Gli eroi in bianconero: Patrice EVRA

La rivisitazione di alcune partite giocate dalla Juventus; storie di vittorie e di sconfitte per riassaporare e rivivere antiche emozioni
18.05.2017 10:30 di  Stefano Bedeschi   vedi letture
Gli eroi in bianconero: Patrice EVRA
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© foto di Federico De Luca

Patrice Evra è un nuovo calciatore del Marsiglia – si legge sulla pagina Facebook de “Lamagliadellajuve” del 27 gennaio 2017 – la società e gli ex compagni di squadra lo hanno salutato in queste ore anche attraverso i social (fra qualche anno, un tweet sostituirà definitivamente una stretta di mano: o no?). Arruolato da Madama per poco più di un milione di sterline nel luglio del 2014, Patrice parte piano per poi crescere di rendimento gara dopo gara. Non è più quello dei migliori anni allo United, quando nel ruolo aveva pochissimi rivali al mondo, ma pur con pochi slanci è un elemento affidabile. Non perde occasione per manifestare il suo amore per la Juve, l’attaccamento ai colori bianconeri, l’apprezzamento verso il calcio italiano.
Sembra uno cresciuto nelle giovanili della Vecchia Signora. Allegri, durante la scorsa stagione, lo manda in campo spesso e volentieri nonostante la concorrenza del neoacquisto Alex Sandro. In coppia con Cuadrado, perché il tecnico bianconero non prevede due terzini di spinta contemporaneamente in campo. È fra quelli che, dopo la sconfitta con il Sassuolo, contribuiscono alla rinascita della squadra: rinascita tecnica, tattica, soprattutto psicologica. A Monaco, contro il Bayern, la Juve esce dalla Champions League: a pochi secondi dal 90’, con i bianconeri in vantaggio per 2–1, Evra si trova fra i piedi un pallone che scotta: non rilancia, prova a gestirlo in proprio. I Bullen recuperano e vanno in goal, creando le basi per il passaggio del turno. La Juventus passa da una qualificazione storica a un’eliminazione bruciante. Al francese, quell’errore verrà puntualmente rinfacciato, ironizzando sulla sua eccessiva attenzione alla comunicazione. Quando vinci puoi tutto, quando perdi no: antico adagio. L’ultima avventura di Patrice in maglia bianconera comincia in tono minore: Alex Sandro si ritaglia un posto da titolare fisso. L’eterno ragazzo di Dakar viene gettato nella mischia dal trainer livornese in Supercoppa, quando l’omologo brasiliano deve abbandonare il campo per infortunio. Il nostro vacilla, e Suso, al suo cospetto, diventa più grande di quello che è. Dopo quell’incontro, qualcosa si rompe. Se non c’è Alex, stiamo a vedere se Asamoah si è finalmente svincolato dai guai fisici. E qualora il ghanese non riuscisse a giocare due partite consecutive di buon livello? Aspettiamo Mattiello, il ragazzo prima o poi dovrà interrompere la sua relazione con la malasorte. Con la maglia della Juve, Patrice Evra ha collezionato ottantadue presenze condite da tre reti. Fra qualche anno, i sostenitori della Vecchia non ricorderanno il suo nome con un sorriso carico di nostalgia. L’impressione è questa.

Il suo saluto: «Per dire la verità non è stata una scelta facile. Infatti, sono andato via ed io stesso non me lo aspettavo. Quando sono arrivato dopo l’Europeo sono arrivato molto carico e con tanto entusiasmo. Infatti, avevo fatto dei video nei quali dicevo: “Dobbiamo vincere la Champions”. E veramente era questo il mio obiettivo. Quando abbiamo iniziato la stagione la prima partita non ho giocato, la seconda partita non ho giocato, la terza non ho giocato... E siccome sono uno molto educato e non mi piace litigare con nessuno ho solo detto al mister: “Ho voglia di giocare”. È lui mi ha detto: “Pat non ti preoccupare che c’è la Champions”. Allora alla fine anche i miei compagni mi prendevano in giro e mi dicevano che ero un uomo da Champions. Però una partita al mese e a me non mi conveniva più. Dopo le vacanze e la sosta di una settimana lì ho sentito che non ero più felice. La gente può dire che è una scelta egoista. Però preferisco essere onesto con me stesso e andare via. Invece che arrivare all’allenamento e non essere concentrato e non essere al massimo per la Juve. Io ho detto: “Alla Juve devi essere al 100% e se sei solo al 90% non basta”. Io sono fatto così. E infatti per non fare questo alla Juve, perché rispetto tanto tutto quello che mi hanno dato (perché infatti faccio questa intervista perché voglio ringraziare delle persone come Marotta, Paratici, il presidente Agnelli e Pavel Nedved) è veramente una società di gentleman. Perché hanno capito e mi hanno lasciato andare. Erano anche loro amareggiati, però alla fine mi hanno capito e hanno capito che con Pat o sei al 100% o se no lo perdiamo. Allegri? Io per il mister ho una grande stima. Infatti, mi ha fatto un po’ male quando la gente ha detto che sono andato via per colpa di Allegri. Abbiamo parlato e lui per me è un grande allenatore e me lo ha dimostrato due anni fa contro il Borussia Dortmund. Aveva fatto una presentazione della partita che quando sono arrivato a Dortmund, era la prima volta che mi succedeva, che tutto quello che lui aveva detto l’ho rivisto il giorno della partita. È uno molto positivo, non gli piace lo stress. Lo vedo bene in Inghilterra, perché io ho sempre detto che in Inghilterra mancano di disciplina tattica. Per questo un allenatore italiano è fondamentale. Lo abbiamo visto con Ranieri e adesso con Conte. Secondo me il Chelsea vincerà il campionato. Se va il mister non vedo perché non dovrebbe fare bene».