Non ci perdete tempo

07.10.2017 19:15 di  Leonardo Labita  Twitter:    vedi letture
Non ci perdete tempo
TuttoJuve.com
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

C'era una volta...

Potrebbe iniziare come la più classica delle favole, perché soprattutto ai più giovani potrebbe sembrare qualcosa frutto di fantasia, ciò che stiamo andando a raccontare.

Eppure è tutto vero.

C'è stato un tempo (neanche tanto lontano) nel quale le diatribe sul calcio, gli "sfottò" e le accese discussioni sul rigore o sul fuorigioco, rimanevano circoscritte al proprio ambiente di lavoro, al bar che si era soliti frequentare, mentre si era in attesa nel salone del barbiere o sui banchi di scuola.

Senza dimenticare il vicino di casa che asseconda dei risultati, usciva prima, dopo o nello stesso momento dalla propria abitazione per evitare o cercare di incrociare il saluto.

Tipiche scene da lunedì mattina, perché poi passato il primo giorno della settimana, si ricominciava con la solita routine.

In quel tempo (neanche tanto lontano) prima di "avventurarsi" in discussione e in polemiche, si rispettavano le sacre tappe domenicali che la televisione offriva, poche trasmissioni ma con pochi qualificati opinionisti e soprattutto giornalisti sportivi professionisti dei quali era impensabile riuscire a scoprire le proprie simpatie calcistiche.

In quel tempo (neanche tanto lontano) era impensabile per un tifoso juventino di Alcamo (provincia di Trapani) trovarsi in una discussione calcistica con un tifoso interista di Abbiategrasso (provincia di Milano) e viceversa, così come molte "madri" e "mogli" di tifosi non si trovano a loro insaputa in discussione calcistiche accese...

In quel tempo (neanche tanto lontano) era impensabile per mediocri giornalisti locali riuscire ad ottenere visibilità nazionale, ancora più impensabile era augurare una morte "lenta ma sicura" in diretta tv a un tifoso avversario e ottenere consensi e “solidarietà”.

In quel tempo (neanche tanto lontano) sarebbe stato inimmaginabile e deontologicamente scorretto assistere a giornalisti, moviolisti e addetti ai lavori, accusare, infamare giocatori, dirigenti e tifosi come un qualsiasi “tifosetto esagitato”, il tutto circondato dall’assenza di provvedimenti da parte delle redazioni giornalistiche di appartenenza e cosa ancora più grave dell’irritante silenzio dell’albo professionale di riferimento.

Quel “c’era una volta” adesso diventa sempre più malinconico, in un ambiente ormai social che assieme ai tanti indiscutibili benefici, è riuscito a dare voce, spazio e visibilità a gente molto povera di materia grigia, spesso protagonista di vite mediocre e collezionista di fallimenti, che si rifugia in un luogo sicuro e inaccessibile, grazie alla tastiera del telefono o del pc, indossando lo scudo di un nickname o di una foto qualsiasi, grazie ai quali sfuggire alle proprie responsabilità oggettive.

Ecco che, se ci limitiamo al calcio (ma non solo…) ci si accorge come più si passi il tempo a navigare, più sorge il dubbio che, riuscire a possedere un qualsiasi dispositivo con il quale si possa navigare in rete in modo da connettersi con il “mondo social”, non dovrebbe essere così facile e di libero accesso a tutti.

La fotografia che offre il mondo social dei tifosi di calcio è sempre più imbarazzante e se ci si fermasse ad analizzare i comportamenti, i ragionamenti e gli atteggiamenti, si potrebbero ricavare tante risposte ai numerosi “perché” che da diverso tempo interessano la nostra nazione, sotto tutti i punti di vista: politico, sociale, ideologico e culturale.

Facciamo un esempio e guardiamo “in casa nostra”, basta osservare in rete il nostro “popolo”, per rimanere almeno, sbalorditi, nell’assistere a una sorta di “faida interna” che annovera tifosi pieni di odio (ci auguriamo solo “sportivo”) nei confronti di una dirigenza capace, non solo di ripartire dalla serie B, ma di dominare ormai da sei anni il calcio italiano e attestarsi tra le prime squadre di Europa, alla quale è rimproverato tutto e il contrario di tutto, senza dimenticare la presenza di nostalgici o così chiamate “vedove” che sembrano quasi “gufare” per avere modo di scrivere e riproporre concetti ormai preistorici, sentiti e risentiti fino alla nausea.

In questo contesto, c’è tutto l’altro mondo calcistico.

E’ quello nel quale all’alba del 2018, si riesce perfino ancora a parlare di sabaudi, borbonici, capostipiti del capitalismo, in un modo così palesemente puerile che rafforza l’idea di come si buttino a caso delle parole di cui magari non si conosce neanche la storia e tantomeno il significato storico, che una fugace ricerca su wikipedia non può di sicuro soddisfare, ma ovviamente fa “tanta scena” e prende tanti “like”.

Gli attacchi trasversali ai quali ormai da anni è soggetta la Juve, sono ormai quotidiani e i tifosi bianconeri sembrano ormai averci fatto il callo o forse molti di essi sono impegnati a rimpiangere Conte, piuttosto che a ricordare gli acquisti di Marotta in stile Martinez, Bentdner, Ogbonna, dimenticando (di proposito) quelli in stile Vidal, Tevez e Pirlo.

