Gli eroi in bianconero: Luigi SIMONI

Pionieri, capitani coraggiosi, protagonisti, meteore, delusioni; tutti i calciatori che hanno indossato la nostra gloriosa maglia
28.01.2010 09:32 di  Stefano Bedeschi   vedi letture
Gli eroi in bianconero: Luigi SIMONI
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© foto di Federico De Luca

Ciuffetto nero, corto, dall’aria un po’ sbarazzina; viso asciutto, occhi scuri sempre limpidi e ridenti. Un bel viso simpatico, da ragazzo per bene; sobrio e quieto nel parlare. Appropriato il dire, con ogni parola al posto giusto; senza enfasi ma nutrite, ricche, le sue frasi. Di uno che con la lingua italiana ci sa fare senza intoppi. “Gigi” Simoni, arriva alla Juventus nell’estate del 1967, a ventotto anni, di cui cinque di serie A, tre nel Torino.
Passa dai granata ai bianconeri senza rumore, quasi in punta di piedi, in un modo che rispecchia esattamente la sua natura elegante ed un po’ schiva. I tifosi granata non hanno fatto sommosse, per lui. Era l’altro “Gigi” quello che volevano rimanesse ancora al Torino, il loro idolo: Meroni. Del discreto Simoni, passato ai rivali, si dispiaceranno solo gli intenditori di palato fino, quelli che badano alla sostanza più che alla forma.

Se il “Paron” Rocco fosse rimasto alla guida dei Torino, forse Simoni non avrebbe avuto via libera. Nereo, pur prediligendo gli uomini forzuti fin dal tempo del suo Padova d’assalto, ha sempre tenuto in considerazione somma le “grosse teste”, i calciatori cioè che sanno anticipare con il ragionamento l’azione che segue.
Meroni era uno degli obiettivi della Juventus. La squadra bianconera avrebbe tratto, dal vispo “inventore” di Como, i presupposti per variare in Coppa dei Campioni i suoi temi di attacco. Ed era dato per scontato che Heriberto Herrera sarebbe toccato del lavoro supplementare per comporre il dissidio inevitabile tra la disciplina ferrea, in campo e fuori, che gli è cara, e l’abilità ispirata del “genietto” Meroni.
Simoni è tutto il contrario di Meroni; il suo parlare è garbato e competente. Di rado si concede la “sparata”.
«Se qualcuno alla Juventus protesta per la durezza della disciplina di Heriberto, dovrebbe ricordarsi che grazie ai “giri di vite” del suo allenatore il proprio valore sul mercato sta aumentando».
La sua carriera in bianconero durerà solamente la stagione 1967-68, con solamente 14 presenze; farà una discreta figura nel Brescia e nel Genoa, prima di intraprendere la carriera di allenatore.