Bomba di (fanta)mercato dalla Spagna. Ma vendere CR7 è un sacrilegio? A Dybala serve un segnale, alla Juve un centrocampo di livello e un nove. Coppa Italia: perché è importante vincerla

16.06.2020 00:00 di Ivan Cardia Twitter:    vedi letture
Bomba di (fanta)mercato dalla Spagna. Ma vendere CR7 è un sacrilegio? A Dybala serve un segnale, alla Juve un centrocampo di livello e un nove. Coppa Italia: perché è importante vincerla
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Dalla Spagna sparano. Perché, a oggi, di questo si tratta: il Chelsea che offre 120 milioni di euro per Cristiano Ronaldo è una non-notizia, se si considera, con tutto il rispetto, la fonte. Il punto è un altro: se uno scenario del genere si concretizzasse, Chelsea o non Chelsea, sarebbe un sacrilegio per la Juventus vendere il suo numero 7? Probabilmente no. E questo non vuol dire sminuire il valore tecnico, economico, commerciale del fuoriclasse portoghese. Ma bisogna anche fare i conti con la carta d’identità e col fatto che un post-Cristiano, se non l’anno prossimo, andrà pur costruito. 120 milioni sono una follia economica, in tempi di post-Covid. Ma, anche per la metà o poco più, ci sarebbe quantomeno da sedersi al tavolo delle trattative. Se nel frattempo l’animale da Champions ne portasse una in dote a Torino, sarebbe comunque un bel salutarsi.

Discorso diverso per Paulo Dybala. E qui non tutti saranno d’accordo. Fuoriclasse o no? L’argentino non lo è sempre stato e non lo è sempre tuttora. Ma i numeri non sono tutto, e quel che Dybala ha lo hanno in 2-3 in giro per l’Europa. Le richieste sono forse eccessive, ma più del soldo conta il ruolo: la Joya vuole essere certo che la Vecchia Signora punti su di lui anche per il futuro. E la Juve farebbe benissimo a farlo: a prescindere dai milioni, tutto quello che serve al buon Paulo è un segnale. Averne bisogno può anche essere un limite, ma con quel sinistro lì chi se ne frega.

Capitolo Pjanic. Partirà e ormai si è capito. Se accadrà per le insistenze del Barcellona o per la decisione in tal senso della Juventus, è tutto da chiarire. Impuntarsi su Arthur (ottimo giocatore) come unica alternativa è cosa buona e giusta. Il punto è che Pjanic via per Arthur risolve al massimo un problema di bilancio, ma non di cassa. Oggi il bosniaco è l’unico centrocampista (Khedira e Matuidi permettendo, ma gli anni in questi casi sì che pesano) di livello mondiale a disposizione di Sarri. Bentancur può diventarlo, ma è ancora un progetto di campione e non un campione fatto e finito. Morale della favola: Pjanic o non Pjanic, alla Juve servono grandi manovre a centrocampo, perché con una mediana così è davvero difficile imporsi in Europa.

Così come serve un centravanti. Oggi e domani. Oggi c’è Gonzalo Higuain: non recuperarlo ai suoi fasti sarebbe un peccato mortale, anche perché è l’unico nove che Sarri ha e s’è capito che anche nel 2020 un nove serve. Domani non ci sarà, perché la strada è segnata, ma allora diventerà indispensabile porre rimedio all’aver sottovalutato la partenza di uno come Mandzukic. Milik? Bell’attaccante, ma da queste parti risponderemmo più volentieri Icardi, anche se ormai pare impossibile.

Coppa Italia, non ne parliamo? Nì. Perché, diciamoci la verità, al tifoso della Juve importa, ma fino a un certo punto. Sarri non può perderla, questo è sicuro: sarebbe il primo trofeo in Italia ad alti livelli per lui. E uscire da sconfitto contro il Napoli, dato il rispettivo passato, sarebbe una bruciatura non da poco. Conta più per Sarri, che per la Juve. Ma, per quanto cacofonico possa sembrare, conta tantissimo anche per la Juve. Sarebbe il primo trofeo dopo la crisi del Covid, e in Italia non c’è squadra che possa, debba, voglia vincerlo più della Vecchia Signora. Occhio alla grinta del Napoli di Ringhio: l’estetica non è tutto.