Ricordate quel giorno? UDINESE-JUVENTUS

La rivisitazione di alcune partite giocate dalla Juventus; storie di vittorie e di sconfitte per riassaporare e rivivere antiche emozioni
05.03.2017 10:25 di Stefano Bedeschi   vedi letture
Ricordate quel giorno? UDINESE-JUVENTUS
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© foto di Federico Gaetano

2 gennaio 1994: UDINESE-JUVENTUS 0-3
UDINESE: Battistini; Pellegrini e Rossini; Rossitto, Bertotto e Petruzzi; Helveg, Gelsi (dal 63’ Borgonovo), Branca, Pizzi e Statuto. Allenatore: Fedele.
JUVENTUS: Peruzzi; Porrini e Fortunato (dall’82’ Baldini); Marocchi, Kohler e Torricelli; Di Livio, Conte, Ravanelli, R. Baggio e Möller (dal 60’ Galia). Allenatore: Trapattoni.
ARBITRO: Collina di Viareggio.
MARCATORI: Marocchi al 19’, aut. Pellegrini al 48’, R. Baggio al 62’.

“CORRIERE DELLA SERA”
È stato Baggio, ha cominciato Marocchi, mai è comparsa l’Udinese. Neppure in piccolo e nemmeno per poco: unico tiro in porta al 28’ della ripresa di Branca, il migliore in un deserto di intenzioni timide e piedi sghembi, con replica plastica di Peruzzi. Prima, solo una lunga serie di impacci senza direzione, poi una mortificante inutilità. Certo, l’assenza di Desideri e Calori (coppia centrale) ha mutilato la difesa. Certo, la Juve ha giocato e Baggio si è illuminato, ma l’Udinese di ieri non sembrava nemmeno povera, proprio astratta, una bolla d’aria.
Juve disegnata secondo tridente zoppo: Baggio prima punta, Ravanelli spalatore di palloni sull’intero orizzonte, Möller appena dietro, ma senza possibilità di accelerazione. Il tedesco non doveva esserci e se invece c’è , nonostante il dolore al polpaccio destro, vuol dire che non ci si può contare quasi per niente. Baggio, spalle alla porta, smarrisce la propria natura ed i suoi tocchi di sponda a favorire un eventuale smarcamento, non godono del rilancio immediato del centrocampo che pure soverchia quello udinese: Marocchi a sinistra e, soprattutto, Di Livio con le sovrapposizioni di Conte a destra afflosciano l’Udinese debolissima anche ai lati.
Il primo tempo bianconero ha due squarci di luce piena quando Baggio ha la possibilità di vedere il campo davanti a sé : il vantaggio, siglato da Marocchi al 19’, nasce infatti da un doppio assist del bianconero nel giro di dieci secondi. Prima imbecca Möller con l’area spalancata di traverso: sul tiro rimpallato, è Marocchi a ripartire chiedendo a Baggio lo scambio stretto che lo deposita davanti a Battistini per il comodo diagonale. L’altra testimonianza di Baggio è l’avvio di una vitalissima azione di Conte sulla destra, con cross per il colpo di testa piazzato di Ravanelli: palo pieno.
Ma è nel secondo tempo che la lievitazione di Baggio si contempla e si consolida in opere di goals: un colpo di tacco (inutilmente deviato da Pellegrini) a completare un meritorio lungo linea di Di Livio (3’); un’azione personale con palla difesa a trequarti, accarezzata per saltare Pellegrini e piombare in area, un lampo, tanto da infilarsi tra Gelsi e Petruzzi, guizzar via come un’anguilla, fulminare Battistini con gli occhi e piantargli il pallone tra il primo palo e la gamba del portiere. Mancava meno di mezzora alla fine e la partita, già morente in bocca ad un’Udinese sfiatata e nebbiosa, è finita: un applauso per sigillo.
Nient’altro: avrebbe potuto segnare ancora la Juve (palo esterno di Torricelli al 32’ a portiere avversario saltato) e lo stesso Baggio (punizione e tiro al volo negli ultimi cinque minuti). Ma nessuno ha voluto più. Nemmeno l’arbitro Collina che a due minuti dalla fine ha preferito risparmiare l’ammonizione a Branca, fermato in palese fuorigioco dal guardalinee ed incautamente colto a tirare lo stesso, a fischio abbondantemente emesso. Invece di ricorrere al regolamento, Collina ha optato per l’intelligenza.
Trapattoni gongola, con un Roberto Baggio così può davvero sperare ancora di acchiappare il Milan, lepre del campionato: «Certo», dice il tecnico, «ma a patto che ci diano una mano anche le altre: Sampdoria, Parma, Inter e Lazio».
Il 1994 inizia bene per la Juventus, prima vittoria esterna del campionato ed una splendida partita: «Devo dire», continua, «che anche in altre circostanze, fuori casa abbiamo giocato bene, e meritavamo di vincere, in certe occasioni siamo stati solamente meno fortunati».
Una vittoria che dovrebbe anche tacitare quei fischi sentiti l’ultima domenica al Delle Alpi? «Non sono mai stato, né mi sono sentito sotto esame, se ci sono state polemiche le hanno fatte gli altri; io ho sempre goduto della fiducia della società».
Con questo Baggio può davvero dormire sonni tranquilli? «È un campione: tecnica, fantasia, accelerazione fantastica. Ma chi dice che ha giocato la sua migliore partita sbaglia: Baggio ne ha disputate di migliori, specialmente in campo internazionale».
E le sue due prodezze hanno precedenti? «Sì, il secondo mi ha ricordato quello messo a segno contro la Cecoslovacchia durante il mondiale del 1990. Il primo mi ha riportato alla mente quello segnato a Cudicini da Bettega a “San Siro”».
Tornando alla partita, bella Juventus, ma forse troppo debole l’Udinese?
«Effettivamente i friulani hanno risentito della mancanza di uomini come Calori e Desideri, specialmente per quanto riguarda l’esperienza. Comunque non dimentichiamo anche le nostre assenze, e le difficoltà incontrate da Möller, al quale avevo chiesto di giocare soltanto quarantacinque minuti».
Peruzzi è intervenuto una sola volta, ma la sua parata su Branca è stata difficilissima: «Spero», commenta il portiere, «che l’abbia vista anche Sacchi».
Arriva Baggio, ed è la carica dei cronisti e dei cameramen. Questo è lo stadio di Zico, al quale lei si è sempre ispirato. Davanti alle sue due prodezze, oggi si sarebbe alzato in piedi pure lui con tutto lo stadio per applaudirla? «Forse», ci scherza sopra, «lo avrebbe fatto, ma solo perché è un mio amico».
È stata la sua più bella partita della stagione? «Francamente devo dire di esser soddisfatto per quanto ha fatto vedere la squadra. Sul mio rendimento no. Ho sfoderato alcuni numeri, ma non mi sentivo a posto. Devo ancora recuperare dopo l’incidente che mi ha fatto penare per quindici giorni».
Comunque due prodezze così oggi c’è qualcun altro che le può fare? «Credo di sì, non è poi tanto difficile quando ti applichi».
Un po’ deluso è parso Ravanelli: ha lavorato da matti, voleva il goal ma glielo ha negato il palo; una giornata sfortunata:  «In effetti», ammette l’attaccante, «speravo che quella incornata ci portasse al raddoppio. Avremmo finito di penare in anticipo. Comunque speriamo che il 1994 iniziato così bene ci porti fortuna».