Conte a Gazzetta: "Cerchiamo di avvicinarci ai migliori, ma sarà difficile. In campionato il GAP non è aumentato, nonostante si voglia far credere il contrario. Tevez ha portato entusiasmo"
Antonio Conte, presente ieri a Nyon ha parlato con i tanti giornalisti presenti, ecco cosa riporta la Gazzetta dello Sport partendo da una profezia: «Quando l’Inter conquistò la Champions League nel 2010 feci una profezia: “Ci vorranno anni prima che un’altra squadra italiana alzi la coppa”. Ora sono più fiducioso. Non è più tempo di Cenerentole, perché nella stagione passata ha fatto sognare il Borussia e il Borussia non è certo una sorpresa nel calcio europeo. Ma ci sono squadre che stanno crescendo, come il Manchester City, o che si sono ricostruite come appunto ha fatto il Borussia. Noi italiani non dobbiamo farci spaventare dalle differenze economiche che ci separano dai grandi club del continente: dobbiamo cercare di sopperire con l’organizzazione tattica, la mentalità, l’idea di fare qualcosa di bello e la voglia di sorprendere. Abbiamo un anno di più. L’anno scorso abbiamo giocato senza sapere bene che cosa ci aspettasse, ora abbiamo più esperienza, e qualche innesto di valore. Cominciamo il torneo nella giusta maniera cercando di avvicinarci alle migliori, anche se sappiamo che sarà difficile».
Sulla speranza di Platini di consegnare alla Juve una champions prima della fine del mandato nel 2015: «Mah, chissà. Forse per sicurezza sarà meglio riconfermarlo».
Sulle varianti tattiche: «Incuriosisce, i colleghi mi fanno domande su questo. Cominciamo ad avere qualche seguace: abbiamo visto in amichevole in America che l’Everton gioca a tre, ogni tanto lo fanno Bayern e Barcellona. Io penso sempre che, al di là dei numeri, tutto dipenda dai giocatori che hai. Ero un sostenitore del 4-2-4, ma con la rosa che ho alla Juve credo che il sistema migliore sia quello che stiamo usando. Il gioco si costruisce partendo da dietro, giocando la palla subito. Rischioso? Se provi le cose in allenamento, invece di improvvisare, il rischio si riduce».
Sul mercato e Pirlo: «Andrea è ineguagliabile, unico e difficile da sostituire. In sua assenza Pogba potrebbe ricoprire il suo ruolo, logicamente con caratteristiche diverse».
Sulle altre squadre: «Con Kakà il Milan diventa un avversario ancora più temibile. Con l’intelaiatura della stagione passata, nel girone di ritorno ha fatto i nostri punti, e i numeri bisogna ricordarli sempre e non solo quando fa comodo. Ora il Milan ha preso Kakà, Matri, e aveva già preso Balotelli a gennaio. Ha tutti i requisiti per lottare per lo scudetto. L’Inter non aveva una rosa da buttare lo scorso anno e a maggior ragione non ce l’ha adesso. L’Inter somiglia al suo allenatore: ha già assorbito i concetti difensivi di Mazzarri, ed è brava a ripartire. È una delle cinquesei squadre che possono competere per lo scudetto. La Fiorentina, la Roma si è rafforzata, la Lazio adesso la maltrattate, ma anche la Lazio farà bene. Il Napoli l'anno scorso era più incentrato su Cavani e Hamsik, ma con i soldi della cessione del suo attaccante ha migliorato la squadra. Ha un attacco più completo, Hamsik cresce in continuazione. Se Ozil vale 50 milioni, quanto può valere Hamsik?».
Su Bale: «Certe cifre gonfiano il mercato e poi portano a valutazioni esagerate, però non saprei cosa dire nello specifico, se non che Bale è fortissimo, giovane. Bisognerà vedere come reagisce alla nuova situazione, perché l’etichetta di mister cento milioni può pesare, ma ha grandi potenzialità. E poi, con le cessioni di Ozil e Higuain il Real Madrid se l’è già ripagato, quindi….».
Sul campionato: «Il nostro è un campionato difficile e di alta qualità, quindi dà ancora più onore a chi lo vince. E la sfida della conquista del terzo titolo per noi sarà durissima, perché la distanza fra la Juve e le altre non è aumentata, anzi, nonostante qualcuno voglia far credere il contrario. Avevo fatto delle riflessioni sul nostro organico e a mercato concluso resto della mia idea. Sarà un campionato appassionante e combattuto».
Su Tevez: «Tevez ha migliorato il nostro tasso di qualità, si è inserito benissimo nel nostro sistema di gioco, ha portato entusiasmo. E riguardo al suo comportamento nello spogliatoio, ne avevo sentite di tutti i colori su di lui, invece è un bravissimo ragazzo, umile e molto disponibile. Una persona eccezionale. Io lo chiamo Carlos».
Su Prandelli: «Non mi pare che si debba pensare al dopo Prandelli. Il nostro c.t. sta facendo bene, ha ricevuto consensi per il gioco in Europa e speriamo che vada bene l’anno prossimo a livello mondiale. Deve continuare il suo lavoro. Oltretutto lavoro in simbiosi con i club ed è maestro nella gestione dei giocatori. Anche queste cose sono importanti. In nazionale lo juventino non è l’unico blocco, l’ultima volta c’erano anche parecchi milanisti. Bearzot si era affidato al blocco juventino quando ha vinto il Mondiale: credo che sia giusto e utile per un allenatore che ha poco tempo, perché in questo modo puoi sfruttare al massimo nei meccanismi consolidati. Però, il lavoro in un club è una cosa e la nazionale è un’altra. Quindi il merito è di Prandelli e dei giocatori, non certo mio».
Inter-Juve e Moratti: «Ho letto bene cosa ha detto: non ha parlato di grandi differenze, ma di un gap che adesso c’è. È che la Juve ha lavorato molto bene, nella direzione giusta, in questi due anni. Abbiamo risanato il bilancio, visto che partivamo da oltre cento milioni di disavanzo, e nel frattempo abbiamo vinto due scudetti e due supercoppe italiane. La Juve ha lavorato e ha fatto tutto per crescere, poi, non è detto che se cresci vinci. Ma intanto crei una struttura, qualcosa che vale anche per il futuro. Questa forse è stata la differenza in questo biennio fra la Juve e gli altri club. Figuriamoci se non penso a Inter-Juve. Due anni fa, la sconfitta subita in casa con loro ci fece scattare la molla che ci ha portato al successo. Ora dobbiamo stare attenti a non far scattare quella molla nella loro testa».
Su razzismo e violenza: «Quando giochi o stai lavorando in panchina non senti fischi né niente, perché sei concentrato sulla partita. Ma io vorrei parlare del razzismo e non solo, del problema della violenza in generale. Quando vedi un padre che ha il figlio da una parte, e un bastone per colpire il pullman della squadra dall’altro, che cosa vuoi pensare? Pensi, ma come crescerà questo bambino? E credo che questa sia la cosa peggiore in assoluto. Questi fenomeni vanno combattuti facendo qualcosa: se c’è da chiudere gli stadi facciamolo, una volta, due, tre, quattro, finché certa gente non capirà. Alla Uefa si parla tanto di educazione e credo che il problema vada oltre il razzismo e gli attacchi ai pullman. In altri paesi applaudono lo spettacolo, se perdono pazienza. Loro vanno a vedere lo spettacolo, e noi ci troviamo a giocare contro il Celtic, a batterli e uscire fra gli applausi. Chissà se saremo mai così».
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