Giletti: "Marotta una grande perdita, mi spiace che sia andato proprio all'Inter. CR7 numero uno, è esagerato"

07.12.2018 13:50 di Rosa Doro Twitter:    vedi letture
Giletti: "Marotta una grande perdita, mi spiace che sia andato proprio all'Inter. CR7 numero uno, è esagerato"
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Intervistato da La Gazzetta dello Sport, il noto tifoso bianconero Massimo Giletti ha parlato della sfida contro l'Inter e dell'addio di Marotta:

Giletti, come farà senza il rendez-vous prima delle partite con Beppe Marotta?
"Una grande perdita: era un momento di amicizia e convivialità, ma anche un rituale vincente. Dovrò inaugurarlo presto con Fabio Paratici. Inutile nascondersi, mi spiace che Beppe sia andato proprio all’Inter, gli arci-rivali, ma il rapporto di amicizia non cambierà mai. I nerazzurri hanno preso un grande dirigente, ma adesso per Marotta sarà molto più difficile: va in un club molto più caotico. La Juventus è la Juventus, trova forza granitica nella solidità della famiglia Agnelli. E poi, da Paratici e Nedved, ha comunque manager di altissima qualità".

Gli interisti dicono che il Ronaldo vero è il loro: d’accordo?
I dati recenti raccontano il contrario... Il brasiliano è stato un grande, ma la vita e gli infortuni lo hanno un po’ piegato. Cristiano è il numero uno, in assoluto, e non parlo dei numeri da fantascienza. L’ho visto allenarsi: da vicino percepisci l’aura. Alza la mano continuamente per chiedere palla: così trascina, trasmette energia". 

Può un solo uomo, Cristiano Ronaldo, rimettere Torino al centro delle rotte internazionali? Darle appeal globale e “milanesizzare” la città?
"Certo, ci guardano tutti con occhi diverso ormai, ma Torino, culturalmente, non sarà mai Milano. La mia città vive nell’understatement, ama il profilo basso, mentre i milanesi preferiscono l’esagerazione. Ma Cristiano è... esagerato. È la follia di un momento, la scheggia che scalfisce la nostra razionalità. Ma, soprattutto, è l’idea geniale di un presidente illuminato. Il nostro". 

Lei, torinese che ha vissuto a Milano, cosa invidia alla città dell’Inter? E in cosa la città della Juve è inarrivabile?
"Beh, Milano è e più internazionale: le cose succedono lì perché è lì che gira il denaro e tutto scorre a velocità. La storia, invece, la respiri a Torino, capitale dal nobile lignaggio. Nel calcio, però, tutto si capovolge: non esiste niente di più internazionale della Juve. In Afghanistan o in Iraq ho visto maglie bianconere, mai una nerazzurra... E guardate la Juve Night in Nba prima di questa sfida: la mia squadra non è solo una città, ma un Paese che ancora ha qualcosa da dire, l’Italia nella sua eccellenza che guarda al mondo".

Un Juve-Inter del cuore?
"Sono sempre partite faticose, scivolose, ruvide. L’anno scorso a Milano il Pipita mi ha dato la gioia più grande di questi anni. A Torino due anni fa la sventola di Cuadrado all’incrocio è stata un brivido".