione personale. I fatti sono che il ciclo di Allegri, che sia aperto, da ricominciare o finito, è comunque bellissimo ma incompleto. Nel senso che la Juve ha assaggiato troppe volte la torta Champions per non volere anche la ciliegina. Aggiungiamo, per Allegri, che le panchine delle grandi europee sono in sostanza tutte già decise; per la Juve, che di allenatori affidabili e/o interessanti ve ne sono (Inzaghi su tutti), ma non allo stesso livello. Il quadro pare favorevole. Non che si debba andare avanti per non sapere che altro fare, ma nel calcio e nella vita si vive anche di convenienza. Le condizioni? Credo che Allegri possa chiedere, e che sia giusto garantirgli, più voce in capitolo nella costruzione della squadra: negli anni non è stato sempre accontentato. La questione più dirimente è però un’altra: darsi un orizzonte temporale medio-lungo. Dopo quattro anni di successi, non ha senso rinnovare il rapporto pensando solo al quinto scudetto, e la Champions non può essere una pretesa, figuriamoci immediata. In soldoni: Allegri-Juve, avanti insieme sì, ma solo mettendo in preventivo qualche difficoltà, magari un anno senza grosse vittorie, almeno altri 2-3 anni per dare compiutezza a un nuovo, inevitabile, progetto. Allegri come un nuovo allenatore e non come la minestra da tenere calda. Altrimenti, sarebbe meglio salutarsi. 

Allegri, poi? La Juve ha la possibilità, e l’intenzione, di costruirsi un piccolo tesoretto in vista del prossimo mercato. Chiariamoci: sarebbe bello vivere in un mondo in cui una squadra italiana possa presentarsi sul mercato europeo come una potenza economica assoluta, ma la Juve è ancora ai margini della top 10 continentale dal punto di vista delle finanze, e deve farle quadrare. Chi partirà: Alex Sandro, a meno di clamorose sorprese. Vista la stagione del brasiliano, un’offerta da 50-60 milioni di euro sarebbe un ottimo affare. Il mondiale poteva aiutare, ma non lo farà, ed è lo specchio di una crescita a metà A centrocampo, con un po' di scetticismo (tutto personale, per la stima nei confronti del giocatore) qualcosa arriverà da Sami Khedira: ipotizziamo 15-20 milioni di euro come incasso. Non è detto che sia un affare, ma la dirigenza in estate guarderà parecchio alla carta d’identità. Non scendo nel capitolo Claudio Marchisio: per quello che rappresenta, credo non si possa andare avanti così, ma vedremo. In attacco, facile immaginare Mario Mandzukic con le valigie in mano: non ha mai trascorso tanto tempo in una società, è ancora decisivo ma nel complesso non ha vissuto la migliore delle sue stagioni in bianconero, è stato (ingiustamente) troppo bersagliato. Le cifre? Quelle di Khedira, forse qualcosa in più. Completa il quadro l’attacco, e qui siamo al ballottaggio: Paulo Dybala o Gonzalo Higuain? Non è detto che uno dei due parta per forza, ma è uno scenario sempre più probabile. Dybala porterebbe più soldi, ma è più giovane e viene da una stagione molto strana, al termine della quale è difficile pensare che il suo valore sia salito. La cessione di Higuain frutterebbe meno (almeno in teoria, la pratica è tutta da verificare) ma per questioni anagrafiche è un calciatore più sacrificabile in un ottica di lungo periodo.

Fatti i conti? Arriviamo a circa 200 milioni di euro, forse 250, che possono essere reinvestiti sul mercato. Non considerando quello che potrebbe succedere a Miralem Pjanic, possibile e anzi probabile oggetto del desiderio di diversi club europei. Cosa farci? Anzitutto i ritocchi, che sanno più di rifacimento. In difesa gli arrivi Caldara e Spinazzola sono già fatti. A destra resterà De Sciglio, al centro Chiellini e Benatia sono le certezze. Rugani? Punto interrogativo autentico: in Italia non c'è un difensore della sua età così forte, ma va presa una decisione. Il pacchetto centrale è completo, mancano un paio di terzini: Darmian arriverà ed è un buon affare, sarebbe lecito aspettarsi un bel colpo, per quanto difficile possa essere. Un nome: Bellerin, anche se è un affare in salita, impervia.

Saltiamo all'attacco: il ritorno di Morata è possibile. Non facile, tutto da costruire, però il Chelsea può cederlo, il terzo ritorno al Real è da escludere, la Juve ha iniziato a bussare. Sarebbe utile: ci sono calciatori che decidono le grandi partite, e Morata ha dimostrato di essere uno di quelli. Capitolo esterni offensivi, non è un mistero che la Juve guardi in casa del Milan: per Bonaventura, soprattutto. Però un pensierino a un calciatore come Suso lo farei, anche se dipende molto da cosa farà Dybala, perché quattro mancini potrebbero essere troppi. Altrimenti? Vedremo, la rosa del nuovo anno avrà una gestazione complicata perché complesso è il compito che aspetta la dirigenza. Parlando di ritorni: quello di Pogba è impossibile. Non prendiamoci in giro. Stiamo parlando di un calciatore criticato ingiustamente da parte della sua tifoseria, ma il Manchester United non fa sconti, l'ingaggio del francese è già da capogiro e lui ha comunque fatto una scelta chiara. In mediana, oltre a Emre Can, arriverà con buone probabilità anche Lorenzo Pellegrini, concorrenza inglese permettendo. E poi, balliamo fra attacco e centrocampo. Il posto occupato da Sergej Milinkovic-Savic, esempio di onnipotenza applicato al calcio. Lotito chiede 150 milioni di euro? Forti del tesoretto di cui sopra, Marotta e Paratici potrebbero provarci con 100. E vedere se un'offerta del genere si può davvero rifiutare: non serve inseguirli all'estero, i campioni possono arrivare anche dalla Serie A.