Sotto la lente - Maltornata Inter!

24.01.2014 00:44 di  Carmen Vanetti  Twitter:    vedi letture
Sotto la lente - Maltornata Inter!
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

Che l'Inter fosse tornata dove Calciopoli l'aveva trovata lo grida ormai la classifica. Ma ormai abbiamo la certezza sia tornata in tutto il suo fulgore, anche nel modo di rapportarsi col mondo del calcio. La vicenda che ha coinvolto Vucinic e Guarin e, suo malgrado, la Juventus, è emblematica al riguardo.
Una vicenda che ha dimostrato come 'interisti' si nasce, a Milano come a Djakarta: non è una questione di tifo, al di là della sbandierata passione nerazzurra di Thohir, per lui questa acquisizione era, pardon, avrebbe dovuto essere, solo un affare come tanti; un affare che forse ormai stenta a considerare tale, visto che probabilmente si è reso conto che lo sprofondo nerazzurro, al di là dei debiti, è la mancanza di fondamenta concrete su cui ricostruire: e nel contempo, essendo divenuto l'azionista di controllo da una Società che ha chiuso il suo bilancio di esercizio al 30 giugno 2013 con una perdita di Euro 193.656.075, si è assunto, come ben spiega nella sua approfondita analisi sul suo blog un esperto come Luca Marotta, impegni di ricapitalizzazione già garantiti per almeno un triennio (i 75 milioni sinora versati in pratica sono quelli che servono per la gestione ordinaria dell'Inter e altri versamenti sono alle porte).

Proprio il fatto che il campo avesse riportato l'Inter, già dallo scorso anno, nelle zone della classifica che le competevano in relazione alle capacità gestionali della sua governance, aveva indotto il mister Mazzarri a chiedere qualche rinforzo, visto che gli acquisti estivi, da Belfodil a Taider a Icardi, si erano rivelati in perfetto stile pre-Farsopoli. tra le idee buone c'erano Lamela, Mata, Hernanes... tutta gente che costa un patrimonio e  il cui cartellino appartiene a club con i quali la parola prestito non poteva nemmeno essere pronunciata; c'era anche Vucinic, che alla Juve, con l'esplosione di Llorente accanto a Tevez, trovava meno spazio; e il montenegrino, il cui maggior difetto è forse proprio la mancanza di animus pugnandi, aveva preferito togliersi dalla lotta ed emigrare altrove, dove sperava di trovare più facilmente una maglia quasi sicura; Mazzarri lo stimava (e chi non lo farebbe, dato il suo indiscutibile tasso tecnico?), la Juve non aveva affatto bisogno di cederlo ma Marotta aveva precisato che chi se ne fosse voluto andare sarebbe stato quanto meno ascoltato: ovviamente se l'affare avesse avuto per la Juve un ritorno positivo.
Così l'Inter aveva chiesto il giocatore alla Juve ma al momento di parlare di cifre aveva precisato che non c'era un lira in cassa; e dunque Marotta aveva cercato di metter in piedi quello che poi in conferenza stampa avrebbe definito un baratto, nell'ambito del quale aveva chiesto di inserire l'unico elemento dei nerazzurri che qualitativamente fosse degno della rosa di Conte, Fredy Guarin. E i due club avevano dato il via ad una trattativa che sembrava ben indirizzata.

Tutto bene? No, affatto. No, già per il modo in cui la trattativa veniva condotta: sotto gli occhi di tutti. Perché alla Juve manca Moggi.
Ovvero i tempi in cui le trattative venivano annunciate solo quando il contratto era depositato: tutta la manfrina della processione di dirigenti, procuratori, calciatori che poi finivano in bella mostra dietro una vetrata illuminata nel centro di Milano era qualcosa che non si poteva guardare, non senza ripensare con tanta tanta nostalgia a Luciano.
I tempi in cui a nessuno, nemmeno al figlio, l'ex dg bianconero confidava nulla: Ibrahimovic era già in volo per Torino e lui faceva lo gnorri. In parte vi era costretto, perché in quel di Milano qualcuno giocava sporco: l'affare Stankovic è la riprova, come ha raccontato anche lo stesso Moggi davanti alla Corte d'Appello di Napoli: "Io che sapevo delle intercettazioni, ritenevo di essere intercettato perché attingevamo molto al mercato. Avevamo comprato Stankovic con tanto di contratto da presentare in federazione dopo due mesi. Dopo un po’ è sparito il procuratore del giocatore e lo abbiamo trovato all’Inter".  
Ma in ogni caso, a prescindere da truffaldine operazioni di intelligence, la prima preoccupazione di Moggi era tutelare tutti gli attori: le società e i giocatori, che invece in questo caso sono tutti finiti in pasto alle telenovele mediatiche uscendone con ammaccature più o meno evidenti.
Per i due ragazzi non sarà facile rientrare nei rispettivi gruppi, i dirigenti bianconeri hanno perso tempo e denaro (hanno dovuto persino offrire il pranzo ai colleghi nerazzurri perché altrimenti c'era il rischio di dover aspettare l'OK di Djakarta pure per sfamarsi), quelli nerazzurri ne sono usciti, checché ne raccontino, con una credibilità a brandelli.
Perché hanno rifiutato un affare cercato da loro stessi.
Perché avevano anche ottenuto il conguaglio che chiedevano.
Perché alle 10.48 Thohir aveva spedito ad Andrea Agnelli un SMS di conferma; poi tutto era saltato, probabilmente su imbeccata di Moratti, che non ha perso il suo proverbiale intuito sul mercato. E la parola d'onore è diventata cartone.
Perché Marco Fassone (uno che alla Juventus è passato, ma non ha imparato nulla, conta la qualità del legno, come sempre) ha tirato in ballo motivi ambientali, tradotto 'la cagnara messa in atto da tifosi vip e meno vip', tifosi che ora gongolano e ringraziano coloro che li hanno sostenuti da lontano promettendo loro nuove imprese consimili: ciò significa che ogniqualvolta qualche decisione societaria sarà sgradita ai tifosi Moratti dovrà indurre Thohir a fare un passo indietro, con tanti saluti a eventuali parole date (ma non è il peggior scheletro nell'armadio nerazzurro). Sarà dunque la piazza, armata di seggiolini e motorini, a far girare i milioni che Thohir ha investito sull'Inter.
Perché adesso tutti sanno che lì non c'è una lira, ci sono solo bisogni della squadra e questo sul mercato non avvantaggia di certo: e, a rafforzare questa convinzione è continuamente del resto lo stesso Erick Thohir che ad ogni piè sospinto tira in ballo il Fair Play Finanziario, per ficcare bene in testa a tutti che non si può spendere; e forse nemmeno basterà, perché per le passate follie spendaccione il club sta già rischiando, dicono gli esperti, sanzioni dall'Uefa per aver superato i limiti di tolleranza fissati.



