Sotto la lente - Le tre scimmiette del circo pallonaro

06.03.2015 02:04 di  Carmen Vanetti  Twitter:    vedi letture
Sotto la lente - Le tre scimmiette del circo pallonaro
TuttoJuve.com
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Carlo Tavecchio: "Stiamo facendo anche più di quanto dovremmo. La Figc non ha alcuna responsabilità sulla situazione del Parma calcio: non siamo un organo di vigilanza sulle bad company, noi valutiamo solo gli impegni sportivi, e quelli al 30 giugno erano stati assolti”. Ma anche "Non siamo seguendo il caso Parma da adesso, ma da molto più di quanto si pensi", senza peraltro muovere un muscolo. D'altronde quest'estate la cosa che importava era la scalata alle poltrone e il rafforzamento della lobby che sta portando il calcio italiano nel baratro.
A Bananaman fa eco la seconda scimmietta, nota come 'Il Garante', sempre della lobby di cui sopra: "Responsabilità nel caso Parma? - si indigna il numero uno della Lega di Serie A, quello che non conta niente - Lo escludo nel modo più assoluto".
Dietro le due scimmiette di facciata c'è la scimmietta pensante, il latinista alla vaccinara, quello che di bilanci se ne intende, ma anche lui ha giocato a 'non vedo, non sento, non parlo', del Parma s'intende.
Lui al momento fa il 'non parlo'; per Tavecchio ha già dato, tra banane e cosi, e in cambio ha ricevuto lo stop a Marotta che voleva querelarlo per l'inconcepibile offesa di cui l'aveva gratificato; e Beretta, si sa, non conta nulla, anche se forse è più fidato di quel 'cretino' di Abodi, che vorrebbe permettere al Carpi di salire in serie A.

E attorno alle scimmiette il circo, dove ognuno dice la sua.
C'è il grillo parlante che si indigna (o almeno, per tener fede al suo ruolo, mostra di farlo), come Giovanni Malagò: "Fuori i colpevoli o ci penseranno Coni e Governo".
C'è il serpentone che si dedica al suo hobby preferito, quello di sputar veleno su chiunque, e ha le sembianze di quel Macalli (anche lui sotto l'ombrellone di Lotito) che rivolta la frittata sui giocatori del Parma, che diamine, pensassero a giocare e a non rompere le scatole: "I calciatori dovrebbero vergognarsi... mettessero 5.000 euro a testa si risolverebbe temporaneamente il problema, consentendo al Parma di giocare le partite". Ma non c'è da stupirsi, è la sua normale reazione, tanto stizzita quanto vergognosa, nei confronti di chiunque si permetta di creare qualche onda nel mare piatto del nuovo calcio pulito, disturbando i lauti banchetti dei pescicani; ricordiamo in proposito i suoi spruzzi di veleno su Andrea Agnelli, reo di osteggiare la candidatura di Tavecchio alla presidenza della Figc: "Lui e la famiglia fino a oggi hanno spolpato l'Italia. Cerchiamo di offendere meno, a nessuno è permesso. Non sono unti dal Signore, hanno solo il cognome e senza quello forse andrebbero in un tornio ogni mattina e vediamo quanti pezzi producono in un'ora". Del resto abbiamo visto nelle recenti vicende in Lega Pro chi siano gli unti dal Signore e come opporvisi sia tutt'altro che privo di rischi.

E poi c'è il resto delle mosche, che "non riposano mai perché la merda è tanta". E che si affannano attorno alla carogna del nostro povero pallone, che ormai gli sciacalli hanno spolpato di tutti i suoi beni: "I signori del calcio si difendono chiedendo se c'è un ambito in cui l'Italia è quarta o quinta al mondo - dice Malagò nella sua reprimenda - La cosa brutta è che prima eravamo i primi". Già, perché la profezia di Giraudo si sta avverando:  "Noi lasciamo questo calcio, chi resta o verrà dopo farà di tutto per farci rimpiangere".
E nel momento in cui l'unico record del nostro calcio resta quello dell'indebitamento queste parole sono macigni sui colpevoli di tanto scempio.

Ma la cosa peggiore è che lo scempio lascia assolutamente indifferenti la quasi totalità dei presidenti dei club della massima serie e se qualche vox clamans in deserto prova a far sentire la sua voce viene bollato, come appunto successo ad Andrea Agnelli, di essere rompiscatole e disfattista, nel senso che vorrebbe disfare questo sistema dove tanto bene si sguazza nel marcio ai confini della legalità (per non dire di lealtà ed etica che ormai sono concetti assolutamente desueti e prescritti) e dove qualunque avventuriero è ammesso alla mensa dei 'feudatari', basta che abbia un euro per acquistare un club.



In fondo, ad un calcio il cui presidente bastonato in sede Fifa e Uefa in Italia non ha ricevuto nemmeno un buffetto, è sufficiente fingere che il campionato continui con la carnevalata di un Parma tecnicamente fallito, cui hanno pignorato tutto il pignorabile, con l'ex patron Ghirardi indagato per bancarotta fraudolenta; ad un calcio per le cui magagne troppo a lungo rimaste latenti sono saltati persino i vertici della Guardia di Finanza parmensi accusati di omissione di atti d'ufficio basta che undici figuranti scendano in campo (quel che è rimasto dei ducali dopo la diaspora).

Ad un calcio che anche Sky bacchetta sonoramente: ed è un segnale forte, di cui tener conto, perché senza la mammella delle Tv, lo sprofondo sarebbe ancora peggiore; non rimarrebbe che staccare la spina.

E infine, in un calcio ormai in balìa di violini e tromboni, a suonare il probabile requiem torna il presidente delle banane: "Abbiamo predisposto un piano di concerto con gli enti interessati": requiem for a dream, concerto per piano in morte di un sogno, quello di quel calcio che tutti noi abbiamo avuto in testa sin da quando abbiamo rincorso il primo pallone, un calcio dove a comandare sia il prato verde.
Ma dopo la pulizia del 2006 il risveglio è stato brusco: a comandare sono rimasti cartoni e tavolini.