A tutto Padoin: "Juve la più forte, Cagliari avversario difficile. Conte? Quella frase ci ha spronati. Su Berlino, Pirlo, Morata, Dybala e Pogba...."
"Attualmente sto aiutando mia moglie nella sua palestra, la fortuna è che ho trovato subito qualcosa da fare dopo la rescissione con l'Ascoli. E poi, finalmente, riesco a passare più tempo con lei e con i miei tre bambini. Mi sto abituando decisamente alla nuova vita". Ci accoglie così dall'altra parte della cornetta Simone Padoin, fresco di ritiro dal calcio giocato, che ai microfoni di TuttoJuve, in esclusiva, racconta le sue sensazioni una volta appesi gli scarpini al chiodo e analizza approfonditamente le dinamiche in casa Juventus:
E' stata una decisione maturata improvvisamente oppure avevi già pensato al ritiro?
"Non ci avevo ancora pensato poiché avevo un anno di contratto con l'Ascoli, ero convinto di riuscire a giocare ancora. E nel frattempo mi stavo preparando per questo momento, sono già due o tre anni che studio da allenatore delle giovanili e da fitness in quanto già consapevole di aprire una palestra nel prossimo futuro. Ho anticipato i tempi di un anno, i marchigiani mi hanno proposto una buonuscita per la risoluzione del contratto e così ho iniziato a valutare un po' il tutto: dalla pandemia alle condizioni fisiche, a quelle della mia famiglia che è rimasta a Bergamo. C'era la necessità per i miei figli di rimanere qui, in questo modo posso stare vicino a loro e prepararmi per quello che farò da domani in poi".
Visto che hai il pallino di voler fare l'allenatore nelle giovanili, hai già pensato a quale ex allenatore ispirarti tra quelli avuti in carriera?
"Penso di prendere il meglio da ognuno di loro, ho avuto dei maestri che mi hanno insegnato tantissimo. Ricordo, molto volentieri, sia Antonio Conte che Massimiliano Allegri che mi hanno lasciato davvero tanto. Il mio desiderio è quello di allenare le giovanili, che è completamente un mestiere differente dall'essere alla guida di una prima squadra. Sei sempre un allenatore di calcio, ma con un po' di differenza: quando alleni tra i grandi non hai il tempo di poter coltivare il talento di un giovane e i risultati ottenuti troppo spesso si rivelano un fattore negativo per la loro crescita".
Aprendo il discorso Juventus, credi ci sia una similitudine tra questo inizio di stagione e quello vissuto dalla tua squadra nel 2015?
"Sì per i risultati ottenuti, no per quanto riguarda la squadra in sé. Noi ricominciavamo dallo stesso allenatore e dal gruppo che era rimasto più o meno lo stesso, dopo i primi risultati non all'altezza c'erano buone probabilità di invertire la rotta. C'erano più certezze, rispetto ad oggi dove c'è un allenatore nuovo e la squadra ha abbassato l'età media. La Juventus resta ancora la squadra più forte, ma le rivali si sono avvicinate e vorrebbero fare un qualcosa di grandioso per rompere un'egemonia che perdura dal 2012".
Che cosa ne pensi della stagione attuale?
"Penso che quest'anno ci sia molta più competitività del solito, ci sono più squadre che ambiscono al titolo. Non più il Milan del 2012 o Napoli e Roma degli anni seguenti, adesso è tornata l'Inter e oltre a quelle citate possiamo aggiungere anche Lazio ed Atalanta. Questo è un campionato in cui tutti possono crederci, il virus poi rende più incerto l'andamento della stagione. La Juve farà più fatica del solito".
E questo week-end, l'ottava giornata di campionato oppone la Juve ad un'altra tua ex squadra: il Cagliari. Quali sono le tue impressioni in vista del match?
