BONUCCI: "Vincere la Champions con la Juve sarebbe una gioia immensa. Conte mi ha fatto sentire importante"

21.11.2014 22:15 di  Redazione TuttoJuve  Twitter:    vedi letture
BONUCCI: "Vincere la Champions con la Juve sarebbe una gioia immensa. Conte mi ha fatto sentire importante"
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© foto di Federico De Luca

Domani, sabato 22 novembre, alle ore 23.30 su Sky Sport 1 HD e Sky Calcio 1 HD, torna l’appuntamento con “I Signori del Calcio”. Protagonista della puntata il difensore della Juventus e della Nazionale Leonardi Bonucci.

 

L’arrivo alla Juventus - "Fui il giocatore più pagato di quell’estate. A gennaio eravamo in lotta per i primi posti e a fine campionato lottavamo per entrare in Europa League. È stato un anno strano, ma quando sei stato l’acquisto più pagato, entri nel vortice delle critiche. È normale che qualcuno si aspettasse che con l’arrivo di Bonucci alla Juventus tutti i nostri problemi fossero risolti. Invece incontrammo tante difficoltà, e nonostante fosse un meccanismo nuovo, riuscimmo a creare un bel gruppo che poi negli anni successivi ha dimostrato il proprio valore sul campo".

 

L’arrivo di Conte - "Insieme ad Antonio Conte, sono arrivati giocatori di grandissimo valore: Vucinic, Pirlo, Lichtsteiner. Giocatori di grandissima qualità, che hanno alzato il livello del gruppo. È normale che il singolo non faccia la differenza, abbiamo imparato ad essere squadra con la S maiuscola. E credo che questo sia stato il segreto di questi tre anni pieni di vittorie. Conte è stato un bravo sarto, perché ha cucito un vestito perfetto a questa squadra, giocando con tre difensori permetteva a centrocampisti come Vidal e Marchisio di andare in avanti avendo alle spalle una copertura adeguata, e a Pirlo di giocare con più facilità la palla. A me ha dato la consapevolezza di essere importante all’interno di una squadra forte come la Juventus".

 

Il gol più importante - "Il gol del sorpasso in classifica sul Milan (al Palermo, nell’anno del primo Scudetto, ndr). Poi ci fu quello di Quagliarella, la partita finì due a zero. Ricordo ancora il boato nell’hotel al gol di Amauri (Milan-Fiorentina 1-2, ndr). Eravamo tutti fuori sul corridoio ad esultare ma allo stesso tempo sapevamo che era tutto in mano nostra, e vedevi proprio negli occhi di ognuno di noi quella voglia, quella fame che forse non sapevamo neanche noi di avere, perché volevamo a tutti i costi completare quella rincorsa che a volte ci aveva visto a meno 8, a meno 10 punti ancor prima che giocassimo. Quindi sarebbe stato veramente un grandissimo traguardo vincere la partita superando il Milan. Entrammo in campo senza fare troppi calcoli, volevamo vincere a tutti i costi. Ricordo che nello spogliatoio, prima della partita, il mister ci chiedeva di fare un discorso. Chiedeva a ognuno di noi di fare un discorso sulla partita che dovevamo giocare. Di preciso non ricordo chi fece il discorso, ma ricordo esattamente quello che si leggeva negli occhi di ognuno di noi. Ognuno di noi voleva vincere, perché avevamo l’opportunità. Entrammo in campo con una cattiveria, una voglia che difficilmente poi ho rivisto in partite successive. Sapevamo che quella era la partita della svolta, e così è stato. Il mio gol è stato uno dei più belli e importanti. Un gol di testa in quella maniera, per un difensore dovrebbe essere quasi una normalità segnare di testa sui calci d’angolo. Io ne ho fatti pochi, ne ho fatti tanti altri ma pochi di testa. Quello è stato veramente, per quello che significava, un gol bellissimo e soprattutto ha trasmesso a tutti l’energia e la consapevolezza di dire: “Siamo una squadra forte”.

 

Capitolo Calcioscommesse - "Sono stato buttato nel mezzo di questa bufera senza nulla in mano, non avevo fatto veramente niente. Io tra l’altro, come si può leggere tranquillamente nelle carte, quando è nata questa cosa ero in Nazionale, avevo uno stage alla Borghesiana con la Nazionale che poi partecipò ai Mondiali 2010. Non ero assolutamente a conoscenza di tutto quello che è stato detto. Mi sono trovato dentro questo vortice, consapevole di non aver fatto nulla. Sono andato avanti per la mia strada e alla fine ho avuto ragione. Sapevo che l’innocenza era totale da parte mia".

 

Coppa del Mondo o Champions League? - "Se dovessi scegliere quello che gratifica di più un giocatore è la Coppa del Mondo. Diventi il giocatore della squadra più forte del mondo. Questo è il sogno di ogni bambino. Quando nel 2006 tutto il popolo italiano esultava, dentro ognuno di noi c’era la consapevolezza che Cannavaro in quel momento rappresentava l’Italia. Anche se vincere una Champions con la maglia della Juve, da juventino, sarebbe una gioia immensa e diversa da vincere un Mondiale".

 

Cosa significa per te vestire la maglia della Nazionale?  - "L’orgoglio di essere italiano. Attraversiamo un momento di crisi e credo che la gente veda nel calcio una valvola di sfogo, una possibilità di sorridere. E nel 2012 all’Europeo eravamo nel vortice del calcioscommesse, una tempesta del calcio italiano, e credo che portare i colori azzurri in giro per il mondo (al di là della parentesi negativa del Mondiale 2014 in Brasile, ndr) per me è un motivo d’orgoglio. Rappresentiamo un popolo ed è la cosa più bella che un calciatore possa chiedere dalla sua carriera. Da Capitano c’è ancora più pressione, devi traghettare una squadra in una partita importante, anche se era solo un’amichevole (Italia-Albania del 18/11, ndr). Quell’amichevole aveva uno scopo, solo chi ha vissuto i momenti tristi di Genova può capire. Siamo andati lì per regalare un sorriso e credo che ci siamo riusciti. Da capitano ho sentito ancora di più questa partita perché sentivo che accanto a me avevo giocatori esordienti o con poca esperienza. Siamo riusciti a fare una grande partita e soprattutto a vincere, credo sia il coronamento del sogno di ogni bambino: scendere in campo con la maglia della Nazionale e vincere.