ANALISI TJ - Alla scoperta del Napoli di Sarri

12.02.2016 20:00 di Giovanni Spinazzola Twitter:    vedi letture
ANALISI TJ - Alla scoperta del Napoli di Sarri
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Maurizio Sarri è, inutile negarlo, il grande artefice del miracolo Napoli, una squadra prima in classifica dopo i disastri del biennio Benitez. Già, ma cos'è cambiato? Beh, alle falde del Vesuvio è arrivato Pepe Reina, un portiere di sicuro affidamento dopo il duopolio Rafael-Andujar che di certo non ha portato risultati apprezzabili. Lo spagnolo, oltre a regalare sicurezza all'intera retroguardia ha assunto il ruolo di leader carismatico della squadra, che ha in Marek Hamsik il capitano silenzioso e gentiluomo. L'ex Liverpool, come se non bastasse, guida dai pali i movimenti della difesa partenopea, la seconda migliore del campionato dopo che l'anno scorso era qualcosa di vagamente familiare alla banda del buco. Qui il lavoro di Sarri è stato eccezionale fin dai primi giorni di ritiro a Dimaro. Ha utilizzato il drone per scrutare i movimenti dall'alto della retroguardia e correggere gli errori. Il risultato è stato decisamente apprezzabile, con il reparto difensivo che si muove in simbiosi, a mo' di fisarmonica, con Albiol e Koulibay quasi perfetti al centro. Sulle fasce se Hysaj si proietta in attacco è Ghoulam a tenere la linea dietro mentre se l'algerino si spinge in fase offensiva, è l'albanese a formare una linea a tre dietro con Allan - e Callejon - subito pronti a rinculare in caso di contropiede avversario.

Nel gioco di Sarri fondamentale è la posizione di Jorginho. L'italo-brasiliano è il classico regista e dai suoi piedi partono quasi tutte le azioni offensive dei partenopei. E' il cervello della squadra e lavora in coppia con Hamsik, sempre pronto a creare una linea di passaggio pulita per far ripartire l'azione. Allan, invece, oltre a fungere da incursore, è un prezioso interditore, l'unico in un Napoli decisamente proiettato all'attacco. Ecco perchè a dare equilibrio alla squadra sono i preziosi rientri di Callejon, spesso costretto a fungere da quinto di difesa oppure esterno di centrocampo, con la catena di destra napoletana - per vocazione - decisamente meno offensiva di quella mancina, dove Insigne ha libero arbitrio, al pari di Gonzalo Higuain in attacco. Il folletto di Frattamaggiore, oltre a puntare il terzino avversario creando, così, superiorità numerica, spesso si accentra per tentare la conclusione o servire per linee centrali il Pipita, terminale offensivo del miglior attacco della Serie A. L'obiettivo degli uomini di Sarri è chiaro: recuperare palla nella trequarti avversaria, con la squadra decisamente corta e chiusa in 60 metri di campo, con la difesa a giocare quasi a ridosso della linea di centrocampo per poi andare a concludere rapidamente verso la porta avversaria coprendo il minor numero possibile di metri di campo.