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Luciano Moggi: "Tifosi abituati bene, Marotta non c'entra. Avevo individuato chi andava contro la Juve. Andrea Agnelli? Con Giraudo fatto il possibile per portarlo in consiglio, ma..."

Intervista esclusiva al direttore Luciano Moggi, in occasione della presentazione del suo ultimo libro "IL PALLONE LO PORTO IO" (edito Mondadori) organizzata dal Juventus Club G.Scirea di Marsala (Tp)
14.11.2015 14:00 di  Leonardo Labita  Twitter:    vedi letture
ESCLUSIVA TJ - Luciano Moggi: "Tifosi abituati bene, Marotta non c'entra. Avevo individuato chi andava contro la Juve. Andrea Agnelli? Con Giraudo fatto il possibile per portarlo in consiglio, ma..."

Chissà se lo scorso 12 Novembre, una volta giunto a Marsala e varcata la porta Garibaldi che rievoca lo sbarco dell’eroe dei due mondi del lontano 1860, Luciano Moggi ha pensato che in fin dei conti da quel funesto 2006, per lui è iniziata una vera e propria guerra da portare avanti con lo spirito da generale e condottiero che l’eroe nazionale incarnava.

Di sicuro a differenza del Giuseppe nazionale, Luciano Moggi può contare su più di mille uomini, ovvero i suoi tifosi, quelli con il cuore bianconero che da sempre lo accompagnano, difendendolo e supportandolo forse ancora più di quando vestiva i panni di DG.

Basta osservare la sala gremita che lo attende, nell’incantevole cornice del complesso monumentale di San Pietro, in occasione della presentazione del suo ultimo libro IL PALLONE LO PORTO IO (edito Mondadori) organizzata splendidamente dallo Juventus Club G. Scirea di Marsala, presieduto da Nino Ienna.

E’ una sala dove sgorga passione, è una sala che abbraccia diverse generazioni, dal bambino ancora in passeggino che indossa la maglia di Marchisio, all’anziano tifoso Juventino che si trasforma in ultras, non appena dall’ingresso entra finalmente il Direttore.

Il pallone lo porto io è un libro capace di presentarsi in più vesti.

Un manuale, per dirigenti esperti e aspiranti, un romanzo, per i tifosi juventini che riescono a tornare indietro nel tempo rivivendo il calcio da dietro le quinte, un libro della verità, per quei tifosi di altri colori che fingono ancora di credere a tutto quello che di negativo è stato scritto e detto, da quel funesto 2006.

Il pallone lo porto io così riesce, a insegnare strategie di mercato e comportamenti dirigenziali, riesce a farci scendere negli spogliatoi della Juve di Lippi, Ancelotti e Capello e infine rimarca l’abissale differenza di professionalità e competenza che in quegli anni esisteva tra Moggi e il resto del mondo…

Emblematico è il racconto della trattativa Cannavaro-Carini, quando durante la discussione degli ultimi particolari della trattativa, il medico sociale dell’Inter irruppe dichiarando che il portiere aveva il crociato anteriore rotto.

Bastò la rassicurazione di Moggi rivolta a Moratti, Ghelfi e Oriali, quella che con il crociato anteriore rotto, a differenza di quello posteriore, si può giocare, lo fanno gli attaccanti figurarsi un portiere.

Così tutto rimase per come era stato sancito, scambio alla pari, con Carini che disputò quattro partite in due anni e con Cannavaro che, dopo due scudetti e un mondiale, vinse pure il pallone d’oro.

E allora sarà anche vero che il pallone lo porta Moggi, ma non solo quello, perché tra un autografo e un selfie, il direttore è un vero fiume in piena, in compagnia del suo prezioso sigaro, discute, racconta e svela aneddoti ai numeri soci dei diversi club doc di quella Sicilia, che si conferma la terza regione italiana per presenza di iscritti.

Il calcio è la sua materia, e tra un racconto e un altro, noi di TuttoJuve siamo riusciti ad intervistarlo, a margine della cena di Gala che ha seguito la presentazione del libro.

 

Lei racconta che dopo Perugia regalò un ombrello a Collina. Restiamo in tema di regali, nel leggere la strategia da lei adottata per l'acquisto di Nedved, se uno pensa alla vicenda Draxler e al conseguente acquisto di Hernanes, viene naturale chiederle di regalare una copia del suo libro a Marotta. Sono solo i tifosi ad essere stati abituati troppo bene o è legittimo pensare che a Marotta manchi qualcosa alla voce strategia/comunicazione?

 

“Siete voi tifosi juventini abituati troppo bene, perché Marotta ha fatto quello che era possibile fare. Non è che si può imputare a lui il fatto che Pirlo sia andato via, che Tevez sia andato via. La strategia di comunicazione poi conta poco, contano i fatti e i fatti purtroppo sono andati contro la Juve e non c’entra Marotta”.

