35 o 37: Juve, sei più grande di un numero. Rabiot, Pogba e due categorie di differenza. Higuain sarebbe davvero un problema?
Cannavaro, Ibrahimovic, Emerson, Camoranesi, Nedved, Del Piero, Zambrotta, Trezeguet, Mutu, Vieira, Thuram. Non è una formazione, anche perché manca il portiere. Sono, presenze alla mano, i primi undici giocatori della Juventus, di una stagione non casuale: 2005/2006. In porta, per la cronaca, andò più Abbiati che Buffon, unico giocatore di quella squadra ancora in attività assieme a Chiellini. Gli altri: qualcuno fa l’allenatore, qualcuno il commentatore, chi il vicepresidente e chi tutto fuorché quello che dovrebbe fare. Un dato li accomuna: sono il passato, seppure glorioso, di una società che nel presente scrive stagione dopo stagione la storia del nostro calcio.
La sentenza del Collegio di Garanzia del CONI che ha dichiarato inammissibile il ricorso della Juve contro la revoca dei due scudetti della discordia ha le stesse caratteristiche: parla del passato, non del presente né del futuro. È criticabile, pur non conoscendone ancora le motivazioni, perché è l’ennesima occasione persa per mettere una pietra sopra a ciò che è stato, ma le sentenze hanno anche questo, che sia pregio o un difetto: non si discutono, al massimo si appellano. E il compito di lasciare quel che è stato nel passato, forse, compete alla Juventus.
Tutti avremmo preferito che il Coni entrasse nel merito e chiudesse la questione. Probabilmente anche la FIGC che, meno di un anno fa, impose che il numero 36 fosse coperto, allo Stadium, in occasione di Italia-Olanda. Non abbiamo avuto una risposta, e quindi in sostanza continua ad avere ragione Agnelli quando dice che ognuno nel proprio salotto espone quello che vuole. Forse è il destino di quei due scudetti, quello di rimanere incerti, reclamati o negati a seconda del punto di vista, restino così. In bilico, emblema di anni comunque bui per il nostro calcio. Forse è il caso di lasciare al passato una polemica su una ferita aperta e che nessuna sentenza potrà mai cauterizzare. Una cosa è certa: la Juventus di oggi è più grande di un numero. Che sia 35 o 37. E “accontentarsi” della storia incredibile che sta scrivendo, giorno dopo giorno, successo dopo successo.
Una storia che va avanti, con chi ancora non si sa. E qui arriviamo all’attualità, per non restare anche noi legati al passato. L’agognato summit Allegri-Agnelli è già avvenuto o forse no, sta accadendo in questi minuti. O magari avverrà domani: è una continua rincorsa ad azzeccare la data giusta, e ce ne tiriamo fuori. Tutti i segnali, al momento, fanno pensare che comunque il livornese, con buona pace dei suoi detrattori, sarà ancora il tecnico della Juve. Di quale Juve? Quella che si sta definendo in questi giorni. Rabiot a parametro zero o Pogba a 100 e passa milioni? A parere di chi scrive, non è un problema da porsi. Il francesino del PSG è un bel giocatore, il francesone del Manchester United un campione assoluto: ci sono, almeno, un paio di categorie di differenza. E la questione economica è un falso problema: i parametri zero sono affari spesso spacciati per più convenienti di quanto non lo siano davvero. Leggi alla voce commissioni e ingaggio. Certo, Pogba costerebbe di più. Ma c’è anche da considerare la netta differenza dal punto di vista commerciale: con tutto il rispetto per Rabiot, non abbiamo dubbi su quale sarebbe la maglia più venduta negli USA o in Indonesia, tra le due. Poi c’è la concorrenza, ci si metterà di mezzo il Real Madrid e in ultima analisi l’arrivo di Pogba resta complicato, per usare un eufemismo. Ma tra i due non avremmo dubbi.
Un grande centrocampista, per sostituire Pjanic? Il dubbio è legittimo, anche se alla voce partenti l’unico nome sicuro è quello di Khedira. La cessione del bosniaco è in questo momento la miglior plusvalenza possibile per le casse bianconere, ora come ora potrebbe persino essere più redditizia di un’eventuale cessione di Dybala (discorso già affrontato: alla pari con Icardi? No, grazie). Attenzione, però, a non sottovalutare il peso di Pjanic sulle dinamiche di campo: è stato il vero insostituibile di questa stagione, almeno quando contava. Come Mandzukic, per certi versi: ora il croato è sotto accusa, ma i gol nei big match dell’andata portano tutti la sua firma. Il rinnovo non vuol dire permanenza certa: è una riflessione che le parti stanno facendo. Ma anche qui, attenti: Icardi è tutt’altro tipo di giocatore. Serve una fisionomia chiara, per la nuova Juve. Che sia di Allegri o di qualcun altro, è stato proprio questo il principale difetto nella stagione che sta andando agli archivi. Più del ricambio generazionale, che sarà comunque inevitabile a un certo punto. Lasciamo con una provocazione: si parla tanto di Gonzalo Higuain, delle incertezze del Chelsea e della possibilità che torni in bianconero, con eventuale danno economico. Un paio di premesse: la Champions già in tasca cambia molte cose per i londinesi, tra cui le valutazioni su Sarri e di conseguenza anche sull’argentino. La sua cessione già decisa è stata messa in preventivo dalla Juve, che non vuole proprio fare i conti con il ritorno di uno stipendio alto (e un ammortamento non leggero). Però, nel caso dovesse partire Mandzukic, siamo sicuri che un giocatore forte fisicamente, tecnico e col killer istinct, affiancato a Ronaldo, sia davvero un problema?