Da che parte pende il nuovo equilibrio?

13.10.2015 11:30 di  Caterina Baffoni   vedi letture
Da che parte pende il nuovo equilibrio?
TuttoJuve.com
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

Un’altra storia, un'altra partita, un'altra stagione. E sarà proprio il tempo a dire se sarà la migliore e chi sarà la migliore. Anche stavolta Inter e Juve sono agli opposti. Questione di filosofia, più che di stile, questione di un modo diverso di intendere ed interpretare il calcio. Nell’estate 2010, i nerazzurri conservarono tutti i protagonisti del Triplete come fossero una sorta di foto-ricordo per incorniciare quell'annata. Eppure quella strategia affollò la cartella delle sconfitte, da salvare con nome "reset". Eh sì, proprio così. Perchè mentre Milito e compagnia se ne volevano andare, la maggior parte di loro restarono. Altri chiesero l’aumento dell’ingaggio e furono accontentati. Riconoscenza davvero a dismisura. Quell’Inter di quell'anno non fu mai più la stessa, e l’unico che aveva intuito tutto, Mourinho, se ne andò prima di sciupare l’immagine perfetta: grazie e arrivederci.
Tuttavia la Juve del “quasi Triplete” fu abbastanza lungimirante e non ha bisogno del passato remoto per essere raccontata. Alla finale di Berlino ha comunque esaurito un ciclo che ha riscritto la storia, seppur ringiovanendo una rosa con innesti di talento e qualità. Sempre con la stessa strategia delle "risorse umane". Chi vuole andar via, prego si accomodi, Madama non è ancora sazia. Conte esattamente due anni fa. Oggi Pirlo affascinato dall’America, Tevez innamorato della Bombonera e Vidal che dalla Germania vuol intraprendere una nuova sfida. E poi Storari e perfino Llorente, il gigante buono e dalla grandissima professionalità. Allo sportello della Juve ecco un prelievo di rigenerazione, esperienza e un gran versamento di novità grazie a quel mix giusto di giovani talenti come Dybala, Alex Sandro, Zaza, Rugani e Lemina e dentro uomini di grande esperienza come Mandzukic e Khedira.

Quale sia la strategia giusta? L’Inter della riconoscenza romantica e debole al cospetto di giocatori idolatrati o la Juventus che ringrazia sentitamente e mira dritto al presente? La risposta esatta esiste ma è misteriosamente custodita dal futuro. E in questo senso, l’anno che verrà sarà il più significativo della Juve recente a partire proprio dal big match di San Siro.

In verità tutto dipende dai sostituti. L’Inter venne affidata a Benitez, troppo orgoglioso e introverso per ribellarsi a una squadra che tutt'oggi ancora nomina Mourinho negli spogliatoi. E Biabiany diventò l’unica novità per rinfrescare la formazione.
La Juve invece ha assunto un atteggiamento chirurgico. Dybala al posto di Tevez, Khedira (e Marchisio) per colmare Pirlo,  Mandzukic per sostituire e non far rimpiangere Llorente, Neto per dimenticare Storari e adesso una novità piacevole come Lemina tutto da scoprire ma con un grande avvenire per rimediare alla partenza di Vidal. Su quest’ultima scelta magari si gioca la partita più difficile perché Vidal è stato un eccezionale trascinatore, seppure al netto della sua vita spericolata e ingarbugliata come la cresta: la classica figura mitologica, metà centrocampista e metà fantasista: tanto ingombrante quanto utile. Pochi, al mondo, con le sue qualità complessive.
Ed è proprio lì che la Juventus aspetta di ritrovare il suo assetto tattico, in quel centrocampo che ha dato il benvenuto ad un ex interista: Hernanes.
Due squadre completamente diverse, all’opposto per il percorso intrapreso. Tutta un’altra strada… Il tempo dirà quale sarà quella giusta. D'altronde stiamo parlando di Inter-Juventus.
Oggi con i nerazzurri a più 8 in classifica e i bianconeri in ripresa, la supersfida di domenica al riavvio della serie A farà capire da che parte pende il pendolo delle gerarchie. Perché entrambe le squadre vengono da 10 anni di dominio, soprattutto la Juventus.

10 anni di dominio intervallato solo dal Milan nel 2011 ed interrotto da reciproci dispetti, segno di una rivalità che sfugge a logiche e classifica. La Juve che, con Felipe Melo, batte l'Inter nell'anno del triplete, l'Inter che infligge alla Juventus la prima, storica, sconfitta allo stadium nel 2012 con Stramaccioni  in panchina. Da capogiro, come è sempre stata questa sfida.


Ma per tornare ad un vero equilibrio, occorre saltare oltre l'ultimo decennio e il solco del 5 maggio, al termine di una stagione a due e terminata come tutti sappiamo. Perfetta parità: 0-0 a Torino, 2-2 al ritorno, in entrambi i casi è l'Inter ad arrivare alla sfida davanti alla Juventus, seppur di poco, fino a cedere però il passo ai rivali all'ultima giornata. Si chiude così un altro faccia a faccia per lo scudetto, simile a quello del 1997/98 . Vittoria per l'Inter con Djorkaeff all'andata, al ritorno prevalgono le polemiche, stranamente, ma alla fine sarà invece la Juventus ad aggiudicarsi  il tricolore proprio davanti all'Inter.

Eppure, sono proprio gli anni 80' i più combattuti anche se non sempre direttamente per il primato in classifica. Emblematica fu la stagione dell'89-'90: Juventus e Inter finiscono appaiate come raramente accaduto nella storia: terze a -7 dal Napoli. Nei confronti diretti si impongono di misura una volta a testa. E' nell'84-'85, l'anno del Verona però la regolarità si spezza per lasciare spazio allo spettacolo: 3-1 per la Juventus a Torino in risposta al netto 4-0 dell'Inter a San Siro: doppietta di Rummenigge. 6 sono invece i goals di Alex Del Piero all'Inter, quanti quelli segnati alla Juventus proprio da Icardi che nello scorso anno nulla potè dinanzi alla straripante potenza di una Juventus trascinata da "capitan" Marchisio e da Alvaro Morata che espugnarono il Meazza ribaltando l'iniziale vantaggio nerazzurro. 

Insomma, domenica il match sarà il simbolo di una nuova fase, una nuova pagina di calcio da raccontare che con l'Inter a più 8 e la Juventus in ripresa farà capire da quale parte pende il nuovo equilibrio.