Sotto la lente - Il trucco c'era, eccome!

13.02.2015 01:00 di  Carmen Vanetti  Twitter:    vedi letture
Sotto la lente -  Il trucco c'era, eccome!
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© foto di Federico De Luca

Lo scorso weekend è stato infiammato, più che dal calcio e dalle gesta dei campioni, dalle parole e dalle immagini.
Ad accendere la miccia è stato il geometra Galliani, apparentemente indispettito per non aver visto, a tambur battente, le immagini che dimostravano che il goal di Carlitos Tevez era perfettamente regolare.
Una strana curiosità sotto la quale intravedo molto altro.
Prima di tutto c'era la necessità di stornare l'attenzione dal difficile inizio 2015 del Milan (sei gare, quattro sconfitte, una sola vittoria - col Parma - e un pareggio: 3 punti in campionato e l'eliminazione dalla Coppa Italia): difficile per chi aveva costruito questa squadra e l'aveva affidata al suo pupillo Inzaghi accettare la dura realtà che lo stesso allenatore fosse soddisfatto della gara di Torino persa per 3-1: il calvo geometra aveva probabilmente provato a elaborare varie classifiche di diversa durata temporale, ma in nessuna di esse ormai il Milan erà più in testa.
Ecco che sollevare una tempesta in quello che, apparentemente, era un bicchier d'acqua rappresentava un salutare diversivo.
Che si trattasse di un bicchier d'acqua pareva evidente (e ci sono arrivati anche moltissimi tifosi rossoneri): sì, perché che il replay fosse andato in onda a stretto giro di posta o un po' più tardi non avrebbe cambiato di una virgola il destino della gara; è poi stato chiarito che in ogni caso si è trattato di un problema solo tecnico, in quanto l'offside si era verificato in una posizione insolita, subito oltre la metà campo, mentre la telecamera attrezzata per la virtualizzazione (col tracciamento della linea) è  quella più vicina all'area di rigore, quando invece negli altri casi la virtualizzazione deve essere fatta in post-produzione col software Piero (in onore di Piero Della Francesca, teorizzatore della prospettiva).
A prescindere dal fatto che il goal era regolarissimo, se anche non lo fosse stato a deciderne la validità sarebbe stato, in tempo reale, l'arbitro su segnalazione dell'assistente; qualsiasi altro aiuto esterno non avrebbe avuto la benché minima rilevanza. Quindi sollevare una polemica per aver dovuto attendere qualche minuto prima di rendersi conto che era stato l'errore di posizione di Zaccardo a fare la frittata era cosa che non stava assolutamente né in cielo né in terra.
Grottesco era apparso poi aggravare la situazione postando, con l'account ufficiale del club, l'elaborazione grafica con le due linee, quella della metà campo e quella della grafica, che apparivano non parallele, lasciando intendere un 'falso grafico' per comprovare la regolarità della posizione di Tevez (che peraltro tutte le emittenti, Mediaset inclusa, non avevano potuto che riconoscere come buona); naturalmente il motivo era la legge della prospettiva, che sicuramente il geometra rossonero a scuola avrà pur studiato.
Il successivo comunicato ufficiale faceva però luce su quello che era il vero intento di tutta la baraonda: Tevez, il fuorigioco, Piero (della Francesca e di Sky), la prospettiva, eccetera, erano solo il dito; ché la luna era rappresentata da qualcosa di molto più fruttuoso: la guerra per mettere le mani su produzione e regia della trasmissione delle partite.
Sappiamo che  i diritti televisivi e le altre questioni ad essi connessi sono uno dei pochi fulcri di interesse delle Assemblee di Lega, peraltro invece sin troppo insensibili ad altri problemi che angustiano questo nostro malandato calcio: tanto per non andar  lontano nel tempo ci sarebbe molto da riflettere sullo 'scandalo Parma', con una società in balìa degli eventi e il personale che reclama parecchie mensilità arretrate, a passare di mano in mano nemmeno fosse un ferrovecchio, senza che a nessuno sembri interessare affatto, senza controlli, niente  di niente (ben diverso l'atteggiamento della FA inglese pronta a squalificare Celllino che, a causa di alcuni suoi problemi di evasione fiscale in Italia, non risponderebbe ai criteri di persona "idonea e appropriata"  per essere il proprietario della società inglese Leeds United).
