Cucchi: “Al Milan manca la pazienza. la Juventus, se partisse pensando che sarà una partita facile farebbe un errore, ma non credo che verrà commesso“

09.11.2019 15:45 di  Redazione TuttoJuve  Twitter:    vedi letture
Cucchi: “Al Milan manca la pazienza. la Juventus, se partisse pensando che sarà una partita facile farebbe un errore, ma non credo che verrà commesso“
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© foto di Federico De Luca

Riccardo Cucchi, noto giornalista sportivo, parla a milannews.it. 

Cosa ne pensa di Stefano Pioli? Riuscirà a salvare la stagione del Milan?

“Io ho una grande stima di Pioli, me lo ricordo: l’ho visto lavorare molto bene a Bologna, in un periodo tra l’altro molto difficile per la squadra e la società. L’ho visto lavorare bene anche a Roma, anche in questo caso una stagione importante. È un allenatore che sa costruire gioco e sa costruire le squadre. Diciamo che è un mix di prudenza, intelligenza e modernità, però debbo dire anche, con molta onestà, che non è facile. Non è facile il compito che gli è stato affidato e non sarebbe facile per nessuno, del resto mi pare evidente e sotto gli occhi di tutti che il Milan abbia cambiato tanti allenatori nell’ultimo periodo e che anche Gattuso abbia ricevuto un benservito malgrado, secondo me, una straordinaria stagione. Giampaolo sembrava fosse la soluzione giusta, anche perché lui è un allenatore che sa lavorare sugli schemi e sui giocatori, eppure anche con lui si è vista com’è andata. Credo che manchi la pazienza in Italia in generale, ma al Milan in particolare. Credo che questo sia legato all’ambizione, legittima, sia chiaro, dei tifosi e dei dirigenti di riportare in fretta il Milan nei posti che gli competono. È una squadra che ha regalato tante soddisfazioni ai propri tifosi e al calcio italiano. Erano altri tempi, un’altra società. Io credo che il problema del Milan sia quello di trovare un equilibrio societario, un equilibrio proprietario, che in questo momento per me manca e da lì discende un po’ tutto, questa insicurezza. Questa insicurezza che si vede in campo si ricollega secondo me ad una situazione societaria e finanziaria del club. Credo che il Milan debba uscire al più presto da questa incertezza. Non sarà facile e ci riuscirà senz’altro, ma prima che torni ad essere grande ci vorrà ancora del tempo.”

Juve-Milan, ci sono speranze o il destino è già segnato?

“La Juventus è fortissima, lo dimostra sia in Italia che in Europa. È una squadra che ha tanta, tanta qualità tecnica e credo che in questo momento sia la squadra più forte in Italia e tra le più forti in Europa. Alla Juventus si chiedeva quest’anno, con l’arrivo di Sarri, non soltanto di vincere partite e scudetti, ma di aggiungere un gioco. Mi pare che al momento ci sia un po’ di fatica a trovare quel gioco brillante che si aspettavano i tifosi della Juventus. La squadra non gioca in modo particolarmente brillante, ma è concreta ed è una squadra che non si arrende mai e lotta fino alla fine, che riesce a vincere all’ultimo istante sfide che sembravano ormai in qualche modo compromesse. La Juventus è fortissima. Debbo dire che contro la Lazio, andrò controcorrente, il Milan non mi è dispiaciuto nel primo tempo sul piano della manovra. È stato poco concreto, ma non mi è dispiaciuto. Credo che qualche segnale di miglioramento ci sia stato. L’unica cosa che può fare il Milan è una partita perfetta contro la Juventu come tutte le squadre che affrontano la Signora. È molto difficile, il pronostico è tutto a favore della Juventus, ma per fortuna il calcio ci sa sorprendere anche quando siamo convinti che non sia possibile. Le partite sono facili soltanto dopo che le hai giocate e vinte. Quindi anche la Juventus, se partisse pensando che sarà una partita facile farebbe un errore, ma non credo che verrà commesso né da Sarri, né dai suoi giocatori. Naturalmente il Milan dovrà cercare di creare più opportunità possibili per impedire alla Juventus di portare a casa la vittoria.”

Avrà sentito del possibile ritorno di Ibrahimovic al Milan. Sì o no? E perché?

