Sotto la lente - Per la Juve di Allegri parlerà il campo!

18.07.2014 00:15 di  Carmen Vanetti  Twitter:    vedi letture
Sotto la lente - Per la Juve di Allegri parlerà il campo!
TuttoJuve.com
© foto di Giulia Borletto/TuttoMercatoWeb.com

E' finita come non doveva.
Intendiamoci, Conte, prima o poi, avrebbe lasciato la Juve. E' nella natura delle cose umane.
Ma non così. Ne escono male tutti.
Perché il malessere si era già manifestato; e non era qualche colpo di tosse, come quello dello scorso anno, sfociato in un chiarimento tra Conte e Agnelli e successivo vertice. Là era bastato intendersi sui programmi, il terzo scudetto consecutivo era stato posto come il traguardo, già impegnativo, da perseguire; era chiaro che la Juve non poteva competere con le big d'Europa per la conquista della Champions League (anche se forse non ci si aspettava l'eliminazione già ai gironi, ma è andata come è andata).
La cura sembrava aver fatto effetto e Conte, a gennaio 2014, in occasione della consegna degli Oscar del calcio, aveva ribadito che la Juve era casa sua, ci stava bene e si sentiva "coccolato".
Passati quattro mesi, si è ripresentata la febbre e con una sintomatologia che non poteva essere trascurata. Dopo Roma-Juve se ne era uscito con un "Bisogna capire se ci sono margini per migliorarci. Se insieme arriveremo alla decisione di dividerci, non starò fermo un anno, e valuterò offerte intriganti, che mi stuzzicano, sono contrario a star fermo". Parole pesantissime, che avrebbero dovuto imporre da subito un chiarimento definitivo sulle reali intenzioni del mister, legate appunto alle sue perplessità di poter migliorare ancora con il budget a disposizione; e dopo la festa scudetto se ne era uscito con un "Quando ti siedi in un ristorante da 100 euro non puoi pensare di mangiare con 10 euro", frase che sicuramente in società non era piaciuta e non aveva contribuito a distendere i rapporti, anche se poi il 19 maggio era arrivata una laconica conferma ufficiale del fatto che Conte avrebbe rispettato il suo contratto, in scadenza a giugno 2015.

Quella conferma così telegrafica mi era suonata subito male. Mi dava l'idea che 'il problema' fosse tutt'altro che risolto.
E infatti. Solo che in realtà non è stato risolto, è stato trascinato sino a metà luglio. All'inizio del ritiro.
Perdendo due mesi importantissimi. Per la Juve, s'intende.

Il problema non è cercare se le colpe di questo addio siano di  Conte o di  Pincopallino.
Gli uomini passano, la Juve resta.
Conte e la Juve avevano, pare, da tempo, visioni diverse non  solo  e non tanto sul calciomercato propriamente detto (compriamo questo piuttosto che quello), ma sulla fisionomia del ruolo dell'allenatore, che avrebbe dovuto assumere i contorni del manager; e questo allargamento di competenze era inconciliabile col ruolo di un Marotta messo a guardia del fortino da quella stessa proprietà che nel 2006 si era comportata nel modo indegno che sappiamo pur di defenestrare gli ingombranti Moggi e Giraudo.
Questo e forse altro. Troppo altro.
Comunque si era arrivati ai titoli di coda. A maggio.

La cosa più sensata da fare era quella di far chiarezza, subito.
Da parte di entrambi.
Capisco che per Conte fosse imbarazzante, anche lacerante, dare l'addio proprio nel momento della gioia del terzo scudetto consecutivo; ma sarebbe stato 'da Conte'.
Ma soprattutto era un dovere da parte della società, sulla quale grava la responsabilità di gestire le varie situazioni in cui il club venga a trovarsi: Conte non era più in sintonia con l'ambiente? Si cominciava da subito a costruire e programmare il dopo-Conte.
il confronto a muso duro che pare sia avvenuto in questi giorni andava fatto a maggio.
Ho letto, e non so quanto corrisponda al vero, che tutto sia stato stoppato in vista della campagna abbonamenti: è sbagliato anche questo, a meno che la fine del rapporto con Conte non voglia significare anche una rinuncia a continuare a vincere, un ritorno allo stile New Holland. Ma voglio davvero sperare che non sia così. E di fronte ad un programma alternativo, ma serio, i tifosi (della Juve, non di Conte) avrebbero mantenuto ferma la loro passione.

Adesso in parte della tifoseria è scattato il 'dalli a Conte', il traditore fedifrago, la causa del male, quello che ha lasciato la Juve a piedi a inizio stagione. E' il rovescio della medaglia del tanto amore passato. Succede.
Ma anche la dirigenza ha molte colpe, anche più grosse di quelle di Conte, che alla fin della fiera era solo un dipendente.
Quando invece la lungimiranza doveva abitare più in alto. Chi ha fatto il dirigente sa benissimo che è suo dovere cercare di prevedere tutti gli scenari possibili, anche quelli imprevedibili fin dove possibile, anche nei confronti dei collaboratori ritenuti più fidati. E avere un piano di scorta. E questo scenario, da maggio, era tutt'altro che imprevedibile. Pensare di spazzare i dubbi di un Conte (frutto di un tormento che durava da mesi, fosse per un nuovo amore o per ambizioni diverse o per insofferenza verso la gestione delle risorse e la politica di  bilancio o per altro ancora) all'inizio del ritiro era imprudente.
Anche se forse non è così. 
Perché la tempistica dell'arrivo di Allegri e persino la lettera di Andrea mi danno l'idea che si aspettasse solo di ufficializzare l'arrivo del livornese sulla panchina bianconera (consapevole o meno che ne fosse il prescelto).
Che significherebbe, dato che a quel punto non sarebbe la scelta dettata dall'emergenza, ma il frutto di una selezione dei possibili candidati, il segnale di un cambio di rotta: non più un modello Conte, nemmeno nei suoi aspetti positivi, o un modello Deschamps, ecc., ma un modello yes man aziendalista, sulla scia dei vari Ranieri e Del Neri e sì, anche Capello, Ancelotti e Lippi, che però avevano alle spalle un'azienda diversa, quella targata Moggi&Giraudo con l'Avvocato e il Dottore (e la loro morte avrebbe vanificato il lavoro di Capello), e non Marotta con Elkann e i suoi consigliori. 
Non ci sarebbe stare allegri. Ma c'è Allegri.

Personalmente non apprezzo Allegri, ma non è questo il problema.
Siccome amo visceralmente la Juve, spero che ottenga successi a pioggia, che  continuiamo a vincere scudetti e facciamo sempre meglio in Europa..
Tanto a dire l'ultima parola, la sola che conta, sarà il campo. Come sempre. E a quella bisognerà attenersi. Perché il prato verde dice sempre la verità.
Se i risultati continueranno ad essere positivi, con i progressi imposti dall'ottica del miglioramento, la scelta sarà stata quella azzeccata. E lode ad Allegri. E a chi lo ha scelto.
Se le cose non andranno bene, sarà giusto criticare, impietosamente, senza  se e senza ma, il nuovo tecnico; e la società avrà anch'essa le sue responsabilità per una scelta o sbagliata (se era in cantiere da tempo) o colpevolmente ritardata (se la dirigenza si è fatta prendere alla sprovvista da un Conte qualsiasi).

Speriamo solo che non sia:
Prenderanno uno che si accontenta.
Nel 2007 e nel 2014.
Dopo Deschamps Ranieri, dopo Conte Allegri.