Non c’è una dichiarazione di un tesserato juventino, un post, un tweet che non possa essere “usato contro di lei in tribunale…” e se proprio non si trova niente, qualcosa da strumentalizzare, viene fuori.

Il recente esempio della diatriba della federazione del baseball contro Allegri, ricorda tanto quella della Federtamburello contro Conte, senza dimenticare la polemica nei confronti di Marchisio da parte dei non vedenti, a testimonianza che corsi e ricorsi storici, andare “contro la Juve” fa sempre notizia e accoglie consensi (c’è chi ci ha perfino impostato la campagna elettorale).

L’hanno capito anche giornalisti, moviolisti e opinionisti “accantonati” dalle proprie redazioni, che si sono inventati uno status di sicuro successo, quello che li vede andare sempre e solo contro il mondo bianconero, per dirla alla Cruciani “l’anti-juventinismo ormai è un mestiere e c’è chi ci campa” 

Per chi vive soprattutto Twitter, il pensiero non può che rivolgersi a due imbarazzanti esempi che questa dannata era social, è riuscita a partorire, due sconcertanti esempi di figure “professionali” messe da parte dalle proprie redazioni che in un tempo (neanche troppo lontano) avrebbero affinato la propria tecnica nel fare fotocopie e lavori manuali, sempre utili in una redazione giornalistica.

E invece il social li lascia galleggiare (statene certi, galleggiano...) e quando decidi di navigare vuoi o non vuoi te li ritrovi davanti.

 Forse sarà anche per questo che più passa il tempo, più sale dentro una voglia di disintossicarsi da questo mondo virtuale, specialmente per i tifosi bianconeri che dal primo anno di Conte fino ai giorni nostri hanno assistito a scene, dichiarazioni, video, post e tweet, contraddistinte da un crescente squilibrio mentale che neppure il più acerrimo, illogico, rancoroso tifo calcistico può spiegare, capace di sfuggire a ogni regola di buonsenso, obiettività e sana rivalità sportiva.

La Juve è sempre più un bersaglio, ormai troppo facile da colpire perché qualsiasi pretesto è valido, qualsiasi “mezza notizia” va bene, anche le fake news alle quali abboccano pure i “giornalai” repressi, ci si può sbizzarrire: drogati, dopati, ladri, mafiosi e chi più ne ha più ne metta, tanto si fa sempre centro.

Moggi o non Moggi, cupola o non cupola, si deve per forza di cose assistere alle stesse scene, le stesse dichiarazioni, le stesse allusioni, e quando proprio la notizia non si trova, basta riesumare l’evergreen Simoni o un esilarante Ivan Cordoba in versione “complotto 5 maggio” che si è appena assicurato l’intervista a vista per i prossimi venticinque Udinese-Juventus.

Non è più una questione di calcio, di tifo, di rivalità (ne spunta una sempre nuova !), quella maledetta (benedetta) maglia bianconera, rappresenta ormai nell’immaginario collettivo la prepotenza dei padroni (fresca citazione serba) o il potere sabaudo (per quelli che fanno finta di conoscere la storia), in parole molto più semplici e accessibili a tutti, quelli che rubano e che se vince ci riesce solo grazie a qualcosa di losco.

Sei anni di dominio assoluto, record su record, una serie di talenti che si sono avvicendanti e mai un complimento sincero, la reale constatazione di trovarsi di fronte ai più forti sul campo da calcio e su quello degli investimenti compiuti sul brand e sullo stadio di proprietà, altro tema sul quale ovviamente si è passati dall’acciaio fuori norma, fino all’area regalata dal comune di Torino, e poco importa cosa c’è di vero, perché gli antijuventini passano dall’essere degli esperti del foro a luminari della medicina con una maestria e naturalezza formidabile.

Ecco perché con il passare del tempo, appare del tutto naturale per molti dei tifosi juventini non provare neanche più quel fastidio, quella “rabbia agonistica” di fronte a tutto questo, capace magari di farti godere quel pizzico in più per le proprie vittorie, ecco perché appare del tutto normale prestare un’attenzione mediatica molto fugace a tutta quella “merda addosso, che la metà bastava” che giornalmente scorre sui display dei nostri cellulari.

Si avverte una sorta di nausea da social, mista a una sensazione di commiserazione, nei confronti di buona parte dei tifosi avversari che non mancano l’appuntamento per mostrare la propria inettitudine, riuscendo sempre a toccare il fondo, quando già si pensava che si fosse raggiunto.

Sei scudetti, tre coppe Italia e due finali di Champions, che tranquilli, seppur vinte non avrebbero cambiato i giudizi e l’odio represso verso il bianconero, si sarebbero trovate una cento o mille ipotesi per “macchiare” anche l’eventuale vittoria europea.

Pertanto non ci perdete tempo, non sprecate minuti per rispondere a quel tweet piuttosto che a quel post, è tutto tempo inutile, dall’altra parte troverete danni cerebrali irreversibili, fegati spappolati e un sentimento di odio inquietante, non farete altro che aumentare la vostra nausea da social.

Mettetevi comodi, e se proprio volete “navigare” occhio a tutto quello che galleggia…

@leolab81

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