Cori offensivi, una battaglia di civiltà e tanta ipocrisia di fondo. Fermare le gare è solo uno slogan, da cambiare le norme. Col Valencia nuovo match point nel girone. Effetto CR7

Nasce a Bari il 23.02.1988 e di lì in poi vaga. Laurea in giurisprudenza, titolo di avvocato e dottorato di ricerca: tutto nel cassetto, per scrivere di calcio. Su TuttoMercatoWeb.com
27.11.2018 00:30 di  Ivan Cardia  Twitter:    vedi letture
Cori offensivi, una battaglia di civiltà e tanta ipocrisia di fondo. Fermare le gare è solo uno slogan, da cambiare le norme. Col Valencia nuovo match point nel girone. Effetto CR7
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C’è una battaglia di civiltà, ma c’è anche un fondo di ipocrisia. Parliamo dei cori offensivi che ormai si sentono un po’ ovunque in tutti i nostri stadi. E che verosimilmente porteranno a disputare Juventus-Inter, cioè il derby d’Italia, a porte chiuse. C’è una battaglia di civiltà, perché, al netto di qualsiasi vittimismo altrui, sono cori senza senso. Sabato li abbiamo ascoltati addirittura durante Udinese-Roma. Francamente risulta difficile capire il perché dell'insulto cantato ai napoletani da squadre in lotta per la metà classifica. Sono cose e cori da estirpare. Ci vogliono le soluzioni, giuste, però.

Anzitutto, andrebbe ben definito cosa si intende per discriminazione territoriale. Ma non c’infiliamo in questo ginepraio. Restiamo sul pratico: la soluzione di interrompere le partite in caso di cori offensivi è un bello slogan e nulla più. Si darebbe modo a quattro vandali di interrompere una partita e danneggiare la “propria” squadra, e le virgolette sono doverose. Per una novità del genere, vanno anzitutto riviste le norme sulla responsabilità civile. Facciamo un esempio che arriva dalla Serie C: nell’ultimo turno di campionato il Catania ha ricevuto una multa da 500 euro perché alcuni suoi tifosi hanno inneggiato ad Antonino Speziale. Non ha senso, perché il Catania non ha nessun mezzo per impedire che questo succeda. Diamo ai club la possibilità di intervenire in modo concreto, e a quel punto si può ipotizzare qualsiasi sanzione. Anche più grave della sospensione della partita. 

Nel rapporto tra calcio e tifoseria, purtroppo, c’è un fondo di ipocrisia generalizzata. Un altro esempio, ovvio, arriva dalla vergogna mondiale che è stato, o meglio che non è stato River Plate-Boca Juniors. Esaltiamo la garra e poi a un certo punto ci rendiamo conto che succedono cose degne delle bestie. C’è ipocrisia nella esaltazione di un certo tipo di tifoseria, come c’è nella proposta di punire una società per dei comportamenti che non può controllare. E c’è ipocrisia nella scelta di cosa può succedere allo stadio e cosa no. Dopo gli striscioni con il volto di Federico Aldrovandi, non possiamo entrare neanche quelli in memoria di Riccardo Magherini. Ripeto quanto scritto altrove: sono striscioni che non offendono e non provocano nessuno, se non chi ha la coda di paglia. 

Passiamo alle cose di campo, che forse è meglio. Stasera la Juve si gioca una buona fetta di stagione. Un primo match point del girone è stato gettato alle ortiche contro il Manchester, ora non va ripetuto lo stesso errore. Il Valencia resta per molti aspetti quello visto al Mestalla: una squadra alquanto scarsa, e poco più. In campo, Allegri promette il 4-3-casino. È, a ben guardare, la stessa idea che ha portato Zidane a vincere tre Champions di fila. Quando c’è un campione meglio affidarsi a lui. La Juve va avanti con l’effetto Cristiano Ronaldo, si affida al carisma del suo miglior giocatore e il resto della squadra deve danzargli attorno. Il campionato è già finito? A +8 dopo 13 giornate non ci era arrivato (quasi) nessuno. Meglio chiudere il discorso Champions stasera, però, e poi ributtarsi su quello che lo stesso Allegri non vuole definire tour de force ma continua ad assomigliarvi tanto.