Federsupporter: "Lazio –Torino: un inutile e dannoso atto di supponenza e di arroganza"

03.03.2021 18:50 di Redazione TuttoJuve Twitter:    vedi letture
 Federsupporter: "Lazio –Torino: un inutile e dannoso atto di supponenza e di arroganza"

"Gli aspetti giuridici di questa ennesima vicenda, che sconvolge, ancora una volta, il Campionato di Serie A, nella sua regolarità, ma,soprattutto, nella sua credibilità, sono esaminati nella Nota dell’Avv. Rossetti che segue.

Da parte mia, non posso che richiamare quanto già espresso nell’articolo pubblicato il 2 ottobre 2020 “ il carrozzone va avanti da sé….”; ma la vicenda della gara Lazio-Torino, offre un ulteriore momento di riflessione sulla inadeguatezza della Lega Serie A, negli uomini e nei comportamenti.

Le diverse opinioni della Lega ( la partita si deve giocare) e della FIGC che ha lapidariamente affermato l’oggettiva impossibilità alla disputa della gara, sono estremamente significative dell’ottuso atteggiamento della Lega Calcio Serie A (cfr. www.federsupporter, 28 settembre 2020“ Avanti, Avanti, Avanti…..).

Più drammaticamente rilevante è, peraltro, la sostanza di questo atteggiamento, che, come acutamente osservato (cfr. Daniele Dallera, “Il Corriere della Sera”, 3 marzo, pag.43)”, ha invitato il Torino a violare una disposizione dell’autorità sanitaria”.


Così in una nota Alfredo Parisi, presidente Federsupporter.

L'avv. Massimo Rossetti, Responsabile Area Legale Federsupporter, spiega: "La vicenda Juventus-Napoli non ha evidentemente insegnato nulla. L’Associazione dei “padroni e padroncini” del pallone, La Lega Calcio Serie A, infatti, ha stabilito e, poi, ribadito, che la partita Lazio-Torino del 2 corrente, alle ore 18,30, si sarebbe dovuta giocare regolarmente.

Ciò, nonostante che la ASL di Torino, con decisione del 23 febbraio scorso, avesse determinato e ufficialmente comunicato, per tempo, alla stessa Lega che, i tesserati del Torino dovevano rimanere in isolamento per almeno sette giorni e, quindi, che erano impediti a trasferirsi a Roma per disputare la gara .

Il Presidente della FIGC, Gravina, intervistato lo stesso 2 marzo , dichiarava che si era in presenza di un chiaro caso di impossibilità oggettiva sopravvenuta, prevista dalle NOIF FIGC quale legittimo impedimento alla disputa della gara.

Ad onta del fatto che la Lega Calcio Serie A è un organismodella FIGC da essa delegato e gerarchicamente sottordinato, la stessa Lega ribadiva, subito dopo l’intervista, che la partita andava giocata.

La Lazio (calciatori, staff tecnico, dirigenziale, medico) , gli arbitri, i componenti della VAR, giornalisti, addetti alle riprese TV, si vedevano, così, costretti a partecipare ad una, invero, forzosa sceneggiata, recandosi allo Stadio Olimpico di Roma, dove attendere, entro i limiti temporali massimi previsti dal Regolamento sportivo, l’impossibile arrivo del Torino.

La conseguenza è che ora la vicenda passerà necessariamente agli Organi della Giustizia sportiva, con i tempi della stessa, con l’auspicio che non si debba passare dal giudice sportivo alla Corte Sportiva Nazionale d’Appello della FIGC e, infine, al Collegio di Garanzia del CONI.

Una trafila che rischia di alterare significativamente la già scarsa regolarità di svolgimento del presente campionato, a causa di un inevitabile allungamento dei tempi di recupero della partita.

Quando, cioè, la gara potrebbe avere una importanza per le due squadre, o per una di esse o per altre squadre, ben diversa da quella che avrebbe potuto avere, qualora fosse stata recuperata nei tempi brevi o relativamente brevi susseguenti ad una rinvio deciso dalla Lega.

Ci si chiede, a questo punto, perché la Lega abbia voluto assumere questo comportamento, dopo che il Collegio di Garanzia del CONI, con la sentenza del 22 dicembre 2020, depositata il 7 gennaio 2021, aveva sancito che i provvedimenti legislativi e/o amministrativi in materia di contenimento del contagio da Coronavirus 19 prevalgono sulle norme sportive.

Donde, in particolare, quanto stabilito da protocolli FIGC in materia sono “cedevoli” a fronte dei suddetti provvedimenti che decidono diversamente.

Un principio, come è evidente meno che per la Lega Calcio e per qualche giornalista e opinionista con poca dimestichezza con il diritto, che non riguarda solo la partita Juventus-Napoli, ma che è di carattere e portata generale, valido sempre ed erga omnes.

Principio, d’altronde, pienamente conforme alla subordinazione dell’ordinamento sportivo a quello statale, laddove si verta in tema di diritti soggettivi e interessi legittimi, quale, in primis, quello alla salute e alla sua tutela.

Ne discende che il principio in questione sarebbe stato e sarebbe applicabile anche ove pure nei Protocolli FIGC non fosse stata e previamente prevista la suddetta clausola di “cedevolezza” delle norme sportive nei confronti dei provvedimenti legislativi e/o amministrativi contrastanti con tali norme.

Non solo, mentre nel caso Juventus-Napoli si poteva nutrire qualche dubbio su un presunto comportamento del Napoli,comunque volto a non disputare quella partita a prescindere dalle decisioni della competente ASL, nel caso in oggetto nessun dubbio del genere poteva e può essere nutrito.

Preciso che, essendo la decisione della ASL di Torino del 23 febbraio scorso, che imponeva sette giorni di isolamento, in base alla regola giuridica nel computo dei termini a giorni, il giorno iniziale non si computa nel termine, mentre si computa quello finale ed i giorni si calcolano per intero dalla mezzanotte alla mezzanotte successiva.

Pertanto, il termine finale dell’isolamento scadeva, come pure specificato dalla ASL di Torino, alla mezzanotte del 2 marzo.

Per riassumere e concludere, la decisione della Lega Calcio Serie A non può che interpretarsi solo attribuendo ad una, d’altra parte, non nuova pervicace volontà di affermare e sostenere che il calcio è “cosa loro”, legibus solutus dalle norme statali e, come visto, dalla stessa FIGC, confondendosi malamente l’autonomia riconosciuta all’ordinamento sportivo con una inammissibile ed improbabile separatezza dall’ordinamento statale".