A Roma hanno la memoria corta: la "regola Nakata" se la sono già dimenticata?

Tanto rumore per una squalifica (quella di Destro) che, da regolamento, ci sta tutta. A Roma si sono già dimenticati della "regola Nakata"?
20.04.2014 19:00 di Enrico Danna   vedi letture
A Roma hanno la memoria corta: la "regola Nakata" se la sono già dimenticata?
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Rudi Garcia, nella primavera del 2001, era allenatore del Saint Etienne, e quindi, certe cose, non può né saperle, né tanto meno ricordarle. L'allenatore della Roma è quindi in qualche modo giustificato, quando parla di “legge Destro”, dopo la “sentenza Bosman”: lui, può anche non essere a conoscenza del fatto che, tra la sentenza Bosman e la legge Destro, ne andrebbe inserita un'altra, ovvero la "regola Nakata”. A Roma dovrebbero ricordare bene, visto che quella regola cambiò, in corsa, l'andamento del campionato 2000/2001, dando una grossa mano ai giallorossi a vincere quello che è stato il terzo scudetto in 87 anni di storia. E sì, perchè, fatalità o meno, grazie a quella decisione della Corte Federale, nello scontro diretto disputato al Delle Alpi, la Roma, potè schierare il giapponese che risultò decisivo ai fini del risultato di parità; score che, permettendo alla squadra capitolina di uscire imbattuta dal campo della più immediata inseguitrice, fu il viatico per la conquista del tricolore. Ricordiamo anche che quel provvedimento, preso in fretta e furia, quando mancavano sei giornate alla fine del campionato 2000/2001, fu la classica trovata all'italiana per aggiustare le cose in corsa visto che, in seguito allo scandalo dei passaporti, il Procuratore Federale aveva emesso deferimenti e minacciato processi rapidi (le Società allora coinvolte, tra cui Inter, Roma, Lazio, Milan, rischiavano così forti penalizzazioni). Curiosità vuole che, all'interno della commissione dei saggi, ovvero della Corte Federale, compaiano almeno un paio di nomi noti, ovvero quello di Longo, che sarebbe poi diventato presidente della Lazio e Sandulli, noto ai tifosi bianconeri per la sentenza su Farsopoli). L'unica squadra, tra le grandi, ad aver rispettato le regole e a non essere coinvolta nello scandalo fu la Juve ed infatti, tutto finì a tarallucci e vino, salvando capre e cavoli. Qualche anno dopo, nel 2006, le cose sarebbero andate molto diversamente.

Ma torniamo a bomba e soprattutto ai lamentosi giallorossi che forse hanno la memoria un po' troppo corta. Al buon Garcia invece vorremmo simpaticamente ricordare che il giudice Tosel non ha creato ad hoc nessun nuovo caso giuridico da manuale del calcio o della giustizia sportiva, avendo solamente applicato il regolamento in vigore. Proprio la Roma, nel 2012, fu protagonista di un episodio analogo, che investì Oliveira, allora giocatore della Fiorentina, squalificato per un brutto fallo su Pjanic. Anche in quel caso, fu usato lo stesso metro di giudizio e valutazione da parte del giudice sportivo. Di cosa ci si lamenta quindi? Del nulla, perchè non ci sono i presupposti per le lamentele. Le uniche rimostranze, il bravo allenatore francese, dovrebbe farle al suo calciatore, unico responsabile della squalifica che si è giustamente preso. Quello che non si riesce a comprendere è il ruolo di perenni “vittime” di un ambiente, quello romanista, che non perde occasione per vedere complotti ovunque. Visioni mistiche? Allucinazioni? Il problema è che, alla fine, ci credono veramente.