Gli eroi in bianconero: Pietro Mario FERRERO

Pionieri, capitani coraggiosi, protagonisti, meteore, delusioni; tutti i calciatori che hanno indossato la nostra gloriosa maglia
24.04.2017 10:30 di Stefano Bedeschi   vedi letture
Gli eroi in bianconero: Pietro Mario FERRERO
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Riassumere in breve l’attività agonistica di Mario Ferrero non è un’impresa facile. Del resto forse meglio così, perché Ferrero giocatore sobrio, di poche parole, non avrebbe mai voluto che si spendessero per lui inutili frasi retoriche. Vera tempra dì torinese, nato nel 1905, si era dedicato da giovanissimo al calcio, proprio nell’immediato primo dopoguerra, ed era riuscito in poco tempo ad affermarsi come un giocatore di valore nelle file del Pastore, la squadra torinese oramai scomparsa, che al primo campionato, dopo l’interruzione, del 1919-20, vinto dall’Internazionale, partecipò al campionato di Serie A. Allo scioglimento di questa società, Ferrero passò alla Juventus all’inizio della stagione 1922-23. Attaccante di buon rendimento, giocò alla Juventus per un buon periodo come centrattacco e interno sinistro. Lo troviamo così per la prima volta Campione d’Italia con la Juventus nel 1925-26, la squadra di Combi, Rosetta, Allemandi, Barale, Meneghetti, Viola, Munerati, Vojak, Hirzer e Torriani.
Giocatore d’ordine, dal rendimento costante doveva, però, affermarsi come terzino ambidestro. Venne così a costituire, per sei anni, la riserva fissa di Rosetta e Caligaris, una riserva che quando fu chiamata all’opera non fece mai rimpiangere i pur grandi titolari. Eccelleva nel gioco di testa, avendo una formidabile elevazione e tecnicamente godeva dei benefici di essere stato in gioventù un attaccante; mai nessuna entrata spericolata, il suo gioco apparve sempre misurato e redditizio anche se poco appariscente e spettacolare.
In quattro campionati, nel periodo del quinquennio, dal 1930 al 1934, Mario Ferrero disputò trentacinque gare in prima squadra, conquistano quattro scudetti, oltre a quello del 1925-26. Se avesse voluto cambiare società avrebbe potuto affermarsi in qualsiasi complesso nazionale. Solo al termine della carriera, cioè nell’anno 1934-33, si decise a trasferirsi alla Sampierdarenese. Da tutti gli juventini, Mario Ferrero sarà ricordato con affetto come atleta taciturno e sobrio. Un professionista serio che ha percorso i tempi.