A DOMANDA RISPONDE - Xavier Jacobelli: "La domenica nera degli arbitri, Nicchi e Rizzoli spieghino. Il problema è una corrente in seno alla casta. Juve aiutata? E' ora di piantarla. Elezioni Figc, ecco quale sarebbe la vera svolta....

29.01.2018 00:23 di  Xavier Jacobelli  Twitter:    vedi letture
A DOMANDA RISPONDE - Xavier Jacobelli: "La domenica nera degli arbitri, Nicchi e Rizzoli spieghino. Il problema è una corrente in seno alla casta.  Juve aiutata? E' ora di piantarla. Elezioni Figc, ecco quale sarebbe la vera svolta....

Ogni lunedì la redazione di Tuttojuve.com analizza i temi caldi del nostro calcio con una delle firme più autorevoli del giornalismo sportivo italiano, Xavier Jacobelli, editorialista del Corriere dello Sport-Stadio.

Un’altra domenica nera degli arbitri, nonostante la videoassistenza: si va dal rigore non concesso al Bologna per il fallo di mano di Koulibaly, al rigore concesso al Napoli per il contatto Masina-Callejon che non era punibile con il penalty, al gol di braccio segnato da Cutrone alla Lazio, al gol annullato al Crotone per un fuorigioco che non c'era. Da settimane, lei sottolinea come il problema non sia certo la tecnologia, ma la mediocrità tecnica della classe arbitrale. Che cosa pensa degli sviluppi della situazione?

 
“Temo che il peggio debba ancora venire. Troppi arbitri sono tecnicamente inadeguati alla serie A e non andrebbero bene nemmeno in serie C. Purtroppo, anziché fermarli non per uno o due turni, ma per un periodo molto più lungo, il designatore si ostina a rimandarli in campo, con pervicacia degna di miglior causa. Ciò che è accaduto anche nella ventiduesima giornata di campionato dimostra come in questi anni, dietro gli autoelogi dei vertici della categoria (“Gli arbitri italiani sono i migliori del mondo" e altre facezie che ci sono state ammannite) ci sia stato un inquietante tracollo del livello di preparazione di chi viene incaricato di dirigere una partita del massimo campionato. Per non dire della serie B dove dall’inizio della stagione, ne sono successe di tutti i colori.
La gravità degli errori commessi nell’ultimo turno di campionato è tale da imporre a Nicchi e a Rizzoli di spiegare pubblicamente che cosa sta succedendo e quali provvedimenti il presidente e il designatore degli arbitri intendano prendere. E’ inutile convocare incontri plenari, con allenatori e capitani, a uso e consumo del circo mediatico; è inutile pontificare che tutto va bene quando succede il contrario. Se Nicchi e Rizzoli non sono capaci di cambiare la situazione, tolgano il disturbo. Così non è possibile andare avanti.   
 
Limitiamoci gli episodi più eclatanti. Sezione falli di mano in area:  braccio di Iago Falque in Lazio-Torino; braccio di Mertens in Crotone-Napoli; braccio di Bernardeschi in Cagliari-Juventus; braccio di Koulibaly in Napoli-Bologna. Quattro rigori evidenti, nessuno concesso. Sezione fuorigioco: Cacciatore (Chievo-Udinese); Martens (Atalanta-Napoli). Sezione gol di mano, anzi di braccio: Cutrone in Milan-Lazio. Domanda dei tifosi: ma come si fa a non vedere mai nulla? Ma chi è responsabile della Var, che non a caso si chiama videoassistenza arbitrale, che cosa ci sta a fare davanti al video?
 
“Domande interessanti, risposta univoca  il problema non è la tecnologia, il problema è chi non vuole usarla e presuntuosamente non vi ricorre, come è accaduto troppo spesso dall’inizio del torneo e chi, piazzato davanti video, spesso di conferma tecnicamente mediocre come il collega che sta in campo e dovrebbe aiutare a sbagliare meno. Qui sta il punto. Non è un mistero: in seno alla casta arbitrale, c’è una corrente che si oppone al cambiamento perché la tecnologia riduce il potere discrezionale degli arbitri e la loro possibilità di condizionare l’esito di un incontro a causa degli errori commessi in buonafede. Sottolineo, in buonafede, perché trattasi di fallibilità umana. Proprio per questo, la Var è stata concepita per aiutare gli arbitri a ridurre i loro errori".  
 
E pensare che, nel fronte anti-juventino, c’è chi in queste settimane ha ripetuto: la Var aiuta i bianconeri. Addirittura c’è chi, in Rete, ha applaudito Cacciatore per il gesto delle manette. Le che cosa ne pensa?
“Credo sia ora di piantarla con questo stereotipo che, come tutti i luoghi comun,i è stantio e ripetitivo. L’ampiezza, oserei dire la vastità, l’immensità degli sfondoni arbitrali è tale che ogni squadra ne ha fatto le spese o ne ha ricevuto vantaggi, dipende dai punti di vista. Quanto a Cacciatore e al gesto delle manette, per non dire di Bastien che si è fatto cacciare per i due falli, tanto evidenti quanto evitabili su Asamoah, che cosa c’entra la Juve? Il Chievo ha peccato di autolesionismo e penso che Maran abbia avuto molte cose da dire ai due giocatori che, con la loro condotta, hanno lasciato la squadra in ove contro i campioni dì’Italia".
 
Parliamo di politica federale e di Palazzo. Oggi s Roma si dovrebbe eleggere il nuovo presidente federale, mentre la Lega di A non ha ancora il suo, di presidente. Come andrà a finire?
“La vera svolta ci sarebbe se l’ex calciatore Tommasi venisse eletto presidente della Figc, evento senza precedenti nella storia federale. Ma, la sua, è una lotta durissima contro il conservatorismo di un Sistema che, dal 13 novembre scorso a oggi, tutto ha fatto fuorché preoccuparsi della Nazionale, sbattuta fuori dalla corsa al mondiale dopo 59 anni; del nuovo ct, delle riforme da varare senza se e senza ma. Ecco perché, se la fumata sarà nera, è auspicabile arrivi subito il commissario del Coni e rimanga in Via Allegri per tutto il tempo necessario a rifondare un sistema che fa acqua. A cominciare da quel 34 per cento di voti di cui godono i Dilettanti in sede di elezione del presidente federale: una percentuale che non sta né in cielo nè in terra. Per non dire del marasma in Lega: da nove mesi, la serie A non riesce ad eleggere lo straccio di un presidente, il commissariamento di Tavecchio è stato inutile e non ha partorito nessun risultato, se non quello di accrescere la confusione. Addirittura, in questi giorni abbiamo registrato la candidatura del presidente della Lega spagnola, Javier Tebas, caldeggiata dal presidente del Toro, Urbano Cairo, al ruolo di amministratore delegato della Lega di A: come se in Italia non esistessero manager validi, capaci e padroni della lingua inglese, cosa che, ci dicono, non risulta essere una peculiarità del signor Tebas".