La risposta della Juventus, per bocca dell'amministratore delegato Beppe Marotta in conferenza stampa, è stata sdegnata, seppur composta. Ha definito quanto accaduto 'increscioso', con un termine che alla luce dei fatti è puro eufemismo (a me l'unico aggettivo che viene in mente è a-morale). Ma ha messo in evidenza la mancanza di correttezza e di serietà dell'Inter (che, a dispetto del fatto che, a dire di Fassone, la trattativa fosse tutt'altro che conclusa, aveva già addirittura fatto sostenere a Vucinic le visite mediche). Aggiungendo che, per parte sua, non si sognerebbe di intavolare una nuova trattativa con personaggi del genere: già, perché, dopo tutto questo pastrocchio, all'Inter continuavano a volere Vucinic, così raccontava almeno radiocalciomercato, senza inserire Guarin, con un prestito. E chissà, magari volevano pure un altro pranzo offerto...

Ma il massimo del grottesco doveva ancora arrivare: e stasera è arrivato, con un comunicato sul sito dell'Inter, a firma di Erick Thohir; contando forse sull'alibi di venire da lontano il tycoon finge di ignorare la storia del calcio italiano.
"Nel corso della sua lunga e gloriosa storia, l'Inter si è sempre distinta per integrità e lealtà, questa è la nostra missione: sostenere e continuare tale tradizione". Tutto questo ha una sola risposta: Calciopoli. L'integrità e la lealtà dell'Inter stanno tutte racchiuse qui: passaportopoli, le telefonate, occultate dai magnifici 12 di Auricchio, ma scovate dal pool di  Moggi e recepite dalla relazione di Palazzi, i torbidi rapporti con Nucini, i rapporti di cordiale amicalità con gli inquirenti e, peggio ancora, l'opera di intelligence a carico di arbitri, designatori e dirigenti della Juventus. Continuare tale tradizione? Dobbiamo attenderci il ripetersi di tutto ciò? Perché, ne siamo perfettamente coscienti, Calciopoli vive ancora.
"Essere onesti e affidabili": per l'onestà parla la relazione di Palazzi, per l'affidabilità la trattativa Vucinic-Guarin, col suo 'Sì', 'ops, volevo dire no'.
"Non posso permettere a nessuno al di fuori della nostra Società di criticare pubblicamente le nostre dinamiche interne, difenderò l'Inter e ciò che rappresentiamo con ogni mezzo a mia disposizione".  In realtà Marotta ("Io non entro nel merito di quelli che sono i rapporti interni dell'Inter perché non mi competono e non è corretto, dico solo che al di là di quello che può essere teoricamente la governance che loro utilizzano, ci siamo trovati in grande difficoltà. La difficoltà, come vi ho detto prima, l'ha avuta anche il massimo dirigente della Juventus, che è Andrea Agnelli, perché non siamo riusciti a capire che cosa fosse successo. Quindi, chiaramente, mi guardo bene dall'allestire un'ulteriore trattativa con loro, perché? Non dico che si possa parlare di mancanza di affidabilità, ma sicuramente di mancanza di serietà sì"), persona sin troppo misurata, non ha criticato le dinamiche interne all'Inter, semplicemente ha messo in risalto come, con tali dinamiche, un interlocutore come la Juventus, aduso ad una managerialità seria, efficace ed efficiente, si trovi inevitabilmente in difficoltà: in ogni caso, d'ora in poi chiunque vorrà trattare con loro sarà bene applichi il vecchio detto mercantilpopolare 'pagare moneta vedere cammello'.
Si spera quindi che questo comunicato metta definitivamente fine alla questione Vucinic e a qualsiasi altra trattativa tra Juve e Inter. Affoghino nei loro debiti.

La vera risposta poi la Juventus la darà, COME SEMPRE, sul campo, domenica 2 febbraio, quando sul prato dello Juventus Stadium si giocherà Juve-Inter: con l'augurio che sia una serata in cui vinca lo sport, con tutti i suoi valori. Quelli che alla Juve hanno sempre fatto la differenza