"Sarà un match difficile per i padroni di casa, il Cagliari sta iniziando a carburare dopo un avvio un po' incerto e non è assolutamente da prendere sottogamba. E' una squadra che merita assoluta attenzione, può dare fastidio ad una Juventus che si presenterà alla sfida con un sacco di giocatori reduci dalle nazionali. Quello è sempre il match più indecifrabile, perché hai davvero poco tempo per poterti allenare. Ho visto davvero bene i sardi, ma c'è da dire che la Juve è abituata a scendere in campo ogni tre giorni".
Quali dei tuoi ex compagni potrebbe essere l'avversario più pericoloso per questa Juventus?
"Penso che Joao Pedro abbia trovato la sua dimensione, nei tre anni trascorsi insieme a Cagliari mi ero accorto delle sue grandi qualità in area di rigore. Partita dopo partita, mi sta continuando a stupire in positivo. Un piccolo difetto che avevo riscontrato era la mancanza di continuità, anche se c'è da dire che nella stagione 2016/17 si ruppe il perone e rimase fuori per un po' di tempo. Ora Joao è nel pieno della maturità e lo sta dimostrando, prima non riusciva ad esser incisivo sotto porta al contrario di quello che è oggi. Un altro ragazzo che sta convincendo è Nandez, il rendimento è sempre di altissimo livello e mi piace molto per come si esprime in campo".
Ma Juventus-Cagliari evoca forse un altro ricordo piacevole.
"Non posso dimenticarmi di quel ricordo, la conquista del primo titolo è un'emozione che sarà per sempre indelebile dentro di me. Peccato solo non averlo vinto davanti ai nostri tifosi, ma fu una grandissima soddisfazione rientrare in città e festeggiarlo poi una settimana dopo con tutte le persone che ci acclamavano. E' stato uno scudetto arrivato in maniera inaspettata grazie al lavoro e al sacrificio di tutti, il nostro avversario era il Milan che era composto da grandissimi campioni. Penso che la nostra vittoria si possa definire come storica,, semplicemente perché nessuno si aspettava il risultato finale. Alla luce dei conti è stato meritato, la Juventus invincibile di quella stagione non perse nemmeno un match".
Quindi il primo scudetto dei cinque vinti fu il più bello?
"Sì perché fu decisamente inaspettato, alla pari di quello vinto due anni dopo con il record di 102 punti. Penso che sarà una quota che difficilmente verrà raggiunta a breve, perché trentatré vittorie, tre pareggi e due sconfitte sono davvero tanta roba per una squadra di calcio in un singolo torneo. Il merito è da attribuire a noi ma anche alla Roma, avversario molto ostico, che ci fece tirar fuori il meglio di noi. I giallorossi cominciarono con dieci vittorie di fila e rimasero per buona parte del cammino ad otto punti, il che non ci fece mai abbassare la guardia".
Antonio Conte disse che "con dieci euro non si mangiava in un ristorante da cento". Come venne presa da voi quella frase? Vi siete sentiti spronati quando raggiungeste l'anno dopo la finale di Champions di Berlino?
"Forse quelle parole del mister erano state dettate dal momento che stava vivendo, da parte nostra sono servite a spronarci per dare di più. Quando giochi nella Juventus, ascolti veramente moltissime cose. Ma in questo ambiente è normale, le motivazioni, però, sono sempre a mille al di là di ciò che viene detto, questo l'ho capito una volta che ho iniziato a giocare per questi colori. Perché quando giochi per la salvezza sei consapevole che hai un margine più alto di perdere una partita, al contrario di quando devi vincere una competizione in quanto non puoi fare nessun tipo di calcolo".
Allora, forse, vi siete sentiti più vogliosi di riscattare una cocente delusione dell'anno prima ad Istanbul.
"Esatto, da parte nostra c'era la voglia di dimostrare che in Europa potevamo fare grandi cose. La Juventus giocava da Dio in Italia e al di là dei calciatori, dominava grazie al tipo di gioco che interpretava. Per cui volevamo riproporre il nostro dominio anche al di fuori dei confini nazionali, sapevamo non sarebbe stato facile ma volevamo almeno provarci. Anche perché vincere non è mai semplice, in Champions oltre alla forza degli avversari c'è anche da tener conto il dettaglio in ogni incontro. Ma penso sia indiscutibile quello che il club sia riuscito a fare negli ultimi dieci anni".
