Buona la prima, ora c'è anche il centravanti. Morata uomo Champions, ma è il mercato a scegliere per la Juve
Non può essere ancora la Juventus di Andrea Pirlo. Intanto, però, è stata una bella Juventus: buona la prima, contro un avversario modesto. Serviranno avversari più probanti della Sampdoria, arrivata all'esordio stagionale senza aver rinforzato la propria rosa sul mercato. E serviranno ulteriori conferme che qualcosa sia cambiato, che il Maestro abbia trovato la chiave per dirigere la famosa squadra inallenabile. Per ora, ci sono solo sensazioni. E sono comunque positive.
Con i blucerchiati, s'è vista anzitutto una Juve più libera del solito, soprattutto lì davanti. Più propensa a essere quel che è senza la necessità di iscriversi in un qualsiasi archetipo di squadra immaginata ma non reale. S'è visto Kulusevski, che sarà la bella sorpresa o conferma di questa stagione. Si è percepito un feeling diverso, perché Pirlo nei modi è sicuramente allenatore da Juve, per quanto debba comunque dimostrarlo sul campo, che è più importante. Non si sono viste le mani nel naso, ma ridurre a questo la non felicissima esperienza di Sarri vuol dire banalizzare una stagione e qualche aporia che anche il bresciano faticherà a risolvere. Perché faticherà, non bisogna nascondersi, anche se la prima è stata buona ed è giusto dirlo.
Intanto, ha vinto. E quindi, punto primo, almeno fino alla prossima partita ha ragione lui. In più, lo ha fatto senza centravanti, nonostante lo avesse richiesto a gran voce, cosa non proprio consueta per un tecnico della Vecchia Signora, società che spesso e volentieri gradisce un più sabaudo e rigoroso silenzio. Ora finalmente lo avrà a disposizione, lo conosce già e si chiama Alvaro Morata. Sul quale è bene spendere qualche riga a parte.
Il ritorno dello spagnolo è una bella notizia, per diverse ragioni. Intanto, perché l'operazione è intelligente: 55 milioni sono tanti, ma dilazionati in due o anche tre anni sono sostenibili. Poi per l'età: 28 anni da compiere a breve, Morata è ben più giovane di tutti gli altri profili accostati alla Juventus. Infine, perché l'obiettivo alla Continassa è la Champions League e quello è territorio di caccia per il buon Alvaro. La finale di Berlino è stata anche e soprattutto opera sua, nella stagione successiva è stato lui a dare una speranza ai bianconeri. Forse non stiamo parlando di un grandissimo attaccante in assoluto, ma nella competizione che porta alla coppa dalle grandi orecchie è stato, negli anni recenti, uno dei singoli più decisivi.
Altro discorso è analizzare come l'iberico sia tornato alla Juventus. Che ha corteggiato Arek Milik, poi fiutato l'occasione Luis Suarez, nel mezzo tenuto in caldo Edin Dzeko, sondato Edinson Cavani, pensato a Olivier Giroud e infine affondato su Alvaro Morata. Per quanto alla Continassa siano bravissimi nel celare le proprie mosse e giocare su più tavoli, non sono invenzioni giornalistiche ma trattative concrete. Che la Juve ha portato avanti e non c'è nulla di male. I tre grandi obiettivi di questa estate (Suarez, Dzeko e Morata), però, sono tre giocatori completamente diversi tra di loro: se ne cerchi uno, non puoi volerne un altro. Altrimenti vuol dire che ti basta un attaccante purché sia, e che prendi un attaccante a patto che sia quello a cui riesci ad arrivare. Come detto: non c'è nulla di male, tantomeno in questa estate, basta prendere atto del fatto che in questa fase il mercato abbia un specifico più alto delle esigenze tecnico-tattiche.
Da questo punto di vista, più che la trattativa Morata (che non è un ripiego, ma probabilmente neanche un piano A), è emblematica la situazione dei laterali: fino a pochi giorni fa, De Sciglio era al passo d'addio e Pellegrini confermatissimo, persino titolare designato. Poi l'affare con la Roma salta, il primo resta e il secondo finisce sul mercato; alla prima in campionato non gioca né l'uno né l'altro. Può andare bene, in entrambi i casi si tratta di giocatori più che validi, ma l'impressione è che la Juve non abbia scelto che andasse così e questo è un dato da tenere in considerazione. Buon per Frabotta, che si gode le luci della ribalta, ha avuto un'occasione e l'ha sfruttata bene, ma è appena tre mesi più giovane di Pellegrini. A proposito: il ragazzo arriva dall'Under 23. La seconda squadra esiste da due anni: è il momento che diventi davvero incubatore e acceleratore di talenti buoni per la prima. Ma questo è un altro discorso.