CONTE AL PROCESSO: "Rapporto con la Juve per nulla incrinato. Era arrivato il momento giusto per separarsi per il bene di tutti"

22.09.2014 21:35 di Alessandro Vignati   vedi letture
CONTE AL PROCESSO: "Rapporto con la Juve per nulla incrinato. Era arrivato il momento giusto per separarsi per il bene di tutti"

Con un'intervista rilasciata ad Enrico Varriale per "Il Processo del Lunedì" su RaiSport 1, il commissario tecnico della Nazionale Antonio Conte ha parlato del suo passato e presente. Partendo proprio dalla Juventus: "In tre anni la Juve ha costruito un grattacielo dal nulla. Si è lavorato tantissimo tutti insieme, la casa è solida. E' inevitabile che si debba andare avanti per questa strada, e lo si farà per molto tempo. Starà alle altre colmare il gap sulle altre perchè in questi tre anni la Juventus è sempre cresciuta. Sono rimasti tutti i giocatori che hanno fatto 102 punti ed hanno disputato una semifinale d'Europa League dopo i quarti in Champions fermati dal Bayern Monaco, qualcuno lo sottovaluta... in più sono arrivati giocatori di sicuro valore, su tutti Pereyra e la rosa è più abbondante e competitiva. Sentir dire qualche giocatore sul fatto che è stato giusto cambiare mi ripaga delle tante illazioni che si sono riversate contro di me e sulla mia scelta. La Juve è ancora la favorita per lo Scudetto, ma la Roma sta facendo un percorso simile al nostro. L'anno scorso avrebbero vinto il titolo, ma davanti hanno trovato una Juve mostruosa. Hanno fatto dei mercati intelligenti e stanno cercando di fare lo stadio. In tre anni è stato fatto qualcosa di fantastico a Torino, tutti assieme. La squadra veniva da due settimi posti, non era facile riportare il clima giusto. Già dal ritiro, però, mi accorsi che avevo a disposizione un gruppo di ragazzi disposti ad andare oltre l'ostacolo. Il fatto che conoscessi come le mie tasche l'ambiente juventino ha facilitato sia me che la dirigenza a raggiungere l'obiettivo. Avevo una grande squadra, e con il presidente ci abbiamo creduto nel miracolo. E così è stato. I miei rapporti? Con Agnelli, Marotta e Paratici non si è incrinato nulla. Il rapporto resta. Ho pensato e detto che dopo tre anni così intensi si era giunti all'epilogo. Quando si è forti a livello sentimentale, e si da tutto, c'è un momento in cui è giusto separarsi per il bene di tutti. L'ho esternato ad alcuni giocatori, alla proprietà e ai dirigenti. E' più dura farlo capire al tifoso, ma tutto è stato fatto a fin di bene. Italiane in Europa? La Juventus ha ormai grande esperienza, che conta tanto, la Roma può essere l'outsider di un girone difficile ma ha entusiasmo e può fare. In Europa League siamo partiti bene e quindi il campionato italiano sta tornando competitivo. Il momento più bello da calciatore? La vittoria della Champions League perchè in quel periodo in quattro anno facemmo finali europee a ripetizioni. Ho avuto allenatori di un certo livello, Lippi, Trapattoni, Ancelotti e non dimentico Fascetti e Mazzone a Lecce.

Sono stato allenato dai top e ho preso un pò dei loro segreti. Trapattoni aveva una gestione molto da padre, Lippi invece sorprendeva per le motivazioni che trasmetteva pur giocando ogni tre giorni. Ora invece è molto difficile. Il paragone con Ogni Maledetta Domenica? Il film è molto bello. Quel discorso ti tocca. Un allenatore deve capire i momenti particolari, quel mio discorso era in un momento in cui incalzavamo il Milan, mancavano poche partite e sentivo che potevamo farcela. Dissi ai ragazzi in modo forte che il Milan per vincere doveva faticare fino all'ultimo... Florenzi? Ha fatto un gesto molto bello. Ho avuto il piacere di conoscere Alessandro, un ragazzo genuino e pieno di sentimenti sani. Non mi è mai capitato di fare gesti simili, ma segnavo poco. Resta un bel gesto da apprezzare. Se lo rifarà in Nazionale? Aspetto un suo gol, e se non sarà già stato ammonito, glielo concediamo volentieri. Balotelli? Non ho bisogno di sfide per confrontarmi con persone del passato o del presente. Io mi comporterò nel migliore dei modi, con chiunque venga in Nazionale. Nelle mie squadre contano prima gli uomini e poi i calciatori. Prima di prendere un giocatore ci informiamo sullo spessore umano. Nelle difficoltà è l'uomo che ti tira fuori, non il campione. Non c'è nessuna preclusione, parlerà il campo sulle convocazioni. Ci sarà meritocrazia e valuteremo comportamenti calcistici ed extracalcistici. Si può arrivare in Nazionale, ma per mantenerla bisogna dimostrarlo e meritarlo. Chiameremo chi è più in forma. Napoli deludente? Il Napoli sta pagando la delusione della Champions a livello di delusione nella tifoseria, quindi anche i giocatori. E' dura perchè il lavoro di un anno per qualificarti ti ritrovi fuori dopo due partite. Non bisogna piangere sul latte versato e cogliere le opportunità, la squadra c'è, il tecnico anche, la piazza è incredibile e deve ritrovare l'entusiasmo. Benitez? Per lui parla il curriculum, è un vincente. Ha vinto un trofeo al primo anno, lì c'è ambizione e passione quindi si pretende giustamente e mi auguro per loro e per il campionato che possano ritrovarsi".