“Non so se la notizia sia affidabile e confermata, non ho ancora letto i giornali. Diciamo che a livello di ipotesi è affascinante che Ibrahimovic possa tornare in Italia. Io non sono molto convinto di tutti coloro che, appena escono notizie di questo tipo, arricciano il naso e parlano di pensionati. Si diceva la stessa cosa di Ribery: ‘Arriva il pensionato, l’ex grande campione’. Mi sembra, invece, che Ribery abbia dimostrato di non essere affatto un pensionato e di aver accettato la sfida del campionato italiano in maniera assolutamente audace e con buoni risultati. Si diceva lo stesso persino di Ronaldo, che sarebbe arrivato in Italia a svernare dopo aver fatto e vinto tanto e invece abbiamo visto tutti che così non è andata. I grandi campioni, i fuoriclasse, hanno la capacità di andare oltre il limite anagrafico e Ibrahimovic è uno di questi. Non credo che verrebbe in Italia per farsi una passeggiata di salute. Se sarà così, se il Milan dovesse arrivare a lui ne potrebbe beneficiare e ne beneficerebbe il calcio italiano, perché i grandi campioni, oltre ad essere importanti perché portano punti alle squadre in cui giocano, lo sono per un’altra cosa: quello che possono trasmettere sul piano tecnico, dell’esperienza e della visione del gioco ai giocatori più giovani. Quindi ben venga, se così sarà, Ibrahimovic in Italia.”

Come disegnerebbe l’attacco? Leao e Piatek possono giocare insieme o meglio uno alla volta?

“Innanzitutto voglio premettere che non sono uno di quei giornalisti che hanno la pretesa di fare l’allenatore, non ho fatto il corso di Coverciano. Sono un appassionato di calcio e il nostro mestiere è quello di leggere le partite, cosa avviene e soprattutto spiegare cosa succede a chi le partite non le ha viste o le segue in radio, come nel mio caso, o legge il giornale il giorno dopo. Non mi voglio avventurare presuntuosamente in territori che non sono miei. Però sono sempre stato scettico di fronte a chi ha sempre messo in dubbio che giocatori di talento non possano coesistere. Ti porto un po’ indietro, al 1970: in quel Brasile meraviglioso che vinse il Mondiale battendo in finale l’Italia 4-1, allenato da Zagallo. Quel Brasile giocava in un modo oggi impensabile, con il 4-2-4 e davanti condividevano il destino offensivo della squadra Jairzinho, Rivelino, Pelé e Tostao. Si diceva che Tostao, un po’ più giovane di Pelé, non potesse coesistere con lui. Per fortuna, invece, Zagallo non la pensava in questo modo, riuscì a trovare le contromisure e non ascoltò la critica brasiliana, che non li riteneva assolutamente in grado di giocare insieme. E invece la conosciamo oggi come una delle nazionali di calcio più belle di sempre. L’allenatore dispone i giocatori, ma poi sono loro in campo che devono trovare la posizione e collaborare tra di loro. I giocatori di qualità possono convivere. Anche Boninsegna e Riva, sia nel Cagliari che in Nazionale: entrambi mancini, entrambi due attaccanti di razza. Si pensava non potessero giocare insieme. Bene: Boninsegna e Riva dormivano in stanza insieme quando giocavano nel Cagliari, sono diventati amici e si sono adattati senza pestarsi mai i piedi. Boninsegna si portava a destra, lasciando a sinistra prevalentemente Riva, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti, anche in Nazionale. Quindi, diciamo la verità: non ci sono situazioni nelle quali i giocatori forti non possano convivere. Dipende dall’intelligenza dei giocatori stessi, soprattutto, e dall’intelligenza del tecnico, che abbia voglia di osare. Poi nel calcio moderno gli allenatori lo sanno molto bene, gli attaccanti devono rientrare, non è più come una volta: l’attaccante è il primo difensore.”

A gennaio che colpi si aspetta? Non a livello di nomi, ma di ruolo.

“Io non mi aspetto molto, sinceramente. Il Milan ha grandi problemi finanziari. Tra l’altro vorrei che si sgombrasse il campo da un equivoco: un conto è avere il bilancio in rosso e un altro è avere debiti. Il Milan ha il bilancio in rosso, ma non ha debiti. Quindi, sostanzialmente, ha bisogno di aumentare i ricavi. Chi pensa che il Milan sia sull’orlo del fallimento dice una grossa sciocchezza dal punto di vista economico-finanziario e dice una grossa sciocchezza anche dal punto di vista informativo. Non è questo il rischio che corre il Milan, ma deve fare ricavi. Come? È un compito che spetta agli amministratori e alla dirigenza milanista. Ma sinceramente non vedo un Milan, a parte Ibrahimovic (che sarei felice di rivedere in Italia) pronto per operare sul mercato. Spero che non sia chiamato a vendere, anche perché sarebbe sbagliato dal punto di vista tempistico vendere adesso, perché dovrebbe abbassare il valore dei propri giocatori in rosa e andrebbe a indebolire la rosa, pertanto mi auguro che non sia necessario. È chiaro che in questo momento stiano analizzando meglio di chiunque altro come trovare altre fonti di ricavo che possano mettere in equilibrio il bilancio, per cui non credo che assisteremo ad una grande campagna acquisti invernale.”