Sotto la lente - L'equivoco Pogba

30.01.2015 01:45 di  Carmen Vanetti  Twitter:    vedi letture
Sotto la lente -  L'equivoco Pogba
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

La questione Pogba è ormai scoppiata in tutta la sua virulenza e si tratta di un tormentone destinato a tenere banco ben oltre i confini del mercato di riparazione, ad essere un ossessivo tam tam sino al 31 agosto; e oltre, nel caso in cui il Polpo rimanesse in bianconero.

Appartengo a quell'estesa frangia di tifosi bianconeri che vorrebbero mantenere il giovane francese in rosa, per costruire attorno a lui una grande Juve, dove per grande Juve si intende una squadra capace di rimanere stabilmente tra le prime quattro-cinque in Europa e giocarsela onorevolmente con tutte.
Forse perché sono stata abituata bene, ad una Juve che faceva la Juve, quella di quando, ad esempio, Umberto Agnelli, giovane presidente innamorato della Vecchia Signora, nel 1957 non si accontentò di aver acquistato John Charles (105 milioni di lire dell'epoca) e, di fronte alla prospettiva di poter prendere anche Omar Sivori (180 milioni di lire), non si lasciò frenare dal rischio che un simile esborso avrebbe potuto mettere a repentaglio il bilancio societario e se ne uscì con un 'Io lo compro lo stesso': sarebbe stata la Juve della prima stella.

Adesso mi raccontano che i tempi son cambiati, che più che l'amor può il bilancio, che le plusvalenze valgono ben più delle gemme che Pogba ci può regalare; ma un amore mischiato ai soldi non è amore e la Vecchia Signora si trova davanti alla triste verità che i suoi antichi amanti, dopo averla 'messa sulla strada' e 'venduta' nel 2006, adesso le riservano solo una sprezzante indifferenza.

Si sprecano i paragoni con l'affare Zidane, messo a punto da Moggi, ma forse sono più le differenze che le analogie.
Zidana aveva infatti 29 anni, un'età alla quale la carriera, anche quella di un campione come Zidane, sta per imboccare la parabola discendente, il giovane Paul ha invece appena iniziato la sua ascesa, quella che par destinata a condurlo al Pallone d'Oro (Zizou lo vinse a 26 anni).
Poi, appunto, la differenza abissale è  Luciano Moggi. La cessione di Zidane era stata pianificata mesi prima, Moggi teneva Florentino Perez (quello che per Morata ha imposto le sue condizioni, senza se e senza ma) attaccato alla sua lenza e nel frattempo pianificava preventivamente l'acquisto  dei giocatori utili nell'ottica di far ancor più grande la Juve: sarebbero arrivati Buffon, Thuram e Nedved.
Purtroppo oggi in corso Galfer non funziona così: una volta che la Juve sarà riuscita a vendere la sua perla, Marotta & C., dopo aver festeggiato per la sontuosa plusvalenza, c'è da temere che andrebbero a tentoni sul mercato, finendo per cadere nella rete di abili procuratori o di entrare in botteghe dai prezzi gonfiati e dalle clausole malandrine.
A dire la verità uno di questi procuratori, l'astuto ma anche competente ed efficiente Raiola, ha cercato ieri, in un'intervista alla rosea gazzetta, di spiegar loro come si fa; lui avrebbe già, di suo, pianificato come investire gli eventuali 100 milioni ipotizzati come ricavato della vendita del giovane fuoriclasse francese. Certo, i consigli di Mino Raiola sono, in qualche modi, interessati, focalizzati come sono sui giocatori che rientrano nella cerchia di quelli che lui può controllare; ma, al di là dei contenuti, la tecnica è proprio quella giusta: prima di pensare di vendere Pogba gli obiettivi, che devono essere all'altezza per garantire un futuro importante, devono essere ben chiari e il lavoro della squadra mercato mirato a mettervi le mani sopra. 

Però, altrimenti, in mancanza non solo di un Moggi, ma anche di un Raiola, in corso Galileo Ferraris, l'alternativa vera è quella di trattenere il più possibile il ragazzo: un campione come lui potrebbe servire a valorizzare il marchio e ad attirare sponsors, che magari potrebbero anche essere di supporto per contribuire al suo ingaggio; la sua presenza e la forza maggiore che l'insieme ne ricaverebbe potrebbero costituire anche un appeal perché altri giocatori di livello alto scelgano la Juventus come destinazione gradita.
Purtroppo anche in questo campo, valorizzazione del marchio e sponsorizzazioni, la Juventus non è ancora riuscita a fare il salto di qualità, quello che la avvicinerebbe un po' di più alle big, al momento lontane anni-luce; la Fiat intanto pensa a sponsorizzare la Figc che, dopo aver causato al club bianconero danni per 444 milioni e averle rapinato due scudetti (che poi mica ha fatto tutto da sola, eh...),  si permette pure di starnutire qualche impotente minaccia in relazione agli stages azzurri.

Ecco perché, dunque, tutto il gran parlare intorno a Pogba e al suo destino nasconde un grande equivoco, quella di una Juve che non ha la forza (non solo economica ma anche 'psicologica') di trattenere i campioni ma neanche più quella di affrontare magari una rinuncia dolorosa, però con vista su un futuro foriero di importanti successi.
Temo purtroppo che sia estremamente difficile che la Juve torni in tempi brevi ad essere se stessa, quella in grado di godersi i suoi campioni; o anche, al limite, di privarsene per diventare ancora più bella, affrontando un sacrificio in vista di un bene più grande.
Godiamoci dunque questo splendido Pogba finché possiamo, consci che non sarà per molto, sei, al più, proprio al limite, diciotto mesi: ogni sua giocata vale il prezzo del biglietto.