SOTTOBOSCO - La situazione è precipitata, è scoppiata la guerra. Elkann e Agnelli al contrattacco: i retroscena e le possibili conseguenze dello scontro frontale con la Figc

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19.03.2017 00:20 di  Andrea Bosco   vedi letture
SOTTOBOSCO - La situazione è precipitata, è scoppiata la guerra. Elkann e Agnelli al contrattacco: i retroscena e le possibili conseguenze dello scontro frontale con la Figc
© foto di Andrea Bosco nella foto di Mariangela Me

E' così alla fine , come era prevedibile, la guerra è scoppiata. La Procura Federale ha deferito Andrea Agnelli nella sua figura di presidente della Juventus e con lui tre funzionari del settore commerciale, per  presunta collaborazione con la criminalità organizzata nelle gestione dei biglietti allo Stadium .

Subito dopo la conferenza stampa di Massimiliano Allegri,  è toccato ad Agnelli leggere un breve comunicato di cui Tuttojuve.com ha dato conto in tempo reale.

Agnelli ha ribadito di non aver mai avuto rapporti con criminali, veri o presunti.  Ha detto di aver incontrato tutti i capi ultras. E che al momento dell'incontro, tutte queste persone erano liberi cittadini che circolavano senza alcuna restrizione da parte della magistratura.

Ha ribadito Agnelli, che la Procura di Torino ha sentito lui e i suoi collaboratori come  testimoni. E ha ribadito di essere a disposizione della Commissione Antimafia per illustrare il suo operato.  Per la cronaca, la Procura di Torino, ha archiviato il caso.

Nella breve dichiarazione di Agnelli, due punti toccati, con decisione, sono sembrati una vera dichiarazione di guerra nei confronti della Federazione.

Ha spiegato Agnelli che essere passato dalla posizione di “testimone“ per la giustizia penale a quella di “diffidato“ per la giustizia sportiva è cosa grave e non tollerabile. Ha annunciato denunce e querele nei confronti di chi proverà a distorcere la verità. Con evidenza, Procura Federale compresa .

Ma il passaggio più duro Agnelli lo ha declinato in chiusura: “Mi dispiace deludere quanti di voi - ha detto ai giornalisti - hanno ipotizzato che il management della Juventus, in seguito a queste diffide, possa essere cambiato. Vi annuncio che il mio lavoro, quella di Beppe Marotta, di Pavel Nedved e di Fabio Paratici, continuerà“ .

Tradotto:  è l'azionista di maggioranza John Elkann che vuole far sapere al mondo che il cugino e i suoi collaboratori continueranno a dirigere il club. A stretto giro di posta è arrivata – a conferma - anche una dichiarazione di Elkann : “Piena fiducia nel lavoro di Andrea Agnelli. La certezza che la verità emergerà. La conferma dello staff dirigenziale della Juve. Che resta e resterà “ .

 Appendice della traduzione: siamo determinati a vincere il sesto scudetto di fila. E sapete cosa c'è? Non ci poniamo limiti per le prossime stagioni . 

Molti si chiederanno: ma per quale motivo la Juventus ha votato pochi giorni fa  per un presidente, Carlo Tavecchio, la cui Procura Federale invia “diffide" come se si trattasse di biglietti di auguri ?

Perché l'accordo verteva sul programma di Tavecchio, su due punti in particolare: l'introduzione della seconde squadre e la revisione della torta sui diritti televisivi a favore delle società con un maggiore bacino d'utenza.

Adesso la situazione è precipitata. Adesso lo scontro è (e sarà) frontale. E nessuno può ipotizzare cosa a breve o a lungo termine potrà accadere .

Perché il danno mediatico determinato da un deferimento (probabilmente sulla base del solito teorema, quello che condannò Antonio Conte a quattro mesi di box, “non poteva non sapere”)  sarà rilevante. La Juventus è una società quotata in Borsa. E il suo programma di espansione sportiva va in una direzione globale:  una direzione mondiale.

Già pende da parte della Juventus al Consiglio di Stato - adversus Federazione - una richiesta danni per 581 milioni, causati dal differente trattamento nella vicenda Calciopoli. Se il Consiglio di Stato non l'accoglierà la Juventus andrà al Tribunale dei diritti Umani di Strasburgo. Dove è assai probabile che le sue istanze vengano accolte. Perché nel processo sportivo  che condannò la Juventus alla retrocessione in serie B (con penalizzazione), ci sono due vulnus: la rapidità (9 giorni) del dibattito senza possibilità da parte della difesa di portare prove a discarico. E la composizione della giuria, scelta “ ad hoc “. Dovesse, quel tribunale, dare ragione alla Juventus, la Federazione Italiana dovrebbe dichiarare bancarotta .