Ma i club italiani, con troppi stadi fatiscenti e altrettanti bilanci in rosso, nelle lontane retrovie in in tema di marketing e di merchandising, si occupano d'altro, soprattutto di diritti tv: e in questo caso il fuoco cova sotto la cenere da tempo. E' ormai un anno infatti che proprio in Lega si discute sull'opportunità di affidare alla Lega stessa (anziché a Sky-Mediaset) la squadra di produzione del racconto delle partite (registi, assistenti, produttori, che risponderebbero  del loro operato solo alla Lega): l'accordo c'era, anche i club all'opposizione  avevano dato il loro placet; rimaneva un problema, quello sollevato dalla Juve proprio nel suo comunicato, quello che smaschera il conflitto di interessi del triangolo Galliani-Infront-Lega, le ha fruttato l'accusa di arroganza: "Galliani pare ignorare che tal schiera di registi indipendenti sarebbe verosimilmente formata, se non addirittura fornita, dall'advisor/procacciatore/produttore che si troverebbe nella singolare posizione di scrivere le regole, eseguirle e trarne anche i profitti". Tradotto non potrà essere un solo soggetto (Infront, apertamente nominato nel comunicato bianconero) a formare i registi e a controllarne l'operato. Già, Infront (il cui presidente è quel Marco Bogarelli di estrazione Mediaset, assai vicino al duo Berlusconi-Galliani), la potente multinazionale (ora passata nelle mani del ricchissimo cinese Wang Janlin) che dal 2010 (dopo l'entrata in vigore della legge Melandri) ha monopolizzato il calcio italiano: è partner commerciale di molte squadre, quelle che fecero blocco per rieleggere Beretta alla presidenza di Lega, come il Milan di Galliani, la Lazio di Lotito, il Genoa di Preziosi, l'Udinese, più la new entry Inter in versione Thohir, più addirittura la Figc; l'opposizione è guidata da Juve e Roma.
Chiaramente quello che Agnelli e i suoi alleati vogliono evitare è che dal duopolio Sky-Mediaset si passi al monopolio totale di Infront, i cui interessi non garantirebbero alcuna imparzialità: se il disegno di Galliani, nascosto ad arte dietro un assurdo offside e l'ignoranza delle leggi della prospettiva ma presto svelatosi come un goffo tentativo di mettere le mani su tutto e sarcasticamente quanto pesantemente bacchettato, dovesse andare in porto, l'advisor Infront, sempre più amico di Galliani (è interessato, si dice, anche a investire nello stadio)   sarebbe produttore, narratore e riscossore.
Una prospettiva assolutamente inaccettabile, che però riflette le due diverse linee politiche che dividono il calcio di Galliani, legato a dinamiche del passato intrise di conflitti di interesse e non disposto a sovvertire gli equilibri abilmente costruiti con "scambi di poltrone e mercanteggiamento su posizioni", una lobby che non vuole mollare il controllo del nostro calcio, e quello di Andrea Agnelli, che mira a scardinare un sistema ormai obsoleto e che allontana i nostri club dalla possibilità di crescere con modalità manageriali, quelle che altrove, nei Paesi usciti dal Medioevo, sono la norma.
Galliani ha promesso di suscitare un putiferio in Lega, muoverà le sue truppe cammellate  e sicuramente voleranno le penne e gli stracci.
La prima occasione potrebbe essere già oggi, anche se l'ordine del giorno non lo prevede; è probabile che però si calendarizzi la discussione del problema, una delle tante tappe della guerra tra un passato che non vuol morire e un calcio italiano che vuole vivere e crescere.