Bernardeschi al Max: l'arma in più di Allegri. Juve cinque bellezze e VAR mille polemiche: è spento solo in Europa

Nasce a Bari il 23.02.1988 e di lì in poi vaga. Laurea in giurisprudenza, titolo di avvocato e dottorato di ricerca: tutto nel cassetto, per scrivere di calcio. Su TuttoMercatoWeb.com
25.09.2018 00:15 di  Ivan Cardia  Twitter:    vedi letture
Bernardeschi al Max: l'arma in più di Allegri. Juve cinque bellezze e VAR mille polemiche: è spento solo in Europa
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Non è neanche giusto definirlo un’arma in più. Perché Federico Bernardeschi s’è guadagnato lo status di arma punto e basta. In questo momento il numero 33 di Carrara merita un posto da titolare nell’undici di partenza della Juventus. Più di Paulo Dybala, per intendersi. Più di chiunque altro. Il gol contro il Frosinone è l’ultima ciliegina, la partita di Valencia consente di valutare la sua crescita anche alla luce di  avversari e frangenti più complicati di quelli visti allo Stirpe.

Al Mestalla, è stato Bernardeschi a tenere unita la Juventus nel momento più difficile, dopo l’espulsione di Cristiano Ronaldo. La reazione è stata da grandissima squadra anche a livello corale, ma Berna s’è fatto carico di dare un senso alla manovra offensiva della squadra e di tenere il raccordo centrocampo-attacco. Ha messo su muscoli, è vero ed è evidente, ma lo strapotere fisico di cui parla Allegri non è l’unica spiegazione per il momento d’oro dell’ex Fiorentina. Che ha tutti i mezzi e le qualità per continuare così. 

È un’osservazione abbastanza semplice e già fatta, ma ci aspettavamo tutti che a beneficare dell’arrivo di Cristiano Ronaldo fosse soprattutto Dybala. Un po’ per il feeling social sbocciato quasi subito, un po’ perché l’argentino era (è) oggettivamente il giocatore di maggior classe della squadra e gli mancava soltanto un passo avanti dal punto di vista caratteriale. Cioè uno dei migliori attributi di CR7. Su quel fronte, siamo fermi e forse abbiamo fatto addirittura passi indietro, ma non è il momento di infierire sulla Joya che a un certo punto si ritroverà perché non può buttare all’aria il proprio talento. Finora, comunque, dell’influsso positivo del campione portoghese ha beneficiato, appunto, soprattutto Bernardeschi, dopo aver sfruttato al massimo anche il suo primo anno in bianconero tutto di apprendistato. 

In questo momento, Bernardeschi è il giocatore più forte di questa Juventus. Nel senso che è il giocatore più in forma e anche il più decisivo. L’unica domanda che ci si può porre è se si tratti di una fase contingente, oppure se questo momento di grazia è destinato a diventare un fattore stabile per le dinamiche della Vecchia Signora. Gli indizi perché la strada sia la seconda non mancano: in primo luogo, tutto il discorso sull’elemento caratteriale. Bernardeschi dal primo minuto di Juve ha mostrato di aver ben capito dove si trovasse e quanto gli mancasse per potersi inserire con un ruolo da protagonista. L’arrivo di Ronaldo, come dicevamo, può solo aiutarlo da questo punto di vista. Poi, l’elemento tattico: in questo momento, non ha un ruolo ben preciso. A differenza di altri giocatori che vivono l’assenza di una posizione definita in campo come un assillo, nel caso di Bernardeschi vale però il discorso opposto: fa tutto e sempre allo stesso livello. Esterno d’attacco o di centrocampo, trequartista, in futuro probabilmente anche interno in una mediana a tre: sono ruoli che ricopre senza scadere nella mediocrità. Tutto e tutto bene. L'impressione che il nuovo top player ci fosse già, Juve-Napoli sarà un bel banco di prova anche per lui. 

È una Juve che, intanto, va. Comunque va. Brutta o bella che sia: cinque su cinque, ora il Bologna per continuare il filotto, poi il Napoli per il primo vero confronto d'alta quota della stagione. Cinque vittorie nelle prime cinque sono la miglior risposta alle troppe critiche di inizio stagione, ma non devono neanche essere l'alloro su cui cullarsi: oggettivamente, fin qui gli ostacoli erano tutti superati, poi a superarli bisogna essere bravi. E per questo è giusto parlare di una Juve cinque bellezze. Che deve essere attenta al Napoli molto concreto di Ancelotti, sempre più di Ancelotti nel senso che è sempre meno di Sarri e quindi sta diventando una squadra che non perde lo scudetto in albergo. Magari in un acquitrino, ma questa è storia vecchia, ferita ancora aperta. 

Due battute sul VAR: è stato scritto che era spento. Poi che si è acceso, ma solo per l'Inter. La verità è che, dopo l'abuso della prima stagione, si è passati all'estremo opposto. Adesso il VAR viene usato soltanto per situazioni oggettive: probabilmente era la soluzione più giusta fin dall'inizio, ma è stato un errore far abituare i tifosi a un altro modo di vivere la tecnologia. La verità è che siamo ancora in una fase di rodaggio, che l'Italia è più avanti di chiunque altro, e che usare il VAR per interrompere cinque minuti una partita al primo dubbio non è la strada giusta, ma neanche convalidare un gol quando nell'azione precedente la palla era evidentemente uscita dal campo. Siamo alla ricerca di equilibrio, ma non ha senso parlare di VAR spento o acceso. La verità è che l'aiuto tecnologico è spento soltanto in Europa, in modo del tutto anacronistico. Al Mestalla nessuno ha capito perché CR7 fosse stato espulso ma tutti hanno rivisto la carezza a Murillo nel giro di due minuti. Tranne l'arbitro e il dannoso addizionale. Senza VAR, è come se in tv tornassero a trasmettere senza sonoro e in bianco e nero.