Ora, conoscere la verità è basilare. Ma appare bizzarro che una Procura (quella di Torino) non trovi dopo audizioni, intercettazioni, pedinamenti, alcun elemento penale nei confronti del presidente della Juventus e dei suoi collaboratori. E che nel contempo la Giustizia Sportiva deferisca i medesimi soggetti per collusione con la criminalità.

E' una grave accusa. Per la quale non basterà la collaudata formula “non poteva non sapere“ . E neppure quella da Tribunale dell'Inquisizione secondo il quale la Procura non ha l'obbligo di documentare le prove di un reato ma è l'accusato a dover produrre  quelle a sua difesa.

Agnelli ha parlato di una lettura travisata e parziale dei documenti . E ha ribadito - con la sua innocenza - la volontà di lottare in tutte le sedi affinché il suo buon nome, quello dei suoi collaboratori ( uno adesso sta lavorando per il Barcellona ) e quello della Juventus, venga tutelato.

Il deferimento di Agnelli è una bordata che arriva in un momento delicato della stagione della Juventus: nel campionato mancano ancora 10 giornate da disputare. C'è una semifinale di Coppa Italia da giocare a Napoli. E ci sono i quarti di finale  di Champions da contendere al Barcellona. Dovrà essere bravo Allegri ad isolare la squadra. Dovranno essere bravi i giocatori a pensare solo al campo. Perché da oggi in avanti, e per lungo tempo, l'unica notizia in prima pagina sarà lo scentro tra Juventus e Federazione.

Sparirà dalla prima pagina delle gazzette la successione di Pioli all'Inter. Sparirà il mal di pancia di pancia di Spalletti. Sparirà il neo presidente “alternativo” del Palermo. Sparirà l'atteso collettivo pernacchio day del San Paolo per il ritorno di Higuain . E sparirà il closing del Milan. I milioni di misteriosa provenienza versati a Fininvest. Il nume tutelare cinese dell'operazione che i giornali di Shangai e Pechino hanno definito senza mezzi termini un “ truffatore” , sconosciuto in patria , senza un ufficio, irrintracciabile da qualsiasi cronista abbia provato ad andare sulle sue piste .

E' di qualche interesse tutto questo per la Procura Federale? Chissà .

Che il clima si stesse infuocando con picchi simili a quelli del 2006 lo si era capito dopo le belluine proteste dell'Inter sconfitta nella gara di Torino. Lo si era capito per lo spazio dato in prima pagina  dalla “ Gazzetta dello Sport “ al  surreale filmato di Inter Channel sul retropassaggio di Chiellini a Buffon, intercettato a gioco fermo  da Icardi . Si è proseguito con le frasi di Giuntoli e Reina (non deferiti) dopo Juventus – Napoli . Con quelle di De Laurentiis e del sindaco di Napoli De  Magistris. Con l'esplosione di Del Neri per una contestata punizione.  E si è arrivati alla canea del Milan, allo sbracciante Galliani, all'insultante Bacca, agli spogliatoi devastati e sporcati da scritte offensive .

Il web, il giorno dopo, un immondezzaio di ipotesi e di accuse. Anche da parte di insospettabili. Una vera  riedizione del “ sentire popolare “ illustrato da uno dei giudici del Processo Calciopoli (Sandulli) che portò la Juventus in serie B .

Chi frequenta il calcio sa che tutto questo era prevedibile. Che il fuoco covava sotto le ceneri. La Federazione Italiana  (Abete  prima, Tavecchio poi ) ha la grave colpa di non aver mai sanato una  ferita che ancora sanguina: lo scudetto a tavolino dell'Inter.  La Juventus condannata nel 2006 ad una dimensione marginale nel calcio italiano, che ha reagito come una belva ferita. Costruendo pezzo su pezzo, delusione su delusione una squadra imbattibile in Italia. Ha spinto sull'acceleratore fino a ridicolizzare il campionato italiano. Cinque scudetti di fila, con la possibilità di vincerne un sesto, non sono solo un visto per la Leggenda. Sono uno scherno permanente per l'intero sistema . Sono uno schiaffo sul volto di Tavecchio: un Re Travicello che ha definito “temerarie“ le richieste della Juventus .

