PATHOS NUMERO 9

12.11.2018 17:20 di  Caterina Baffoni   vedi letture
PATHOS NUMERO 9
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© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews

Ciak, si gira! In uno dei teatri più importanti del calcio italiano e davanti alla platea delle grandi occasioni, va in scena il solito copione dal successo bianconero ma dalle forti tinte emotive.

L’amore vive per antonomasia di eccessi e slanci: nel calcio, ancora di più. Ci si invaghisce di una squadra, di un popolo, di una maglia, di uno spogliatoio, di una giocata e, principalmente, di una maglia. Poi, per un mistero indecifrabile, non si riesce mai veramente a slegarsi da tutto ciò. O quanto meno, accettarne una sorte inversa. La rabbia del Pipita Higuain, che ha caratterizzato il match di San Siro, dimostra il sentimento più bello che possa celarsi dietro ad una sfera di un campo di calcio. Lo ha confermato lui stesso :" non siamo robot, alla Juve stavo bene. Anche io provo emozioni come tutti." Un  giocatore capace di esprimere e di non vergognarsi dei propri sentimenti, ad oggi, è comunque degno di grande rispetto e onorevolezza. Resta eccessivo a parer mio il rosso a lui rifilatogli, ma il gesto, il bacio di Matuidi pronto a consolarlo dalle lacrime, è tutto ciò che ognuno di noi avrebbe voluto fare in quel momento: tutti immersi in un unico abbraccio per il Pipita. Perchè anche noi, come lui, viviamo di pure emozioni, prima che di tatticismi e ragionamenti vari, per il calcio e nella vita in generale.

Fatto sta che la dominanza  o il padroneggiamento disinvolto della squadra di Max ha avuto la meglio su un Milan che si è prestato a fare un gioco più di contenimento.

 A San Siro infatti è andato in onda l’ennesimo atto ad effetto Juve: 2-0 al Milan, proprio come lo scorso anno. La squadra di Max Allegri  torna così a sei distanze dal Napoli, grazie agli acuti dei solisti dell’attacco, ad un duo portoghese di tutto rispetto, ma anche grazie alla sicurezza di un portiere come Szczesny, capace di essere determinante nelle partite che contano: il polacco para il rigore a Higuain, particolarmente voglioso di far bene che però finisce per farsi tradire ed inglobare, come detto, dalle troppe emozioni.

In realtà i bianconeri non son parsi quasi mai in difficoltà, pur sentendo inevitabilmente un po’ la stanchezza e le fatiche, soprattutto nelle gambe, diella Coppa. Ma i campioni d’Italia, vogliosi di un convincente riscatto dal rocambolesco match contro Mourinho, hanno saputo dare una risposta importante con gli uomini giusti sia per segnare e portare a casa il bottino pieno, che per annullare gli avversari con giocate importanti degne di nota. Così al Meazza Madama diventa padrona grazie ad un Cancelo sempre più decisivo nelle fasce, e che sta dimostrando di essere uno dei terzini più forti al mondo, riuscendo a coniugare sempre al meglio le due fasi di gioco: spinta in attacco a supporto degli attaccanti, come dimostra l'assist per il secondo goal del suo compaesano,  e la copertura dietro a fermare le iniziative degli avversari. Riuscisse a colmare qualche lacuna difensiva a tratti ancora evidente, sarebbe un ulteriore step di crescita decisivo. E la strada, sembra essere proprio quella giusta.

E' stata una prova da gruppo vero che ne ha scandito la solidità e l'unità d'intenti, con tanti leader che hanno saputo interpretare a dovere la lettura della sfida: Chiellini dietro resta il solito muro impassibile di garanzia, Benatia alterna sì uno scivolone connesso al rigore, ma anche alcuni grandi interventi, mentre Alex Sandro e Cancelo si sono rivelati veri pedalatori esterni pronti a sfornare assist di precisione chirurgica. In mezzo, c'è stata la conferma della maturità con Bentancur, uomo detta-tempi capace di creare ottime trame di passaggio per tutto il match con impeccabile gestione della palla insieme a Pjanic, a tratti lento ma mai banale nell'impostare la movra, e poi, il solito Matuidi: onnipresente nell'ampliare gli orizzonti in mezzo al campo e a mordere le caviglie all'avversario al fine di estirpare il pallone e ricreare subito superiorità. 

In avanti, però, date palla a Supermario e a CR7, che comunque la buttano dentro. Senza tralasciare il "solito" Ronaldo che, primo gol in assoluto su azione a San Siro a parte, dovrebbe presenziare in area di rigore come fosse il legale rappresentante, e quindi deve necessariamente essere servito di più, e non fare troppo il tornante. Per quello c'è Mandzukic, che sa come dettare il tempo da qualsiasi spiovente o punto morto del pallone in area. Un predatore tuttavia, degno della prima firma personale sul centesimo goal della Vecchia Signora al Meazza. 

Cinici e spietati sotto porta quanto basta. Riuscisse la compagine bianconera, infine, a migliorare in qualità di giropalla, a tratti eccessivo, sarebbe un ulteriore salto di qualità.

 Si torna così a +6 sul Napoli: una risposta d’autore per un filotto da record in campionato. E il ko con il Manchester United che diviene un lontano ricordo.   

Ma questo match, in attesa del rientro dopo la sosta, ci racconta ancora una volta come il calcio non sia solo "appunti e numeri", ma anche e soprattutto passione. L'episodio di Higuain ci riguarda tutti da vicino. Oggi è un avversario per la Juventus, ma nella cornice di una partita che ha assunto tratti particolari in chiave campionato risvegliando quel pathos di cui l'intero sport si nutre e che purtroppo si sta dando per disperso negli anni. E questa atmosfera da big match va pesata guardandosi bene dall’affrontarla dalla parte sbagliata delle due lame. Più si dà valore alla partita  e meno all'episodio strappa lacrime del Pipita? Oppure: più si rende oggettivo il gap reale con il Milan e meno sarà sottolineato o ricordato l'atteggiamento di sconforto dell'argentino nel dare sfogo alle sue sensazioni? Cosa converrebbe? Al triplice fischio la risposta è stata netta e chiara. Sì, i tre punti bianconeri, Sì, Cr7 che la butta dentro. Sì, il gap delle sue formazioni. Ma Milan Juventus dell'11 di novembre, verrà ricordato per le lacrime di Higuain e l'abbraccio dei suoi ex compagni e tifosi: perché il calcio, che diviene più facile raccontarlo postumo, è emozione allo stato viscerale. I pochi appunti di storia a disposizione sul match, suggeriscono che si tratta di appunti di vita, in cui il Pipita  risulta essere lo specchio in cui tutti ci siamo riflessi anche solo per un istante.

Lo sport popolare per eccellenza, che ancora una volta è stato capace di sovvertire ogni logica "da avversario di turno" ed unire in un comune sentimento di entusiasmo e partecipazione tutte le fasce sociali e di tifo, accomunati da un unico sentimento di affetto, questa volta toccato al nove albiceleste. Che sia il mezzo televisivo o la visione diretta a comunicare le immagini dell'episodio sul nove rossonero, tutti si sono ritrovati sotto un'unica bandiera, quella del pathos che vince l'emozione ed è capace di andare  la di là della partita, ma che ha avuto modo di scaricarsi nelle strade cittadine, nei salotti di casa, nella sedie di un ufficio, o nel bancone di un bar, coinvolgendo anche chi l’incontro agonistico non l’ha seguito.  

Il calcio, fortunatamente, ancora si nutre di questa bellissima magia.