LEONI PER..AGNELLI – La juventinità di Nedved e la frecciata a Marotta. Le vittorie nel “fango” valgono doppio ma non cancellano gli errori. Battere la Roma ucciderebbe definitivamente il campionato..
Cominciano dal pre partita. Le parole di Nedved hanno fatto e faranno molto rumore “Marotta è un professionista, forse non è mai stato uno juventino”. La prima cosa evidente è che Nedevd è juventino fino al midollo. Non lo era dall'inizio ma è stato conquistato subito da quella società che, quando il ceco giocava nella Lazio, decise di puntare tutto su di lui. Una trattativa lusinghiera, anni di vittorie sul campo, una finale di Champions persa a Manchester contro il Milan, finale alla quale Pavel non potè partecipare per la troppa generosità che gli valse un'ammonizione pesantissima nella semifinale di ritorno a Torino contro il Real Madrid già domato. Il pallone d'oro, la fine della sua carriera tra le lacrime e poi l'ingresso in società. Un ruolo che Nedved interpreta come quando giocava in campo, non se ne sta seduto, buono ad aspettare, ma agisce e trasferisce il messaggio acquisito negli anni: “vincere è l'unica cosa che conta”. Nello spogliatoio continua ad essere un leader tra i leader, le sue parole sono sempre dirette, come quei tiri imprendibili mirati al bersaglio. Piaccia o no Nedved è così. E l'ossessione Champions è, se possibile, anche la sua ossessione, come quella finale che non potè giocare a causa di quel fallo che, per indole, mille volte commetterebbe. Perchè Nedved non si risparmiava e non permette che nessuno si risparmi. Per lui la Juventus è diventata, negli anni, ragione di vita, ecco perché vedere le immagini di Marotta allo stadio Meazza, da neo dirigente nerazzurro, soffrire, gioire e festeggiare abbracciandosi a Steven Zhang al gol di Icardi non lo ha lasciato indifferente. “Marotta è un professionista, forse mai stato juventino”. Se ne parlerà a lungo, si dirà che un dirigente queste cose non le deve dire e, sia chiaro, probabilmente è così, lo stesso Gianni Agnelli lo avrebbe bacchettato. Ma Pavel è juventino e quella scena, ripensando a quante volte nelle segrete stanze avranno parlato degli scudetti tolti alla Juve e quello assegnato ai nerazzurri, lo ha fatto evidentemente rosicare. Doveva fingere indifferenza e augurare il meglio al nuovo ad nerazzurro? Sicuramente si, ma Nedved è così: istintivo, irrazionale, mira a colpire il bersaglio. Prendere o lasciare.
E poi c'è il Torino, il derby, nello stadio Grande Torino, su un campo pesantissimo. Da derby. La necessità di vincere sapendo che di fronte ci sarà una squadra tosta, che vuole invertire la tendenza di un derby sempre più bianconero, con il resto dell'Italia a supporto nella speranza che qualcuno prima o poi freni l'armata di Allegri.
La Juventus la gioca sporcandosi le mani, scegliendo la sciabola e mettendo da parte il fioretto. Con i muscoli, ribattendo colpo su colpo ai colpi presi. Ed è questa la capacità impressionante di questa squadra: essere all'altezza delle più grandi e anche delle più piccole. Usando la classe o i muscoli, a seconda della necessità. Non è certamente nel momento di massima forma la Juventus, lo dimostra la sconfitta a Berna, inconcepibile pur con tutte le attenuanti del caso, e i tanti errori nei passaggi commessi sabato sera. Più che campanello d'allarme si è accesa la spia della riserva per alcuni, nessuno se n'è accorto ma la Juventus a turno ha avuto fuori: Khedira, Emre Can, Bernardeschi, De Sciglio, Mandzukic, Douglas Costa, Cuadrado, Cancelo, Barzagli e lo stesso Chiellini in un avvio di stagione in cui si è spinto al massimo centrando 19 vittorie su 22 partite fin qui disputate, chiudendo al primo posto il girone di Champions e staccando la seconda in campionato a – 8. Un po' di appannamento è legittimo ma, probabilmente, una cosa andrebbe rivista: la posizione di Dybala, bravo a fare il tuttocampista ma splendido (lo dimostra la gara di Berna) quando può vedere la porta. Questa è un'arma che va usata e non messa da parte. Sarebbe un delitto.
Magari già contro la Roma, un'ammalata di cui non fidarsi ma se dovesse arrivare un'altra vittoria, la strada della Juventus si metterebbe tutta in discesa anche perché il “periodo tosto” del calendario verrebbe archiviato con tutte vittorie. Non male..
Vincenzo Marangio – RmcSportNetwork
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