 

Lei afferma che la battuta con la quale l'avvocato l'accolse alla Juve, quella dello stalliere del re che deve conoscere i ladri di cavalli, la ritiene un complimento, perché nel calcio lei conosce sia le persone corrette sia i disonesti. In un gioco di percentuali, alla luce di quanto accaduto dopo l'estate del 2006, ha visto incrementare quale delle due categorie?

 

“Evidentemente l’Avvocato mi conosceva bene, infatti io alla fine prima di sapere delle intercettazioni, ho dimostrato di sapere già quello che succedeva, poi l’intercettazioni non hanno fatto altro che confermarmelo. Quindi il problema di fondo era praticamente conoscere quelli che andavano contro la Juve, ed io li avevo individuati tutti, quindi evidentemente l’Avvocato aveva ragione”.

 

Nel ricordare il dottore Umberto lei chiude con un malinconico "nel giro di un anno morirono l'avvocato Agnelli, l'avvocato Chiusano e il dottore. E noi rimanemmo soli". E con voi aggiungo io anche noi tifosi. Le chiedo, come mai già da prima all'interno della famiglia non si individuò l'erede disegnato a portare avanti la vincente collaborazione Triade-Agnelli? Come mai non si è investito gradualmente su Andrea?

“Non l’hanno voluto in consiglio, io e Giraudo abbiamo fatto tutto il possibile per portarlo in consiglio ma non è stato possibile, perché evidentemente quelli che decidevano non eravamo noi”.

 

Aldilà del celebre mancato acquisto di Cristiano Ronaldo, durante gli anni della triade c'è stata qualche altro possibile colpo importante sfumato? O qualche illustre cessione mancata?

“Noi quello che volevamo cedere, abbiamo ceduto, quello che volevamo comprare, abbiamo comprato, quindi...Ronaldo non è stato un mancato acquisto, è stato il fatto che un nostro giocatore (Salas ndr) ha rifiutato il trasferimento e noi non avevamo i 31 miliardi di lire richiesti che invece, ha dato il Manchester di Fergusson”.

 

C'è un colpo di mercato che negli anni da DG della Juve ha invidiato ad un suo collega?

“No, perché i migliori li abbiamo presi noi, quindi c’era poco da invidiare”.

 

C'è un allenatore con il quale le sarebbe piaciuto lavorare?

“Ho avuto i migliori, per cui il problema non si pone”.

 

C'è un dirigente nel quale si rivede?

“No, per rivedere bisognerebbe riguardarsi, siccome io non mi guardo, non trovo nessuno”.

 

Nel raccontare l'aneddoto del figlio di 9 anni dell'onorevole La Russa che chiede a suo padre "Papà ma quel signore li è quello che ruba le partite?" mi chiedo è sufficiente l'amore e l'affetto che ancora oggi i tifosi bianconeri le dimostrano a superare l'ingeneroso epiteto di colui che rubava le partite?

“Voi non conoscete Ignazio (La Russa ndr), lui è uno che fa le battute, l’ha fatta al figlio piccolo che la presa subito per buona”.

 

Purtroppo mi viene da dire che anche tifosi di età matura ancora oggi portano avanti questa tesi

“Be diciamo che cercano più che altro di auto convincersi, adesso però se leggono, non credo riescano a portare avanti questo auto convincimento”

 

Cosa si augura ci sia nel futuro professionale di Luciano Moggi?

“Adesso faccio un mestiere, il giornalista, che è praticamente un mestiere dove non si sbaglia mai, se si sbaglia un pronostico alla fine si dice ho sbagliato pazienza, se si opera sul campo e si sbaglia invece si paga”.

 

Chissà se una volta terminata la serata, dopo l’ennesimo grido “un direttore c’è solo un direttore”, i tanti tifosi bianconeri, varcata la porta Garibaldi, hanno sentito riecheggiare nella propria mente una parte del prezioso e illuminante intervento dell’Avv. Nicola Penta “Non è finita, perché molti sono convinti che sia finita, ma lo slogan fino alla fine non è uno slogan che appartiene alla Juve vincente di questi anni, è un slogan che parte dal momento in cui il presidente Agnelli ha deciso di andare fino alla fine su questo procedimento. Per cui il termine fino alla fine è stato coniato proprio relativamente a calciopoli. E noi andremo fino alla fine, la storia non è finita, questo per sfortuna di chi invece spera che si metta la parola fine a questo nostro incubo e di conseguenza noi andremo avanti fino a che non sarà spiegata a tutti la verità”.

E allora mai come oggi fino alle fine…

 

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