In Europa nella tua avventura bianconera ci sono due crucci: la partita con il Benfica dello 'Stadium' e quella di Berlino con il Barcellona. Forse la risposta è scontata, ma quale vorresti cambiare?
"Sicuramente per il blasone scelgo la finale di Champions, durante il lockdown mi è capitato di rivedere quella sfida e ho rivissuto quel momento. Seppur dalla panchina, c'era veramente la sensazione che dopo il pari ottenuto con Morata si potesse vincere il match. Nel primo tempo poteva finire anche con uno scarto maggiore di un gol, invece nella ripresa le cose cambiarono e c'era più consapevolezza da parte nostra. Ma il dispiacere di quel match con il Benfica non è da meno, il match del ritorno fu inevitabilmente condizionato da quel gol subito nel finale della partita di Lisbona. Siamo scesi in campo un po' agitati, troppo vogliosi di ribaltarla e quel pallone maledetto davvero non voleva entrare. Sarebbe stato bello poter disputare l'ultimo atto di Europa League, competizione molto prestigiosa, in casa nostra".
La macchina del tempo ritorna al biennio 2014-2015, con tre nomi per tre giudizi: si parte da Andrea Pirlo
"Ha cambiato mestiere rispetto ad allora, vuole portare avanti l'idea di un calcio bello, propositivo, diverso da quello di Sarri dove il principio è più importante dello schema. La squadra è molto fluida in campo, il suo credo è quello di non imporre ma di proporre delle alternative ai suoi calciatori in modo da far prendere sempre la giusta decisione. E' un modo di interpretazione che adoro, mi piace moltissimo anche se ci vuole un po' del tempo per vederlo sbocciare definitivamente. Un po' di ritardo delle prestazioni e dei risultati è senz'altro dovuto da questo".
Al centro, inevitabilmente, non può che esserci Alvaro Morata assoluto protagonista di questo inizio di stagione.
"Il Morata che ho conosciuto, quello della prima volta in bianconero, ci ha dato una grossissima mano. Si faceva già notare per i gol decisivi, tanto è che in Champions era stato in grado di trascinarci letteralmente verso la finale di Berlino. L'Alvaro di oggi è decisamente cresciuto, in grado di giocare ancor più per la squadra e lui in qualsiasi zona del campo fa sempre la scelta giusta. E' diventato un giocatore totale, è il migliore di quello visto negli ultimi anni e gli auguro di proseguire su questa strada".
L'ultimo nome credo lo indovinerai, anche senza provare ad aiutarti.
"Penso sia Paulo Dybala (sorride ndr), vedrete che si ritroverà nel più breve tempo possibile e sarà di grande aiuto per questa squadra. Non credo abbia dei problemi con Andrea, anzi a mio parere non ce ne sono proprio. Deve ritrovare solo un po' la condizione e la continuità, così tornerà poi a render felici i tifosi grazie alle sue fantastiche giocate".
Qualche giorno fa, in chiusura, Claudio Marchisio ha risposto a Paul Pogba attraverso Twitter invitandolo a tornare a giocare alla Juventus. Vuoi unirti anche tu al coro?
"Sì, mi unisco decisamente al coro. Sarebbe bellissimo, Paul è un giocatore incredibile. Non ho mai capito il perché in Inghilterra non è ulteriormente migliorato, ma sarebbe un grande valore aggiunto per questa Juventus. Le cose che ho visto fare a lui non le ho più riviste in nessuno, per questo ho sempre detto che sarebbe stato nella lista dei migliori cinque al mondo. Penso abbia una gran voglia di dimostrare a tutti la sua grande forza, mi piacerebbe lo facesse ancora con questa maglia".
Si ringrazia Simone Padoin per la cortesia e la disponibilità dimostrata in occasione di questa intervista.