Aveva compreso lo spessore esplosivo della cosa l'ex Presidente del Coni, Petrucci convocando un “tavolo della pace“ al quale Moratti e Agnelli restarono fermamente sulle reciproche posizioni. Per Moratti quello scudetto graziosamente elargito dal Commissario Straordinario, Guido Rossi, era il “più bello“. Per Agnelli, un intollerabile sfregio .

Peccato che l'attuale presidente del Coni, Malagò, non abbia usato la sua autorità per tentare una composizione della vicenda .

Lo scentro tra Juventus e Federazione, l'attuale scentro, ha origini antiche. Come recita il proverbio “il medico pietoso fa la piaga purulenta“ . E Calciopoli dopo quanto emerso di putrido dal Tribunale di Napoli è diventata una cancrena. Strano processo quello di Napoli:  una (presunta) cupola di cinque persone ( tutte condannate in più gradi di giudizio tra cui i dirigenti della Juventus  ) , nessuna traccia di incontri truccati, molte assoluzioni (tra le quali la Juventus come società), tante prescrizioni. Un solo arbitro condannato: e non per una gara inerente alla Juventus. Ma anche  un “bubbone“: una telefonata che avrebbe potuto mettere nei guai l'Inter. Una relazione, con relativa ipotesi di illecito sportivo, presentata dalla Procura Federale - inerte nel merito ( il povero Procuratore Stefano Palazzi che non aveva personale per far sbobinare le intercettazioni, neppure le cinquanta contrassegnate con i “baffi rossi“, telefonate rilevanti per gli aiutanti del maggiore Auricchio) per cinque anni - a tempo scaduto. E dopo cinque anni: prescritta.

Per quanto ne so la Juventus non arrischia - per il deferimento di Agnelli - alcuna penalizzazione. Al massimo una multa. Arrischia viceversa, il suo presidente. E' il suo buon nome e la sua correttezza che la Procura Federale sta mettendo in dubbio .

 Se esiste qualcuno, tra chi governa, che abbia a cuore il calcino italiano, intervenga prima che sia tardi. Perché stavolta la Juventus è preparata. Non c'è un Luca di Montezemolo che consiglia. Non c'è un Blatter che ringrazia. C'è la Procura Federale: che forse ritiene di essersi messa contro la Juventus. Sbagliato: si è messa contro una della prime venti multinazionali del mondo di cui la Juventus è un ramo . Una società che ha sanato i debiti e che da due anni fa utili. E che ha un programma di espansione sportiva che non sarà stoppato, né tanto-meno infangato, dalla Procura della Federazione . Se qualcuno ha un briciolo di buon senso, intervenga. Nessuno chiede una giustizia che si volti dall'altra parte.

Se reati ci sono stati che vengano illustrati e puniti . Dalla giustizia ordinaria. Che ha archiviato .

Quella sportiva è una giustizia dal doppio-peso, sensibile alle congiure di Palazzo, sensibile alla politica .

 Si chiede una giustizia che non sia a senso unico. Perché  il problema della violenza e della malavita nelle curve è un problema che investe tutte le società di calcio del Paese. E da tempo noto . Perché il problema dei ricatti e delle tentate estorsioni va oltre il calcio. E investe troppo settori della società civile. Perché non si può chiedere alle società di fare il lavoro dei poliziotti e dei carabinieri .

Ma si ha il diritto di chiedere alla Procura Federale su quali basi ha deferito il “ testimone “ (per la giustizia penale) Andrea Agnelli. Veda  la Procura Federale di non fare il gioco delle tre tavolette, dove è maestra. Veda di non  tirare fuori a sorpresa un inattendibile  “ Pippo “ : pentito e visionario.

La Procura Federale sta maneggiando dinamite. Chi può tagli la miccia finché è in tempo.

Dopo Calciopoli è presente nel Paese un altro “sentire popolare“. Simmetrico a quello che “La Juventus ruba“ . Un sentire popolare che recita: “Non provate ad infangare nuovamente la Juventus “Perché stavolta l'adagio latino“ Si vis pacem, para bellum" è stato aggiornato. Hanno avuto dieci anni per aggiornarlo e per prepararsi: sono pronti. Sono “parati“. Presidente Tavecchio: davvero vuole che il Tribuno della 34esima Legione  “scateni l'inferno“ ?