A Roma la fotografia della Juve, a San Siro l’Inter è favorita. De Ligt, benedette mani. Senza Chiesa qualcuno si deve meritare la maglia
Pazza Juve… Fermiamoci qui per non indispettire qualcuno, ma la partita dell’Olimpico è la miglior fotografia della stagione bianconera. Una partita, diciamolo subito, non bella: i sette gol saranno stati magari divertenti per il classico spettatore imparziale, e visto il risultato pure per i tifosi juventini, però sono stati frutto di una gara giocata più sulle lacune e sugli errori che sulle prodezze tecniche. Bene per Allegri il risultato, pesantissimo in positivo visto nell’ottica della corsa Champions. Benissimo la reazione, anzi la doppia reazione: inizia ad avere gli attributi, la Vecchia Signora di oggi. Però resta volubile, una specie di mina vagante per gli altri e per sé stessa: può battere chiunque e perdere con chiunque. A volte nella stessa partita.
A San Siro, l’Inter parte nettamente favorita nei pronostici. Alt: non è questione territoriale o di rappresentanza sugli spalti. Non vogliamo montare questa polemica. Però i nerazzurri sono più forti e più squadra, inoltre avranno molte più scelte rispetto a un avversario più che dimezzato nelle sue potenzialità dalle tante assenze pesanti. All’ultima, che non ci voleva anche per l’Italia di Mancini, ci arriviamo. In generale, è da anni che la Juve in Italia non si approccia a una partita secca partendo così indietro nei pronostici: è un bell’interrogativo capire come gestirà il tutto e, per quanto la Supercoppa conti il giusto, è un bel test in vista delle future partite di Champions.
Breve excursus su De Ligt e il rapporto con le sue braccia, prima di chiudere. Prima premessa: il difensore olandese è fortissimo, potenzialmente uno da top 3 (se non top 1) a livello internazionale. Seconda premessa: anche per questa ragione che in estate sarà da tenere d’occhio, essendo uno dei pochi - se non l’unico - calciatori di questa Juve ad avere un vero e proprio mercato. E questa è una riflessione che dice quanto negli ultimi due-tre anni ci si sia complicati il futuro dalle parti di Torino. Detto tutto questo, è francamente difficile da comprendere come dopo diverse stagioni il guaio della postura con le braccia non sia ancora risolto. Non sono le mani a fare un giocatore e neanche un difensore. Però, vista la caratura del giocatore e il fatto che questi episodi siano così frequenti, sarebbe stato lecito aspettarsi che fossero risolti.
Chiudiamo con Federico Chiesa. A cui va l’inevitabile augurio di pronta guarigione. Tornerà più forte di prima. Non sono neanche da commentare quei per fortuna pochi non-tifosi che hanno fatto altrimenti sui social. Lo stop di Chiesa è la mazzata che proprio non ci voleva: sinora non ha sempre brillato, complice forse qualche incomprensione con Allegri qui e lì, ma resta uno dei due veri fuoriclasse che ha la Juventus lì davanti. Quello da cui ci si poteva aspettare il salto di qualità nella seconda parte della stagione. Ora, molto se non tutto finirà sulle spalle di Paulo Dybala, ma non è lui il giocatore a cui si pensa nel titolo. Il rinnovo dell’argentino servirebbe a tutti, non è questione di esserselo meritato o no. In rosa, però, ci sono altri elementi di sicura qualità che fin qui non hanno sfruttato a pieno le - poche o tante? Bella domanda - occasioni avute. Kulusevski e Kean su tutti: senza Chiesa, molto dipenderà da loro, anche pensando a un futuro in cui c’è da capire se la Juve voglia tenerseli stretti o meno. Tocca a loro convincerla.