Carotenuto (Corsport): "Orma non esiste più nulla dopo Messi e Ronaldo. Ma uno show non fa il merito"

03.12.2019 14:20 di  Rosa Doro  Twitter:    vedi letture
Carotenuto (Corsport): "Orma non esiste più nulla dopo Messi e Ronaldo. Ma uno show non fa il merito"
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

Nel suo editoriale sul Corriere dello Sport, Angelo Carotenuto ha parlato del Pallone d'Oro vinto da Messi e del momento difficile di Cristiano Ronaldo: "Dunque ora Messi ne ha sei e Ronaldo cinque. I sei di Messi sono la somma di quelli vinti da Cruyff e Platini. I cinque di Ronaldo sono più di quelli messi insieme da Eusébio, Di Stéfano e Zidane. Se nel 1995 non fosse cambiato il regolamento, da premio per europei a premio per calciatori dei campionati europei, oggi Cristiano a casa ne avrebbe addirittura dieci. Qualcosa è successo nell’ultima dozzina d’anni al Pallone d’oro, il premio più prestigioso del calcio mondiale. Nell’incrociare questa rivalità mediatica fra due campioni epocali, il calcio ha deciso di farsela bastare e di chiudere gli occhi su tutto il resto, come se non ci fosse un panorama dietro i lampioni, come se null’altro sia esistito in questi anni, nulla a parte loro, i 1.300 gol che sommano, le doppiette, le triplette, i poker, i record, questa ossessione reciproca, questo disperato cannibalismo per inseguirsi e superarsi. Messi ha sbranato compagni d’attacco, Ronaldo ha ingoiato squadre e le ha volute al suo servizio.

Se sei Messi ti basta far sentire un riff, se sei Van Dijk hai bisogno di mostrare la tua bravura in un‘orchestra. Ma i direttori d’orchestra sono analogici, la fanno lunga. Il calcio sartoriale di chi cuce ha perso di fronte al calcio di chi strappa. Il Pallone d’oro era una chiacchiera d’autunno. Ora se ne parla tutto l’anno. Perciò ha bisogno di mostrarsi tra le mani della gente che piace, gli uomini marketing, anche nell’anno in cui Messi non ha vinto né la Champions (ultima volta nel 2015) né la Coppa America (mai). È un grande paradosso in un calcio che ogni giorno spiega le proprie decisioni e giustifica i suoi vizi nel nome del risultato".