Corsport - Processo alla Juve
Su Corsport il processo alla Juventus. L’eliminazione è stata traumatica. L’Ajax ha meritato le semifinali ribaltando il pronostico e le differenze enormi di fatturato. Quella di Ten Hag è una gioiosa macchina da guerra, un’orchestra che suona a memoria. La Juve ha perso sul piano tecnico, tattico, fisico. Il gioco preciso, quasi aritmetico, degli olandesi ha messo in ginocchio la regina d’Italia e evidenziato i mali bianconeri: una certa fragilità difensiva nel momento in cui manca il capitano Chiellini, i limiti del centrocampo dove Pjanic fa la differenza soltanto in Italia, le difficoltà in attacco dove nel momento della verità solo Ronaldo ha fornito risposte adeguate. Pjanic in particolare ha fallito 3 partite su 4 fra ottavi e quarti, dimostrandosi lontano dai top del suo ruolo: il centrocampo della prima finale di Champions di Allegri a Berlino 2015 — con Marchisio, Pirlo, Vidal e Pogba — era nettamente più forte di questo. Ma è vero anche che la Juve ronaldiana era progettata per sviluppare gioco sulle ali e oltre a Douglas Costa è mancato anche Cuadrado, fuori lista Champions da gennaio per l’operazione al menisco. Le attenuanti ci sono, ma di fronte alla rosa ristretta dell’Ajax non reggono. Per Allegri sarà dura. Un uomo nel mirino. Bisognerà capire le reazioni ambientali. Senza contare che il suo contratto va in scadenza nel 2020. Cominciare una nuova stagione così potrebbe essere pericoloso. Servirà un incontro per allungare il rapporto almeno di un anno, capire a mente fredda cosa vuol dire questo passaggio a vuoto e parlare di programmi. Le parole di Andrea Agnelli, soprattutto quelle sulla conferma di Allegri sono di circostanza, magari per limitare la perdita del mattino seguente in Borsa? Vedendo i dati, il sospetto sarebbe lecito: il titolo Juve ha aperto col -25% per poi assestarsi sul -17,63% a fine seduta. A Piazza Affari il club ha visto andare in fumo poco meno di 300 milioni, con la capitalizzazione calata dagli 1,7 miliardi della vigilia a 1,4 miliardi.
Ma quando il presidente della Juve, oltre a fare i complimenti agli avversari facendo un salto culturale non indifferente, esprime soddisfazione per l’ennesimo approdo tra le migliori 8, non bluffa. La perdita economica con l’uscita nei quarti si aggira sulla trentina di milioni, niente che un paio di plusvalenze ben calibrate non possano compensare.Una squadra pesante coi polpacci a pezzi. Vincere il campionato con comodo anticipo e trovarsi la squadra a pezzi nel momento decisivo della Champions. È un paradosso, ma è successo. Di nuovo. Però con una aggravante: mai la Juve aveva avuto una rosa così extralarge. Nella lunga notte dello Stadium Allegri ha ragione a sottolineare «che non tutti gli infortuni sono stati muscolari: Emre Can ha avuto il problema alla tiroide, Khedira al cuore, Cuadrado al menisco». Ma il tecnico dice anche che quelli a disposizione «stanno bene»: di fronte ai vortici creati dall’Ajax, la Juve però è sembrata a disagio anche fisicamente. Per questo il turnover con la Spal non è stato una mancanza di rispetto. È stato necessario, per provare a ricaricare giocatori poco abituati a sfide così ravvicinate, come Rugani e Bernardeschi: ma quelli dell’Ajax, che di esperienza ne hanno ancora meno e non hanno possibilità di turnover, cosa dovrebbero dire?I polpacci dei bianconeri cadono come le foglie d’autunno e le ricadute muscolari sono all’ordine del giorno: per informazioni, chiedere a Douglas Costa. I richiami di preparazione forse sono stati eccessivi, ma anche la gestione dei singoli non ha convinto: che senso ha fare giocare Chiellini a Cagliari a una settimana dall’Ajax? Aver perso il capitano è stato deleterio. Per non parlare della gestione di Mandzukic e di Matuidi: reduci dalla finale mondiale hanno tirato la carretta, sfinendosi. Nel caso del croato, Kean poteva dargli un po’ di respiro ben prima. Quando lo ha fatto, era già tardi.