Uno Scudetto storico: la Juve vince anche dando dieci giornate di vantaggio. Allegri rinnova e punta alla Champions. Pogba patata bollente, attenzione ad Ander Herrera

Nasce a Bari il 23.02.1988 e di lì in poi vaga. Sedicente avvocato e dottore di ricerca; scrive sul computer, sull’iPad e sui fogli di carta. Ma anche su TuttoMercatoWeb.com
26.04.2016 00:00 di Ivan Cardia Twitter:    vedi letture
Uno Scudetto storico: la Juve vince anche dando dieci giornate di vantaggio. Allegri rinnova e punta alla Champions. Pogba patata bollente, attenzione ad Ander Herrera

Campioni senza giocare: qualcuno storce il naso, da qualche parte si pensa che la vittoria dello Juventus sia quasi un successo a metà. Storia di chi festeggia a ottobre o chiude il campionato prima che questo dia i suoi verdetti: che arrivano ad aprile, da qualche anno a questa parte, ben prima dell'ultima giornata. Troppa la supremazia della Juventus; di noioso, per il tifoso bianconero, vi è solo il divario con le altre contendenti: cristallino, al netto dei soliti professionisti della polemica (Tagliavento ha arbitrato male? Sì, ma da entrambe le parti). Da cinque anni a questa parte, la Vecchia Signora cannibalizza il nostro campionato, tanto da far pensare che tutto sia scontato, che il successo finale sia già scritto in partenza. E invece così non è, sono proprio i numeri a far capire quanto sia impossibile sottovalutare questo quinto Scudetto consecutivo: per come era partita, la Serie A 2015/2016 sembrava pronta a raccontare una storia ben diversa. La sconfitta casalinga all'esordio contro l'Udinese, una prima volta assoluta nella storia bianconera; il punto dopo tre giornate, i dodici punti dopo dieci. Nessuno mai aveva vinto dopo un avvio così drammatico. Nessuna squadra dal 1975 aveva mai vinto il campionato perdendo la prima partita: la Juventus vi riesce ed entra nella storia. In compagnia di se stessa, replicando i fasti del Quinquennio d'Oro degli anni Trenta, ma anche del Grande Torino, mentre i cinque Scudetti dell'Inter post-Calciopoli non li conterebbe neanche Massimo Moratti. La Juventus vince e festeggia poco, parte così attardata da ricordare quei bambini che da piccoli, in un campo immaginario pensato per strada, ci davano qualche gol di vantaggio perché sapevano di essere troppo superiori. Poi acceleravano: 73 punti su 75 disponibili da 25 partite a questa parte, i numeri non mentono. Tutto il resto non è neanche noia, è rumore di sottofondo, per una squadra che ancora una volta trionfa così in anticipo, in maniera così perentoria, che viene da sottovalutarne il successo. Sbagliando: non era scontato, è diventato soltanto realtà in maniera fin troppo facile, per tanti meriti della Juventus e qualche colpa dei suoi avversari.

E ora? Ora la Juventus guarda prima a Roma, dove contenderà al Milan la finale di Coppa Italia: una partita non ancora scritta, ma non c'è bisogno di dirlo ad Allegri, lo sa benissimo. Poi, lo sguardo si volgerà oltre le Alpi, verso la Champions League: è quello il palcoscenico a cui i bianconeri puntano, inutile nascondersi. Parlare di pecca juventina in Europa è vero soltanto a metà, perché in Champions puoi essere competitivo, ma non puoi considerare la coppa dalle grandi orecchie come vero obiettivo stagionale. Troppe incognite, troppe variabili, ma bisogna farsi trovare pronti e attrezzati per superarle. Il primo passo sarà la conferma di Massimiliano Allegri: tutto è già deciso, basta metterlo nero su bianco. I meriti del tecnico livornese in questo Scudetto sono palesi: ha saputo rimanere tranquillo quando il mare era in tempesta, ha avuto la capacità di adattare la squadra alle caratteristiche e anche alle mancanze della rosa, ha saputo fare buon viso a cattivo gioco quando chiedeva un numero 10 di livello e Marotta gli ha portato Hernanes. Qualcosa cambierà, col rinnovo, perché anche Allegri sa battere i pugni sul tavolo, seppur in maniera pacata come gli viene naturale: per diventare grandi, serve il passo in avanti. Può essere Cavani? Marotta ha detto che potrebbe essere il profilo adatto, ma questo vale per la quasi totalità delle compagini europee, meglio predicare sempre attenzione. Il secondo passo, dopo il rinnovo di Allegri, sarà capire il futuro di Pogba e Morata. Entrambi patate bollenti, difficili da tenere in mano se non si raffreddano: la Juventus prova a scaricare sul francese la decisione circa l'eventuale cessione, ma con un'offerta da 100 milioni questa potrebbe diventare davvero necessaria. E allora sarebbe meglio essere chiari sin da ora, anche a livello comunicativo, perché sotto il profilo decisionale la dirigenza bianconera in realtà ha già idee ben formate. Sullo spagnolo, alla fine un accordo si troverà, perché conviene a tutti, ivi compreso il Real Madrid che comunque non pensa al proprio canterano come un possibile titolare. Partisse il francese, arriverebbero due sostituti, uno per il centrocampo e l'agognato fantasista per avanzare di qualche metro il baricentro tecnico della squadra. Attenzione, per il primo profilo, ad Ander Herrera: il Manchester United rischia davvero di non partecipare alla prossima Champions League, anche i ricchissimi Red Devils potrebbero essere costretti a cedere. Il profilo è quello giusto, forse anche più di André Gomes del Valencia, che oggettivamente al momento sembra molto più vicino. Con la consapevolezza che, comunque vada, non sarà un nuovo Pogba. Perché il mercato racconta chiacchiere, dicerie, mezzi scoop nella maggior parte dei casi destinati a cadere nell'oblio, solo il campo racconta verità. Come quelle del francese, stratosferico quasi al pari di Gianluigi Buffon e Paulo Dybala, trascinatori assoluti di uno Scudetto storico. Da non sottovalutare, una volta di più.