La saggezza di Buffon, la qualità dei subentrati, il leader Chiellini: i protagonisti dietro Bernardeschi

10.02.2018 00:15 di Edoardo Siddi Twitter:    vedi letture
La saggezza di Buffon, la qualità dei subentrati, il leader Chiellini: i protagonisti dietro Bernardeschi
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La copertina è tutta sua. Tra i fischi, i ricordi e il conto delle scelte presentato sotto forma di rancore di chi meno di un anno fa lo esaltava, l'MVP di Fiorentina-Juve è Federico Bernardeschi. Il successo, come spesso accade, ha la sua firma in calce, ma è un'opera a tante mani. Tantissime. Alle spalle del '33' c'è un lavoro enorme da parte di tutti, titolari e subentrati. E anche loro meritano il giusto tributo.

Nel 2-0 c'è ovviamente lo zampino di Gonzalo Higuain. Astori e Pezzella sono ombre fastidiose, guardiani duri e mai distratti che lo costringono a una gara di rincorse e calcioni, con l'assistenza, all'occasione, anche di Milenkovic o chiunque transiti dalle sue parti. Lui, però, sta troppo bene per essere contenuto. Sopporta, aspetta, combatte e poi prima sfiora il gol con una girata, poi elude fuorigioco e controlli e scatta verso Sportiello e verso il raddoppio. Quarta gara consecutiva in gol, quarta trasferta al Franchi di fila bagnata con la rete. Una sentenza.

Se si parla di zampini, impossibile non citare Gigi Buffon. 40 anni, ma chi se ne accorge? E a chi importa? La Fiorentina ha la faccia più cattiva di questa stagione, ma lui deve intervenire una sola volta. Si prepara sul rigore, ma invece salta tutto e così deve essere decisivo su Thereau. La palla schizza all'improvviso, facile per l'ex Udinese, pronto a colpire indisturbato. Arrivarci con le mani è impossibile, così il capitano può lanciarsi solo con il piede, da difensore. Stilisticamente non eccellente, ma livelli di efficacia difficilmente eguagliabile. Paolo Rossi, negli studi di Juventus TV, l'ha descritto perfettamente: portiere totale. Definizione perfetta. La sua parata rappresenta la saggezza che ha permesso di saper soffrire a una Signora umile e letale.

Un pensiero ai subentrati, infine, è doveroso. Douglas Costa ha portato la luce in mezzo al fango, portatore di qualità nella lotta maschia e senza esclusione di colpi. Passato quasi sotto silenzio, il brasiliano ha saputo cambiare marcia, saltare l'uomo e dare un pensiero in più alla difesa avversaria. Una spada di Damocle decisiva. L'altro applauso se lo merita Rodrigo Bentancur. Dopo una serie di apparizioni poco lucide, l'uruguaiano mostra di nuovo quel qualcosa di speciale che aveva colpito tutti. È la grinta, il tocco, la voglia. Non è facile da definire, ma c'è. E rivederla è bellissimo. 

Nota a margine: Qualcuno parlerà di VAR e arbitri, statene certi. Il consiglio è ignorare, il calcio è così bello che macchiarlo col veleno è un delitto.