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Il primo allenatore di Miretti: "Scovato in un piccolo campetto dietro la chiesa, vinceva sempre le scommesse. Sarà il futuro capitano della Juve"

04.05.2022 11:30 di  Mirko Di Natale  Twitter:    vedi letture
ESCLUSIVA TJ - Il primo allenatore di Miretti: "Scovato in un piccolo campetto dietro la chiesa, vinceva sempre le scommesse. Sarà il futuro capitano della Juve"
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Nell'ambiente bianconero non si fa altro che parlare di Fabio Miretti (18), è lui il ragazzo del momento in casa Juventus. Il suo debutto da titolare non è passato inosservato, il pubblico è infatti rimasto strabiliato dalle giocate del giovanissimo 'Ciko' - così come è chiamato in famiglia -. La nostra redazione ha contattato telefonicamente, in esclusiva, il suo primissimo allenatore nel Cuneo, Fabrizio Blengino, per parlarne approfonditamente e non solo:

Sei stato il primo a vedere Miretti all'opera, che cosa ci puoi raccontare di lui?

"Il primo a veder giocare Fabio, all'età di sei anni, è stato l'allenatore Ermanno Demaria. L'ha trovato ad uno stage estivo mentre giocava con altri bambini in un piccolo campetto dietro la chiesa. Fin da subito è rimasto innamorato calcisticamente delle qualità di quel piccolo bambino che già faceva grandi cose. Mi disse che era un diamante grezzo, così lo segnalò alla nostra scuola di perfezionamento 'Excellent' che all'epoca si occupava anche di gestire i pulcini e gli esordienti per il Cuneo. Non gli credevo, ma fortunatamente ho cambiato idea".

E dopo che cosa è successo?

"Per prima cosa, lo abbiamo convinto a venire da noi. A causa del regolamento non poteva ancora giocare, per questo motivo venne aggregato con i ragazzini del 2001 di due anni più grandi di lui. Ma tanto non cambiò niente (sorride ndr), Fabio già faceva la differenza. Era un piccolo gigante, con una determinazione e una qualità davvero molto importanti. In venticinque anni di carriera, non ho più visto bambini come lui".

Avrà avuto qualche problema, oppure era già perfetto a sei anni?

"Inizialmente aveva qualche difficoltà, come capire qualche esercizio, ma era normale. Luciano Rosano, con cui allenavo insieme la squadra, mi diceva che era speciale. Non mollava mai di un centimetro, anche contro bambini più grandi di lui. Quasi gli rimbalzava addosso, eppure non aveva paura. C'erano tante persone, specialmente anziani, che venivano apposta per seguirlo. Fabio era già una star all'epoca".

C'è un episodio particolare che ricordi con lui?

"Il piccolo Fabio amava fare scommesse, spesso mi diceva che avrebbe fatto gol in soli 15''. Mi mostravo dubbioso, ma sapevo bene il suo valore. Così lo cronometravo, lui scartava tutti e vinceva sempre la Coca Cola. Era una roba pazzesca, ma poi quell'annata era devastante. C'era anche Matteo Tosi, un altro ragazzo molto forte che è andato alla Juventus. Lui è stato due anni a Cuneo, poi ha iniziato ad allenarsi con il Torino. E' stato Demaria, che già lavorava per il Torino, a spingerlo ad allenarsi coi granata. Ma il destino ha voluto che, alla fine, si unisse alla Juventus".

Non sei stupito, dunque, di averlo trovato titolare con il Venezia?

"No, perché mi sono sempre informato su Fabio. Anche quando non era più un mio calciatore. Un mio conoscente, che fa l'osservatore nella Juventus, mi raccontava passo per passo la sua crescita. E' un predestinato".

C'è qualche giocatore a cui assomiglia o ricorda Fabio Miretti?

"Ricorda molto il mio ex compagno di squadra Fantini, ma non per un discorso tecnico. Fabio ha cinque volte la sua tecnica, quindi non potrebbe mai essere possibile un paragone tra i due. Però rivedo in lui la stessa determinazione, costanza, applicazione e voglia di arrivare. Ha la componente fondamentale che serve a questi livelli: la testa. Se hai solo i piedi, prima o poi ti perdi per strada".

Vogliamo fare un'altra scommessa? Dove lo vedi tra dieci anni?

"Se manterrà la stessa umiltà di allora, e non si perderà per strada, lo vedo come il futuro capitano della Juventus. L'ultimo a compiere un percorso del genere è stato Claudio Marchisio, nella storia del club non sono in tanti ad esserci riusciti. Nessuno gli ha mai regalato nulla, è arrivato ad esordire in prima squadra con le sue sole forze. Sarebbe davvero un grande orgoglio".

Si ringrazia Fabrizio Blengino per la cortesia e la disponibilità dimostrata in occasione di questa intervista.