Volpi (medico sociale Inter) al Corsport: "Io contagiato e guarito. La Fase 2? Attenti alla fretta, la realtà è molto più seria di quanto venga percepito"

09.04.2020 10:20 di  Alessandra Stefanelli   vedi letture
Volpi (medico sociale Inter) al Corsport: "Io contagiato e guarito. La Fase 2? Attenti alla fretta, la realtà è molto più seria di quanto venga percepito"
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© foto di Massimiliano Vitez/Image Sport

In casa Inter l’unico contagiato è stato il medico sociale Piero Volpi, i cui sintomi si sono però manifestati due settimane dopo la sfida contro la Juventus e quindi dopo le positività di Rugani, Matuidi e Dybala: “Come sto? Adesso sto bene, ma sono stato fortunato. Penso ai tanti medici ed infermieri che si sono ammalati e che non ce l’hanno fatta. Stando a stretto contatto con i contagiati si sono esposti al virus. Mi dispiace perché gli operatori sanitari stanno pagando un prezzo molto alto per questa situazione. Io ho continuato ad andare in ospedale e immagino sia stato un paziente a trasmettermi il virus”.
 
Sull’epidemia: “Avendola vissuta in prima persona, mi rendo conto che la realtà è molto più seria di quanto venga percepito nel nostro Paese. Sono rimasto per 10 giorni in ospedale e solo lì, dentro quei reparti, si può avere veramente l’idea di ciò che stiamo affrontando. Chi non ha avuto un’esperienza diretta fatica ancora a comprendere ciò che comporta una malattia di questo tipo. La Fase 2? Beh, io invito a riflettere molto bene su questa opportunità. Occorre valutare tutto con attenzione, senza farsi prendere dalla fretta. Perché correre dei rischi proprio adesso? A mio avviso, il via libera dovrebbe arrivare solo dalle autorità scientifiche competenti. Mi riferisco in particolare a virologi ed epidemiologi. Nel nostro Paese ci sono alcune eccellenze internazionali da questo punto di vista. Giusto, quindi, seguire il loro giudizio, perché per ripartire occorre che i rischi siano annullati o sufficientemente bassi

Sulla possibile ripartenza nel calcio: “Quello sarà un passaggio successivo. La priorità deve essere sempre e comunque la salute. In ogni caso, saranno i medici di tutti i club a dover mettere in atto gli strumenti necessari per garantire la sicurezza all’intero gruppo di lavoro. Penso a visite mediche e a dispositivi di protezione che consentano controlli costanti e puntuali. Il pericolo di un nuovo positivo? La speranza naturalmente è che non avvenga, ma per ridurre il pericolo è fondamentale andare adagio. Ora la situazione non è sufficientemente definita per fare previsioni su tempi o date, o per stabilire percentuali di rischio”.